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Renzo: futuri modelli di odontoiatria

Patrizia Gatto

Patrizia Gatto

mar. 15 aprile 2014

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Dental Tribune a Catania ha incontrato Giuseppe Renzo, Presidente della Commissione Albo Odontoiatri, presente alla Tavola Rotonda al Congresso della Cao di Catania, al ritorno da una intensa settimana romana, nel corso della quale è intervenuto agli Stati Generali della salute e al Congresso del Collegio dei Docenti.

Presidente Renzo, agli Stati Generali della Salute (scarica QUI il pdf della relazione) l’odontoiatria è ancora in 'panchina'?
Direi proprio di no. Un primo passo certamente. È stato possibile intervenire, presentare la nostra visione circa la prevenzione della salute orale nell’ambito della medicina generale. In un paese dove i cittadini hanno molte difficoltà e sono diminuite del 30% le prestazione odontoiatriche, abbiamo avuto modo di illustrare quanto il sistema libero professionale ha supplito alle cure del SSN, garantendo quest’ultimo solo il 5% del bisogno della popolazione. Come si può vedere nelle slide della mia relazione (scarica QUI il pdf), i dentisti tra tutti i liberi professionisti godono della maggiore fiducia dei cittadini. Questo perché in qualità di liberi professionisti e non di dipendenti mettiamo in atto tutte le sicurezze e le migliorie possibili nell’esercizio della nostra attività. È attiva una rete di dentisti sentinella, 60.000 iscritti all’Albo e 36.000 studi, in grado di intercettare patologie quali il cancro orale e indirizzarle a unità sanitarie complesse per le cure del caso. Certo non è ancora sufficiente e per questo bisogna ripartire dalla formazione e da una programmazione della prevenzione nel lungo periodo.

Come vede l’Istituzione dell’odontoiatra di famiglia, proposta di legge ora al Senato (scarica QUI il pdf)?
Questo progetto è stato presentato senza consultare i medici, gli odontoiatri. Nasce da un momento emotivo, uno scandalo a Palermo. È un’ipotesi alternativa all’attuale modello e simile al medico di famiglia.

Non faccio riferimento alla sostenibilità ora, ma non si può smantellare un sistema che ha supplito alle cure del servizio sanitario, nè mettere in discussione la libera professione. Noi abbiamo chiesto gli sgravi fiscali. Sono stati fatti per i mobili e le auto mentre nessuna attenzione è stata rivolta alla salute orale.

Qual è il modello che ha consentito la salute del cavo orale?
Il modello libero professionale. Il SSN garantisce solo il 5%. Non esiste altro in medicina.
Il SSN non ha risorse economiche per sostenere l’odontoiatria. Tutti i modelli possono essere studiati, come esercizio. Ma l’odontoiatria costa, ovviamente anche al professionista, che oggi più che mai si dota di tecnologie all’avanguardia e di sistemi di sicurezza importanti, con dettagliate normative. Questo però non deve dare alibi a nessuno: in alcuni casi ci si è ridotti alla vendita di un prodotto, un manufatto.

Il modello proposto potrebbe avere una dignità in termini di discussione. Ma dobbiamo capire da dove parte e che obiettivo vuole raggiungere.

Dunque, Presidente siete contrari anche se in alcuni paesi come la Germania esiste una realtà simile?
Qui non siamo in Germania. Si corre il rischio di diventare dei dipendenti.
È un momento di grande crisi anche culturale.In alcune regione, accanto al dentista di famiglia, si propongono modelli di odonto-protesista, dove il SSN fa fatturare direttamente l’odontotecnico.
Altra questione è la definizione della nostra attività e dei profili. Come amava dire Dante siamo ancora sospesi. L’Antitrust dice che siamo imprese. Ma l’Inps in merito ai nostri dipendenti disoccupati, che potrebbero entrare nella cassa integrazione, dice no: noi non siamo imprese, ma professionisti.

La mia paura più grande è che ci saranno folle di dentisti come noi che si iscriveranno alle liste e qui allora diventiamo dei dipendenti.

Contrari quindi alla fatturazione diretta degli odontotecnici?
Certo , che potrebbe solo ribadire superficialmente 'quanto guadagna il dentista'.
Attenzione anche ai profili definiti dalla legge. Per esempio per quanto riguarda gli igienisti dentali, chi cerca di fare delle fughe in avanti rischia la rissa. Agli igienisti non compete la visita nè la prescrizioni di farmaci . La circolare definisce le competenze dell’ uno e dell ' altro. 

Ma 60.000 dentisti non sono troppi?
È necessaria una programmazione dei fabbisogni.
Il Ministero adesso è su questa strada. Noi lo diciamo da tempo che 60000 dentisti sono troppi. L’OMS indica un rapporto ideale di 1 ogni 2000 cittadini (non pazienti, ma potenziali).
Il fabbisogno è quella rilevazione che si fa attraverso il Servizio Sanitario regionale e gli Ordini provinciali, per poter decidere quanti professionisti dobbiamo formare e sono necessari.
I fabbisogni devono contemplare l’uscita dalla professione di dentisti con nuovi accessi.
Ma tutti gli Ordini provinciali hanno detto che non servono in questo momento odontoiatri. Ci credo: ne abbiamo 60.000! Invece le Regioni dicono ne servono quasi 1000. Ma da dove nasce questo bisogno? Da amministrativi e Università.

Cosa significa Presidente che anche i corsi di laurea italiani sono troppi?
Sono troppi 34 corsi. In Europa ce ne sono in tutto una trentina, in Francia ad esempio 12. Ci sono delle Università che si devono chiudere. Bisogna anche avere le attrezzature per fare formazione.

E per quanto riguarda l'esame di abilitazione?
Ho scritto un articolo sulla Stampa di martedì 11 aprile. L'ordine si assume la responsabilità di certificare che il professionista è perfettamente formato. L'abilitazione però è una mera replica dell'esame di laurea. Bisogna modificare gli esami di abilitazione così come l'accesso va modificato.

In ogni caso leggete bene le nostre proposte nelle slide del sito Fnomceo, dove noi proponiamo anche un modello di assistenza odontoiatrica e di prevenzione. Il nostro obiettivo è raggiungere il 100 per cento di cure per quanto riguarda la prevenzione.

Al Collegio dei Docenti si è data la massima attenzione ai giovani. Nel vostro modello i giovani laureati hanno un ruolo fondamentale per la prevenzione e le urgenze. E per quanto riguarda i tirocini dei laureandi?
No i tirocinanti non sono coinvolti in questo modello, ma abbiamo più volte promosso ad esempio l’ipotesi di poterlo effettuare anche in studi professionali privati.

Un'ultima domanda. Il 16-17-18 maggio prossimi a Torino ci sarà la riunione dei rappresentanti nazionali della Fnomceo e della Cao per l'approvazione del nuovo codice deontologico. Una materia che dovrebbe essere insegnata nelle Università?
Il codice deontologico deve essere insegnato nelle Università al sesto anno, ma solo dalla Cao ovvero dalla Istituzione anche per avvicinare i giovani all'Ordine.

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