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Non rischio per paura di essere citato in giudizio

La "chirurgia difensiva" ha un impatto economico per la sanità pubblica stimato in 9-10 miliardi di euro l'anno.
Surgical Tribune Italia

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gio. 2 luglio 2015

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Più della metà dei medici italiani ospedalieri riferisce di praticare la medicina difensiva per il timore di incorrere in cause legali. Dalla rilevazione, effettuata su quasi 1.500 medici ospedalieri di 38 specialità, emerge che oltre la metà (58%) dichiara di praticare la medicina difensiva.

A fare il punto è un'indagine condotta da aprile a giugno 2014 dall'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) su 1500 medici in quattro regioni (Lombardia, Marche, Umbria e Sicilia). Il fenomeno si articola in vari comportamenti, che vanno dal prescrivere esami di laboratorio e strumentali non necessari (33% in entrambi i casi), visite specialistiche non necessarie (16%), o fornire cure potenzialmente efficaci ma a rischio di complicanze (6%), evitare di assistere pazienti ad alto rischio di complicanze (4%), prescrivere farmaci (4%) e inviare al pronto soccorso per ricovero in ospedale (3%). Tra le principali cause i medici intervistati indicano la legislazione sfavorevole (31%), il timore di essere citati in giudizio (28%) e le eccessive richieste, pressioni e aspettative di pazienti e familiari (14%).

Tra coloro che praticano la medicina difensiva, il 69% la ritiene un fattore limitante per la propria pratica professionale, perché finisce per condizionare le proprie decisioni cliniche (41% dei casi), mentre il 25% non ritiene di aver avuto limitazioni né giovamento. Buona parte (42%) è convinto che questo tipo di comportamenti sia dannoso per i pazienti, perché distrae dall'obiettivo primario, cioè la centralità del paziente nell'attuare l'atto medico (38% dei casi), incrementa i rischi per gli assistiti (19%) e le liste d'attesa per le cure (18%). Senza dimenticare poi l'impatto economico. Si stima che abbia un'incidenza pari al 10,5% della spesa sanitaria nazionale totale annua. Andando nel dettaglio, secondo l'Agenas, la medicina difensiva conta per il 14% della spesa farmaceutica pro capite totale annua, per l'11% della spesa pro capite annua delle visite specialistiche, il 23% della spesa pro capite annua per gli esami di laboratorio e il 25% della spesa pro capite annua per attività diagnostiche e strumentali. Ma c'è un modo per fermare questo circolo vizioso? Secondo gli stessi medici, consapevoli di esagerare, ci sono due possibili strategie per contrastare la medicina difensiva: una maggiore aderenza alle evidenze scientifiche (49%) e la revisione delle norme che disciplinano la responsabilità professionale (47%).

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