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Manutenzione degli impianti dentali - un’evoluzione costante

Stacy Ewing

Stacy Ewing

mar. 24 aprile 2012

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Come rappresentante di impianti dentali, ne parlo quotidianamente con molti medici. Pur avendo alle spalle 28 anni di esperienza come igienista dentale, l’argomento della pulizia di tali impianti sembra sempre essere d’attualità. La maggior parte di dentisti e di igienisti considerano infatti un problema quello della manutenzione, soprattutto per quanto concerne la biologia e la strumentazione usata a questo scopo.

Questo articolo prova a fornire informazioni utili servendosi di testimonianze e di aneddoti. Per prima cosa è importante intendersi sulla terminologia. Un impianto, anche detto fixture, è una vite in titanio che si inserisce nell’osso per sostituire le radici naturali. La parte coronale, spesso indicata come colletto, può avere una superficie liscia o ruvida. La componente strutturale che si attacca all’impianto e fornisce le basi per il restauro può avere diversi nomi secondo il tipo di restauro (chiamato anche protesi o ricostruzione). Quest’attaccco ha una superficie liscia. Nel caso di corona singola o ponte, tale componente è chiamata moncone. Le corone inserite sugli abutment, possono essere avvitate o cementate. Abutment multipli si possono definire come restauri a più elementi, unità multiple che possono essere autonome o attaccate a una barra (definite ibride o rimovibili). Possono supportare una corona singola, ponti, protesi parziali fisse o totali. I componenti coinvolti da una protesi rimovibile si possono collegare a sfera o con connessioni locator. La terminologia per il restauro protesico con impianto è la stessa utilizzata per i denti naturali.

È importante sapere che come sui denti naturali anche su tutte queste strutture possono accumularsi biofilm e tartaro. Inoltre, quando viene utilizzato il cemento e ne rimangono quantità residue, esse provocano irritazione e devono essere rimosse. Il parodonto attorno a un impianto o restauro è diverso da quello intorno a un dente naturale. In termini semplicistici, ci sono due caratteristiche biologiche importanti del tessuto circostante, l’attacco e il restauro.
Per prima cosa, non c’è attacco di tessuto connettivo tra dente e osso. L’impianto si integra direttamente con l’osso. Quando si inserisce uno strumento attorno a un dente naturale, la resistenza incontrata dal tessuto connettivo “attachment” crea come una barriera che impedisce il coinvolgimento diretto con l’osso. La seconda caratteristica biologica importante è che le fibre gengivali che circondano un moncone comprendono una banda orizzontale/circolare, detta guarnizione peri-mucosale Non ci sono fibre gingivo-dentali o transettali o del legamento parodontale, come in un dente naturale. La mucosa perimplantare crea una barriera contro l'introduzione di batteri. É possibile inserire facilmente uno strumento attraverso la “guarnizione” a contatto diretto con l'osso. Per questo, una delle considerazioni base nell’utilizzo di strumenti è l’attraversare con cautela la mucosa perimplantare. Un altro aspetto significativo da considerare nell'utilizzo di strumenti nella zona dell'impianto è che queste componenti sono innanzitutto costruite in titanio, che è un metallo morbido. Il titanio è più duro della plastica, del teflon e dello smalto. Ma è più morbido di una plastica rinforzata dal carbonio, più morbido del vetro e della grafite ed è decisamente più morbido rispetto all’acciaio inossidabile. Tutte le ricerche concordano nel rilevare che gli strumenti in acciaio inossidabile e le punte a ultrasuoni lasciano graffi e danni sulla superficie del titanio, cosa che può favorire successivi accumuli di biofilm, oltre ad alterare potenzialmente la biocompatibilità della superficie. Anche la grafite, il vetro e la plastica con polimeri rinforzati o la resina dimostrano un certo livello di graffiature. In ogni caso alcune ricerche e relazioni legate all’attività pratica indicano che superfici di impianti rese ruvide hanno dato prova di non aumentare negli impianti il rischio di complicazioni. É anche noto in letteratura che plastica e teflon possono lasciare un residuo che può interferire con la biocompatibilità del titanio. Sono quindi necessarie ricerche aggiuntive sugli effetti di tali graffi e dei residui sulla superficie.. Anche se la letteratura afferma che gli strumenti in plastica non rinforzata o di resina sono la scelta migliore, i medici concordano nell’affermare che tali strumenti, da soli, non sono efficaci nel rimuovere totalmente tartaro, cemento residuo e biofilm. Stanno comparendo nuovi prodotti, basati sul presupposto che materiali di durezza simile al titanio sarebbero più efficaci in tale rimozione e provocherebbero meno graffiature. Essi comprendono il titanio solido, compositi in carbonio o plastica rinforzata con carbonio e lega di rame. Anche se alcuni di tali prodotti sono già sul mercato, la ricerca sulle loro prestazioni non è ancora molto sviluppata. Per esempio, una panoramica della letteratura riguardante gli scaler in titanio varia: da nessun effetto alle graffiature di superficie a effetti che ricordano gli scaler in acciaio inox.

La necessità di una ricerca approfondita per migliorare lo strumentario dei clinici
Studi più approfonditi sono necessari per meglio definire il tipo di plastica utilizzata nella produzione relativa agli impianti. Ci sono state molte ricerche nei 20 anni passati a proposito dell’effetto degli strumenti di plastica su impianti dentali, ma raramente si è parlato di “quale” tipo di plastica. É un dettaglio decisamente importante, che può influenzare la scelta dello strumentario. Per esempio un tipo di plastica non piena è flessibile e non è adatto per essere affilato, mentre i tipi pieni sono più rigidi e sono affilabili.
Sono oggetti di studio e vengono utilizzati nell’implantologia, applicazioni nel settore dentale di polimeri biocompatibili come PEEK (polyetheretherketone) e Ultem PEI (resina polyetherimide).

 

  1. Strumenti manuali
  2. Resina non piena
  • - Hu-Friedy Implacare
  • - Sabra Dental Implant Solutions

Plastica piena

  • - Premier Universal/Facial rinforzato al carbonio
  • - Tess Implant Prophy+ polimero rinforzato
  • - PacDent ImplaKlean rinforzato al carbonio

Titanio solido

  • - A. Titan Titanium Implant Scalers
  • - Nordent Implamate
  • - PDT Wingrove Series
  • - Kohler Implant Cleaning Curettes
  • - Karl Schumacher Bionik TI
  • - American Eagle Titanium Implant Cleaning Kit
  1. Punte per ultrasuoni
  2. Magneto
  • - Dentsply Cavitron SofTip monouso twist-on di plastica
  • - Advanced Ultrasonics monouso in plastica a vite
  • - Tony Riso multiuso in plastica a vite
  • - G. Hartzell & Son multi-uso a vite in silicone (anche per l’utilizzo su inserti piezoelettrici)
  • - Parkell Gentle CLEAN singola/multiuso Ultem wrench-on

Piezo

  • - Satelec/ACTEON PerioSoft multi-uso di carbonio composito a vite
  • - EMS PI Instrument multi-uso inserto in plastica con mandrino
  • - Brasseler USA/NSK Varios multi-uso inserto in plastica con supporto

Gli studi inoltre variano sull’uso di abrasivi ad aria e impianti. Molti convengono che si tratti di una procedura sicura e efficace. In ogni caso, la tecnica dell’operatore può variare e di molto; rimanere troppo a lungo sulle superfici in titanio può provocare graffiature. Alcune ricerche indicano che una polvere a base di glicina graffi meno del bicarbonato di sodio o polveri di ossido di alluminio. In quest’ambito si rendono necessarie ricerche più dettagliate.

Strumenti abrasivi ad aria

  • - Kavo Prophyflex
  • - Deldent Jetstream, Jetpolisher and Jetsonic
  • - Dentsply Prophyjet
  • - Satelec/ACTEON AirMax
  • - EMS Air-flow
  • - EMS Air-flow Powder Soft & Perio: glycine-based

La coppa di gomma lucidante è indicata su superfici di titanio con pasta per profilassi, dentifricio non abrasivo o ossido di stagno. Paste abrasive per lucidatura sono controindicate. Infine, molti paradontologi con cui ho parlato di questo argomento hanno fatto quella che considero l’osservazione più importante: ogni paziente deve essere trattato su base individuale, fornendogli le necessarie informazioni e dati sulla frequenza dei richiami in modo che questi sia motivato e fidelizzato.

La bibliografia è disponibile presso l’Editore.
L’articolo è apparso su Hygiene Tribune US Editino Vol. 5 No. 1 nel gennaio 2012.

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