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Il ballo di Rocco Papaleo, special guest del Chirone, settima edizione

Foto: Intervista a Rocco Papaleo
Massimo Boccaletti

Massimo Boccaletti

lun. 22 settembre 2014

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Le “Lesioni dei tessuti dentali e dintorni” è il tema che ha ispirato la 7a edizione del Chirone alla Sapienza di Roma, organizzata e condotta con la solita verve da Gianna Nardi e presieduta da Ugo Covani, presidente del Chirone.

Due giorni, il 19 e il 20 ricchi di interventi all’insegna di una mutlidisciplinarietà culturale, cavallo di battaglia e motivo di richiamo dell’Accademia, anche per non esponenti del mondo odontstomatologico: dalla lettura dello smalto, al reflusso gastroesofageo, al restauro conservativo, all’ipersensibilità dentinale, all’usura, alle lesioni non cariose, tanto per citare alcuni temi.

Nella tarda mattinata di venerdì, inoltre, il tradizionale intervento dello “special guest” con intervista dell’organizzatrice Nardi. Tutte domande di alto profilo: “Che cos'è la musica, cos’è la poesia, cos’è il successo”? e via filosofando. L’ospite d’onore Rocco Papaleo, ultimo presentatore della kermesse di Sanremo ed attore sulla cresta dell’onda, non ha nascosto, a dire il vero, una punta di imbarazzo “Mi aspettavo qualche richiesta di autografo e invece….” Invece i quesiti “cosmici” di un’intervistatrice abituata ormai a confrontarsi con star del calibro della De Sio, di Verdone, Pippo Baudo, “special guests” delle precedenti edizioni.

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Ma un attore consumato sa come districarsi dalle trappole di un’intervista troppo impegnativa e riappropriarsi della scena, cosa che Papaleo ha fatto senza troppe difficoltà quale simpatico mattatore capace di strappare risate di gusto alle sue repliche salaci ed istantanee. Lo si è visto infatti a suo agio nel citare, tutto serio, il discorso del Presidente dell’Uruguay all’Onu sul bisogno di felicità dell’uomo, come nell’affermare seriosamente che a lui una brutta donna piace e gli piace soprattutto “ascoltarla”. Meglio però, se dotata di un bel….. sedere.

Probabilmente il Papaleo più autentico è emerso quando, alla domanda “cos’è il successo” da uomo arrivato lo ha definito come una bella facciata che non riesce a cancellare quel che c’è dietro: un uomo o una donna con una propria psicologia che il successo non scalfisce “un’arma a doppio taglio” lo chiama, evocando inconsapevolmente Robin Williams, ultimo personaggio famoso a porre fine alla propria infelicità con un gesto estremo. Il Papaleo segreto ha fatto ancora capolino quando nel negare di essersi sottoposto alla secchiata gelata come tanti altri personaggi, ha confessato di essere testimonial ad una Onlus in difesa delle bambine.

L’intervista si è chiusa con un ampio excursus sulle sue canzoni. Autore prolifico (ne ha scritte oltre cento) quella che gli ha dato la celebrità è stato “Il ballo della foca”. «La scrissi agli inizi della mia carriera – ha ricordato Papaleo – la ripropongo oggi perché è una canzone che ti fa sentire un po’ stupido. Nella vita infatti non bisogna mai prendersi troppo sul serio: rendersi umili, in qualche modo, ci sgrassa». Di qui il suo invito ai circa 250 tra odontoiatri, igienisti e studenti presenti nella seriosa aula universitaria, ad alzarsi tutti in piedi dondolandosi come fanno le foche, per “demitizzarsi” un po’. Dopo un attimo di incertezza, tutti hanno accolto l’invito accompagnando per giunta il movimento con un “tuu, tuu” della bocca molto poco intellettuale salvo poi a sentirsi rimproverare ad alta voce “vergognatevi” dallo stesso Papaleo, indignato per tanta stupidità. Applauso

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