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Nuove prospettive nella ricerca biomedica: cellule staminali di derivazione orale

Gianna Maria Nardi

Gianna Maria Nardi

lun. 16 gennaio 2012

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Recentemente sono stati pubblicati i risultati delle Unità di Ricerca ammesse al cofinanziamento da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nell’ambito del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin) 2009.

Per la terza volta consecutiva i gruppi Nazionali di ricerca coordinati dal prof. Felice Roberto Grassi, professore ordinario dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, direttore del Dipartimento di Metodologia Clinica e Tecnologie Medico-Chirurgiche, hanno vinto il prestigioso riconoscimento, ottenendo nuovamente un giudizio di eccellenza con il massimo punteggio attribuibile.
Il Prin 2009 ha decorrenza dal 17 ottobre 2011 per tutto il biennio successivo.

Dunque prof. Grassi, la polpa dentaria come nuova fonte di cellule staminali?
Certo, lo studio di cellule staminali provenienti da polpa dentaria e dai tessuti di derivazione dentaria in generale, rappresenta una prospettiva interessante per le nuove frontiere della ricerca biomedica.

E per ciò che concerne le implicazioni etiche?
In passato problemi erano sorti in merito alle implicazioni bioetiche relative alla coltura di cellule staminali, in quanto il veto del Comitato Nazionale di Bioetica è posto per le cellule staminali derivanti da tessuti appartenenti alla vita prenatale (embrioni e feti).
Per poter ovviare a questo “limite” il nostro gruppo di ricerca si è concentrato nel mettere a punto un protocollo relativo l’allestimento di cellule staminali derivanti dalla polpa dentaria, che è invece un tessuto che si sviluppa nell’epoca post-natale, quindi senza alcuna implicazione etica.
Per ciò che concerne la polpa dentaria presente nella dentizione decidua o nei follicoli dentari, in letteratura scientifica è noto che le colture cellulari ottenute da tali tessuti abbiano caratteristiche quantitativamente superiori alle medesime colture eseguite da prelievi di midollo osseo, tecnica altamente invasiva (prelievo per aspirazione dalla cresta iliaca) e spesso poco tollerata dal paziente.
La dentizione decidua, dal suo canto, è un materiale facilmente reperibile in quanto tutti i bambini del pianeta la perdono nel transito con la dentizione permanente.

Ha menzionato la letteratura scientifica, ciò significa che sono presenti studi da parte della comunità scientifica internazionale?
Studi condotti in tal senso in campo biomedico negli ultimi anni attraverso contributi della comunità scientifica internazionale e pubblicati in letteratura, hanno indirizzato la nostra attenzione sulla possibilità di poter “riprodurre” e applicare questi protocolli anche in Italia.
E a nostra volta, attraverso i risultati ottenuti (sono in corso ulteriori esperimenti), abbiamo prodotto dei lavori scientifici pubblicati su riviste con impact factor, a rilevanza internazionale e nazionale.

Quali i limiti della ricerca?
Il limite maggiore di questa ricerca incentrata sulle cellule staminali, a oggi è rappresentato essenzialmente dal loro isolamento, poiché tendono a scomparire dalla polpa dentaria superato il trentesimo anno di età, e dal loro mantenimento in laboratorio nello stadio indifferenziato; infatti, le cellule staminali non possono essere coltivate a lungo poiché dopo alcune divisioni cellulari tendono a perdere le caratteristiche di pluripotenzialità.
In alcuni casi le cellule staminali prelevate da organismi adulti possono contenere anomalie del Dna dovute a invecchiamento e accumulo di mutazioni.

Quali invece le prospettive?
Anche se la loro localizzazione in situ è abbastanza differente, le cellule staminali prelevate da tessuti di origine dentaria e midollo osseo hanno molte caratteristiche comuni; sono altresì caratterizzate dalla loro alta capacità proliferativa ex vivo, e la differenziazione in linee multiple di cellule in base alle condizioni microambientali in cui sono coltivate.
Inoltre, grazie alla loro capacità di aderire a un substrato di plastica pretrattato (sul quale sono coltivate), iniziano a proliferare.
I risultati attesi dalla presente ricerca potranno contribuire in modo significativo allo sviluppo di biotecnologie capaci di rendere possibile un sempre maggiore utilizzo terapeutico delle cellule staminali provenienti da una fonte facilmente accessibile, come quella rappresentata dagli elementi dentali.
In conclusione vi è una grande potenzialità per il loro utilizzo terapeutico una volta estratte dal singolo dente, in quanto se ben “indirizzate” (per esempio stimolandole in tal senso attraverso i regolatori di formazione dell’osso) potrebbero essere utilizzate per la rigenerazione ossea, parodontale o addirittura la genesi de novo di elementi dentari, creando possibilità reali in un futuro forse non troppo distante.

Responsabile scientifico Nazionale Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin) 2009: prof. Felice Roberto Grassi.
Componenti Gruppo di Ricerca: Andrea Ballini, Giorgio Mori, Maria Grano, Silvia Colucci, Mariasevera Di Comite, Mina Brunetti, Angela Oranger, Claudia Carbone, Stefania Cantore, Vito Crincoli, Francesco Papa, Biagio Rapone.

Come indicato sul numero 1 di Dental Tribune Italy 2012, vi invitiamo a esprimere la vostra opinione du Fabebook.
 

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