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Lo studio odontoiatrico come centro diagnostico: le considerazioni del Prof. Riva Consigliere CNEL

Prof. Francesco Riva

Prof. Francesco Riva

dom. 20 marzo 2022

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La pandemia da Covid-19 ha ampliato la sensibilità di numerosi professionisti della salute, tra cui i medici odontoiatri, circa l’utilizzo di strumenti di screening – e successivo monitoraggio – di eventuali contagi da SARS-CoV-2 e conseguente risposta immunitaria del contagiato. La novità che emerge da questo fenomeno crescente quanto diffuso, è il fatto che si è iniziato a far uso di dispositivi diagnostici anche in studi medici e cliniche odontoiatriche che fino alla pandemia non eseguivano (o eseguivano in minima parte) test diagnostici Point-Of-Care.

Infatti, la richiesta di test rapidi dapprima pungidito, poi antigenici ed infine salivari è aumentata costantemente nel tempo, indice di un circolo virtuoso innescato all’interno dell’ambiente di lavoro che ha favorito la ripresa delle visite e la ripartenza di un sistema prevenzione-salute-cura; occorre sempre ricordarsi, infatti, le battute iniziali della pandemia quando si operava esclusivamente in condizioni di urgenze conclamate ed i rischi di trasmissione del virus e contagio, sia per il paziente che per il medico, erano altissimi.

L’utilizzo intensivo di test diagnostici, in abbinata alla diffusione su larga scala dei vaccini, ha rappresentato un valido aiuto alla ripresa in sicurezza delle attività in presenza, come ad esempio le visite ma anche come nuovo servizio offerto all’interno degli studi medici. Tuttavia le nuove esigenze per fronteggiare la pandemia, eventuali mutazioni del virus e gli effetti eterogenei della campagna vaccinale, rendono lo scenario in continua evoluzione alla stregua degli strumenti e i dei test che il professionista sanitario può integrare nella propria offerta.

È da poco disponibile, infatti, un test rapido sviluppato e prodotto in Italia da Technogenetics, che permette in pochi minuti di conoscere lo stato anticorpale di ogni individuo, ovvero la presenza o meno di anticorpi immunizzanti, quelli cioè sviluppati in seguito all’infezione naturale da Covid-19 e/o dopo la vaccinazione. Si tratta di un dispositivo altamente specifico e sensibile ma soprattutto non invasivo che può essere eseguito in autodiagnosi e che può costituire quindi un servizio aggiuntivo con un’indicazione al paziente accurata e rapida sull’eventuale presenza di anticorpi “buoni”.

Il passo fondamentale è che il paziente che si affida al centro o all’odontoiatra di riferimento, riconosce il medico curante come riferimento a 360° per la propria salute e testimonia inoltre che i servizi extra erogati durante la pandemia, come nuove prassi di sanificazione o l’esecuzione di test rapidi in studio, prima della visita, rappresentano una fonte di tranquillità e controllo soprattutto per il paziente ma favoriscono una maggior tutela e sicurezza anche per il professionista e gli operatori sanitari dello studio.

Con l’uso di test diagnostici rapidi in studio, possiamo quindi parlare da un lato di nuovi fattori abilitanti la qualità dei servizi offerti e una prestazione integrata, dall’altro di nuovo paradigma dello studio odontoiatrico, dove test diagnostici rapidi, non invasivi, semplici da usare e accurati possono essere utilizzati non solo per la lotta al COVID ma da poter applicare in un futuro prossimo anche alla diagnosi di altre patologie.

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