La mancata consultazione della categoria da parte della Conferenza Stato Regioni sull’autorizzazione all’apertura degli studi professionali ha provocato l’abbandono degli Stati Generali del Tavolo Tecnico ministeriale e subito dopo l’invio di una lettera alla Ministra della Salute in cui si deplora il “by passaggio” della Professione e si auspica un confronto diretto con lei. Vediamo.
«Il Documento sui “Requisiti minimi di qualità e sicurezza richiesti per l’autorizzazione all’apertura e all’esercizio delle strutture sanitarie deputate all’erogazione di prestazioni odontostomatologiche, oggetto dell’intesa, siglata il 9 giugno, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, non è stato condiviso con la Professione. Per questo gli Stati Generali dell’Odontoiatria hanno deliberato l’uscita della Commissione Albo Odontoiatri della Fnomceo e di tutte le Componenti della Professione afferenti agli Stati Generali stessi dal Tavolo Tecnico ministeriale in materia».
A dichiararlo è il presidente della CAO nazionale, Giuseppe Renzo, facendo seguito all’annuncio, dato il 23 giugno dall’Assemblea degli Stati Generali dell’Odontoiatria, massimo Organo esponenziale di tutte le componenti della professione, dell’uscita degli Odontoiatri dai tavoli ministeriali.
«Il testo licenziato dalla Conferenza Stato-Regioni tradisce infatti in buona parte le aspettative e le risultanze derivanti dal lavoro svolto per più di un triennio (il suo insediamento è del 26 febbraio 2013, n.d.r.) dal Tavolo Tecnico, pur con riunioni un po’ “a singhiozzo”, intervallate da periodi di incomprensibile assenza ‒ continua Renzo ‒. Come organo ausiliario dello Stato, chiamato a fornire il proprio contributo, non possiamo non rilevarne le criticità, peraltro già fatte presenti, in linea generale, al Ministro Lorenzin».
E si tratta di criticità non di poco conto, se è vero, come scrive la CAO al Ministro – nella lettera che alleghiamo – che si rischia di “paralizzare l’assistenza odontoiatrica nel nostro paese”.
Ma quali sono i rilevi posti dalla CAO? Innanzitutto l’eccessiva burocrazia, per cui addirittura si ritornerebbe al concetto farraginoso di “autorizzazione”, già ampiamente superato dalla normativa e dalla giurisprudenza. Nel testo proposto dalla Commissione ministeriale, invece, veniva chiaramente stabilito che la presentazione della documentazione, ove rispettati i requisiti richiesti, era già di per sé idonea all’apertura della struttura, salvo difforme provvedimento regionale.
«Lo stesso titolo, che fa riferimento ai “requisiti minimi di qualità e sicurezza”, anziché ai requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi ‒ spiega Renzo ‒ indica che si intende prevedere un’autorizzazione all’esercizio professionale, dimenticando che i requisiti della laurea, dell’abilitazione e dell’iscrizione all’Albo sono in sé necessari e sufficienti a garantire, secondo la legge, la qualità del professionista e la sua legittimazione all’esercizio professionale».
Ancora, si legge nella lettera, “nel testo si fa riferimento all’abbattimento delle barriere architettoniche, senza comprendere che un’immediata e retroattiva applicazione comporterebbe la chiusura di molti studi odontoiatrici”, in particolare quelli dei centri storici delle città.
«I requisiti strutturali – spiega sempre Renzo – dovrebbero valere soltanto per le nuove strutture e non essere applicati retroattivamente, con il rischio di paralizzare l’assistenza odontoiatrica nel nostro paese».
«Vogliamo anche sottolineare – aggiunge il Presidente CAO ‒ che, pur essendo prevista la distinzione tra studi monoprofessionali e strutture sanitarie complesse, tale distinzione non comporta, in sostanza, differenze nei requisiti richiesti per l’apertura, a tutto svantaggio dell’esercizio libero professionale e a favore, invece, dell’ingresso del capitale».
Scarica QUI la lettera al Ministro.
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