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L’odissea degli stage e dei tirocinii fa un passo avanti, anche se c’è chi non si fida. La Conferenza Stato-Regioni ha infatti approvato le linee guida per la gestione dei prossimi stage, che per la prima volta stabiliscono che dovranno essere pagati: almeno 300 euro al mese, anziché 400 come era previsto nella bozza del provvedimento.
È qualcosa, anche se non basta, secondo le più agguerrite associazioni che si occupano del problema. La legge 92/2012, la legge Fornero, ha introdotto alcune importanti modifiche. Ma sul cammino degli stage diversi sono stati gli ostacoli. L’ultimo, quello della sentenza della Corte costituzionale di dicembre, che ha stabilito che titolari dell’argomento devono essere le regioni. Ora, con l’approvazione delle linee guida, le regioni si impegnano a legiferare tutte insieme entro sei mesi, ma gli scettici sono molti e richiamano la lunga odissea dell’apprendistato, su cui molte regioni sono ancora inadempienti. Si stima che ogni anno in Italia vengano svolti oltre 500mila stage, la metà sono curricolari, rientrano cioè sotto l’egida di scuole e università. Oltre agli stage formativi vi sono quelli di inserimento lavorativo ed è su questo punto che si verifica la maggior parte degli abusi. Difficile anche quantificarli. Molti neo-laureati si vedono infatti proporre stage a ripetizione e questo, secondo la legge Fornero, non è possibile passati 12 mesi dal conseguimento del titolo. C’è poi la questione del pagamento, perché la maggioranza degli stage sono a titolo gratuito: per le aziende, costo del lavoro azzerato e niente formazione, quindi. Una regolazione si imponeva. Ci sono anche aziende che pagano, da 500 a mille euro al mese. Ma è necessario stabilire tariffe minime. A questo punto l’impegno appena sancito delle regioni vedrà la nascita di venti normative regionali, con l’ipotesi di aumento a 400 euro in sede locale dei 300 euro di indennità stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni. Vedremo che cosa succederà in concreto. L’insabbiamento eventuale sarebbe la conferma che la formazione professionale e gli stage in Italia sono frammentati in venti sottosistemi e questo ci rende più deboli verso i mercati del lavoro degli altri paesi. Servirebbe, come proposto da più parti, almeno una cabina di regìa nazionale, per rendere più efficace l’inserimento dei giovani dalla scuola al lavoro.
Fonte: www.lastampa.it
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