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Rimozione del biofilm: ruolo delle polveri a bassa abrasività

Dott.ssa Magda Mensi, Prof. aggregato di Parodontologia e Chirurgia orale Università degli Studi di Brescia.
M. Mensi

M. Mensi

lun. 5 settembre 2016

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Il biofilm, con la sua struttura complessa e gerarchica, rappresenta la principale causa della malattia parodontale e della patologia perimplantare.

L’obiettivo della terapia parodontale non chirurgica è quello di rimuovere il biofilm fino a ottenere una massa critica tollerabile dall’ospite. Tale massa critica sarà diversa a seconda della suscettibilità dell’ospite che gioca un ruolo fondamentale nella diversa manifestazione della patologia a parità di biofilm accumulato.
I primi colonizzatori della superficie dentale o implantare sono batteri aerobi, principalmente Streptococchi e Actinomices, poco patogeni di per sé ma che creano le condizioni per l’adesione delle specie patogene in particolare quelle del gruppo rosso.
La periodica ed efficace rimozione professionale e domiciliare del biofilm sopra e sottogengivale è perciò fondamentale nel mantenere le condizioni di salute parodontale evitando che si creino le condizioni favorevoli per l’adesione dei patogeni.

Profilassi e terapia di mantenimento diventano perciò fondamentali dopo la terapia attiva iniziale.
Tradizionalmente, ciò si esegue con sessioni di Scaling and Root Planing (SRP) a mezzo di strumenti manuali, meccanici e coppette in gomma con paste abrasive.
Strumentazioni troppo aggressive delle superfici dure e l’invasione dei tessuti molli con strumenti manuali e meccanici possono portare però a danni iatrogeni quali l’irruvidimento delle superfici favorendo l’accumulo di placca e macchie, ipersensibilità dovuta all’asportazione del cemento e recessione.
Ove non sia presente tartaro perciò risulta eccessivo e dannoso eseguire tale strumentazione ed è indicato invece rimuovere delicatamente il biofilm.
In tale ottica si sono introdotte le polveri a bassa abrasività: glicina prima ed eritritolo di recente. Tali polveri grazie alla loro granulometria ridotta (25 micron la prima e 14 la seconda) consentono una rimozione meccanica efficace del biofilm senza irruvidire le superfici, danneggiare i tessuti molli o asportare il cemento; l’eritritolo possiede inoltre un potente effetto antimicrobico. Risultano confortevoli per il paziente, sono facili da usare, veloci e veicolatili anche in tasche residue fino a 9 mm grazie all’introduzione di uno speciale puntale flessibile, il perioflow.

Il nuovo protocollo di utilizzo (Guided Biofilm Therapy – GBT) prevede una sequenza ben precisa di utilizzo, con inclinazioni, irrigazione e pressione specifiche per ogni situazione clinica e viene guidato dal rivelatore di placca applicato all’inizio per identificare il biofilm e rimuoverlo completamente. Diverse sono le pubblicazioni in merito, e i risultati clinici in terapia di mantenimento sono entusiasmanti.

Scarica QUI il protocollo di utilizzo.

Per informazioni
dantal@ems-italia.it

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