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Proposta di AIO Roma contro eccessivi oneri e autorizzazioni per aprire studi dentistici in Lazio

mer. 9 luglio 2014

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Per superare il complesso autorizzativo degli studi dentistici nel Lazio l’AIO Roma ha presentato alla Regione un’ipotesi di “linee guida propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sanitaria” con criteri differenziali tra ambulatori odontoiatrici e studi per i quali basta una comunicazione d’inizio attività via PEC alla Asl, che informerà il sindaco come previsto dalla legge e la Regione.

«Oggi la procedura è complessa, onerosa e spesso fonte di contenziosi con la PA: deriva dalla Riforma Bindi del 2000 e dalle leggi seguenti che annoverarono l’odontoiatria tra le pratiche invasive da autorizzare obbligatoriamente» dice il presidente AIO Roma Giovanni Migliano. «Mentre per i medici il dpr 272/2000 a suo tempo elencò le prestazioni per le quali va richiesta autorizzazione, ciò non è mai accaduto in odontoiatria.

Con le nostre linee guida le cose cambiano. La delibera AIO per gli odontoiatri individua la differenza tra ambulatorio e studio secondo le moderne logiche giurisprudenziali e indica gli studi da sottoporre ad autorizzazione all’esercizio e gli altri». Non hanno bisogno d’autorizzazione, ad esempio, gli studi in cui si fanno interventi di conservativa, endodonzia, igiene e profilassi, chirurgia orale e implantologia in pazienti sopra i 5 anni, protesi, trattamenti di estetica odontoiatrica, anestesia locale, sedazione cosciente.

Vanno invece autorizzati quelli in cui l’attività sanitaria è organizzata in forma d’impresa o catene in franchising o dove si svolgono in contemporanea più attività specialistiche o prestazioni invasive con anestesia parziale o totale o più competenze specialistiche. Non necessita autorizzazione chi usa apparecchi radiologici occasionalmente. Dice il segretario AIO Roma Stefano Colasanto: «La proposta velocizzerebbe molto le attuali procedure. Negli studi, non ci sarebbe mai bisogno di un direttore sanitario.

Del resto anche le sentenze di giudici che hanno già dato ragione a molti colleghi, lo prevedono». «Abbiamo chiesto le modifiche dal momento che un aggravio del nostro lavoro non solo non migliora la difesa della salute del cittadino – conclude Migliano – ma anzi la aggrava indirettamente, appesantendo oltremodo anche da un punto di vista economico lo svolgimento della nostra attività».

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