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Medicina rigenerativa? Sì, anzi rivoluzionaria

Carmen Mortellaro
C. Mortellaro

C. Mortellaro

gio. 15 ottobre 2015

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Oggi tutte le specialità mediche, compresa l’odontoiatria, prestano particolare attenzione alla medicina rigenerativa, che offre innovative modalità terapeutiche su cui si stanno concentrando gli sforzi dei ricercatori, onde fornire all’organismo umano gli elementi necessari per una riparazione in vivo, inventare sostituti e presìdi in grado di fondersi con il corpo e di stimolare e sostenerne le capacità intrinseche a rigenerarsi e a guarire autonomamente.

È nato pertanto un settore interdisciplinare di ricerche e applicazioni cliniche focalizzate sulla rigenerazione tissutale. Dalla letteratura scientifica emerge che si può far risalire la nascita del termine “medicina rigenerativa” a quando il Governo federale americano approvò (Risoluzione 71 del 2 novembre 2004) il finanziamento del California Institute of Regenerative Medicine attribuendogli fondi statali per 3 miliardi di dollari in 10 anni, praticamente lo stesso budget utilizzato per lo Human Genoma Project.

Fino agli anni Novanta, lo scopo della medicina rigenerativa in generale era stato di ripristinare tessuti e organi attraverso una riparazione chirurgica dei tessuti lesionati o mediante una loro completa sostituzione con il trapianto. Oggi lo scopo della medicina e della chirurgia rigenerativa è fornire all’organismo gli elementi necessari per una riparazione in vivo, inventare sostituti e presìdi in grado di fondersi, di stimolare e sostenere le capacità intrinseche del corpo a rigenerarsi e a guarire autonomamente stimolando le sue capacità di guarigione. Queste nuove modalità terapeutiche possono includere, senza limitazioni, l’uso di molecole solubili come i fattori di crescita cellulare, terapie geniche, quelle basate sull’uso di cellule staminali e/o progenitrici, ingegneria tissutale e riprogrammazione cellulare e/o tissutale.
L’utilizzo clinico dei fattori di crescita piastrinici autologhi, pur gravato da oneri normativi e medico-legali, presenta il vantaggio di essere più facilmente disponibili delle cellule staminali adulte e di disporre sistemi di separazione e preparazione relativamente semplici.

I fattori di crescita piastrinici sono costituiti da insiemi proteici in grado di stimolare e regolare crescita e proliferazione cellulari, formando il complesso fattore di crescita-recettore cellulare e generando una cascata biochimica in grado di regolare enzimi e meccanismi di trascrizione capaci di raggiungere in molti casi gli obiettivi prefissati con risultati clinici evidenti.

Trattasi quindi di una medicina “rivoluzionaria” rispetto al passato, la cui conoscenza è imprescindibile da parte dei clinici che vogliano tenersi aggiornati e approfondirne i temi. L’ANTHEC si affianca per accompagnarli in un percorso di acquisizione e approfondimento. L’occasione si presenta con il Congresso nazionale e con la sua impostazione teorico-pratica. Oltre alle fondamentali nozioni sulla materia e possibili campi di applicazione, verranno forniti elementi pratici sulle metodiche di preparazione unitamente alla normativa attuale che ne consente l’uso.

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