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Rotary Distretto 2042 lancia il progetto “Rocco Bergamo”

gio. 9 luglio 2020

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Oltre 130 medici e Odontoiatri volontari che, durante la fase emergenziale, si sono alternati giorno e notte al centralino patrocinato dal Rotary Distretto 2042. Un progetto, durato tre mesi, realizzato in simbiosi con Ats e Areu, dedicato alle persone che presentavano sintomi non gravi riconducibili al Covid-19, riferite alle zone rosse e alle città di Sondrio, Pavia, Bergamo, Brescia.

Sono 424 le chiamate arrivate in 90 giorni (i pazienti venivano anche costantemente monitorati con successive telefonate da parte degli operatori) alle cento linee dedicate,02 8498 8498, a cui rispondevano medici di tutta Italia e persino due colleghe che vivono a New York. «Su richiesta di Ats – AREU, ha rilevato il dottor Maurizio Maggioni, membro del Rotary, responsabile del progetto – abbiamo poi fornito supporto alle Usca, con 12 persone che hanno coordinato 549 interventi sul territorio». L’impegno dei medici e odontoiatri che hanno aderito all’iniziativa del Rotary si è palesato anche all’Ospedale Alpini della Fiera BG: sono 10 i volontari che hanno vestito i panni degli Oss per dare supporto ai colleghi di Emergency. Inoltre, «Con i professor Alberto Barzanò e Giuseppe Venuti – ha proseguito Maggioni – è stato coordinato l’acquisto e l’arrivo di materiale per l’Ospedale da campo. Abbiamo interagito con le necessità del territorio permettendo, tramite una fondazione onlus svizzera, l’arrivo dei fondi necessari per la produzione di camici per chi lavorava in prima linea».

Non meno importante, l’attività del “Rotaract Distretto 2042”: 90 ragazzi, tra i 20 e i 30 anni, anche loro costantemente operativi, che hanno dato supporto alle esigenze quotidiane (come fare la spesa, ricercare presidi medici come le bombole ad ossigeno, servizi di radiologia domiciliare, acquistare farmaci) delle persone in isolamento domiciliare. «Hanno realizzato un database – ha precisato Maggioni – con i numeri utili per i singoli territori e i colleghi del call center gli passavano i contatti degli utenti indicando le specifiche necessità». Infine, «abbiamo attivato una chat con 25 specialisti rotariani di Milano che ci hanno seguito nell’attuazione delle linee guida per dare le migliori risposte alle esigenze dei pazienti». Da qui soprattutto il supporto medico psicologico agli utenti, che si sentivano trascurati visto la grande mole a carico del servizio sanitario.
Le chiamate più distanti, Lione in Francia e da San Marino.

La fase emergenziale sembra ormai finita, ma non il lavoro dei medici e degli odontoiatri che hanno sposato l’iniziativa del Rotary. La prossima tappa sarà infatti «un progetto di monitoraggio sul territorio – ha annunciato il dottor Maggioni – Progetto nato dal confronto con l’Ordine dei medici, Ats e Areu, che ha il patrocinio del Distretto Rotariano e delle Università Bicocca e del Michigan».

Il progetto Rocco Bergamo
Fedeli al motto “Sempre servire”, il Distretto 2042 del Rotary ha «deciso di dare risposte alle richieste delle persone». Ora l’esigenza è quella di effettuare un monitoraggio sul territorio per capire quali conseguenze abbia lasciato il virus nel corpo di chi è guarito. «Un lavoro – ha precisato Maggioni – che sarà svolto in collaborazione e coordinamento con l’Ospedale Papa Giovanni». Con il progetto “Rocco Bergamo” i medici volontari seguiranno, per un anno, l’evoluzione clinica di 500 pazienti, divisi in cinque gruppi (in base alla gravità dell’infezione). In questo modo, si vuole realizzare una ricerca epidemiologica, al termine della quale si terrà a Bergamo un congresso internazionale, per confrontarsi sui risultati.

I dati saranno inoltre messi a disposizione di tutti i colleghi sulla piattaforma offerta dalla Planetel di Treviolo. Il primo passo sarà, ovviamente, l’attività di controllo, svolto con chiamate bimestrali ai pazienti guariti. I medici volontari valuteranno «le eventuali necessità cliniche – ha spiegato Maggioni – se le persone hanno dolori cronici o necessitano di riabilitazione»”. Il progetto “Rocco Bergamo”, che sarà coordinato dal dottor Massimiliano Sacchelli (fisiatra presidente di M3Salus, che ha promosso un progetto simile a Parma), prevede quindi il monitoraggio di cinque gruppi di cento persone ciascuno: gli asintomatici (con IgG positive al Covid 19) che non hanno avuto bisogno di nessun supporto terapeutico, i paucisintomatici che hanno avuto sintomi respiratori importanti ma sono stati curati a casa. E ancora, i sintomatici lievi (ricoverati, hanno necessitato solo di ossigeno terapia), sintomatici moderati (hanno ricevuto il supporto della ventilazione non invasiva), e i gravi per i quali è stata necessaria la ventilazione meccanica.

I medici impegnati in questa attività, valuteranno le eventuali conseguenze della malattia, come problematiche respiratorie, riabilitative, dolore o altri problemi. Dalla prima valutazione, si cercherà anche di definire se le persone abbiano bisogno di un supporto fisioterapico specifico, a casa o in uno dei centri che sarà individuato, tarato in base alle patologie e al danno polmonare. Per il nostro territorio sarà occasione di capire profondamente cosa lascerà dietro di se questo “piccolo mostro” che ha stravolto la nostra esistenza e soprattutto quella dei nostri giovani.

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