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La riduzione dell’invasività in ortodonzia

Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 18 dicembre 2019

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Il 7° Congresso dell’Istituto Stomatologico Toscano, presso il Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, il 24-25 gennaio 2020, tocca un tema delicato e attualissimo “La riduzione dell’invasività nelle procedure odontoiatriche”.

L’obiettivo è fornire un percorso di aggiornamento comune a odontoiatri e igienisti dentali, un binomio in sempre più stretta collaborazione, non solo per conoscere e approfondire le più recenti tecniche di intervento, ma anche per suggerire spunti di riflessione sull’evoluzione delle diverse branche odontoiatriche, tutte orientate verso la minore invasività. Il concetto di mini-invasività è comunemente associato alla discipline chirurgiche che, a partire dalla prima laparotomia effettuata in Francia nel 1987, è diventata la parola chiave degli ultimi 30 anni anche in campo odontoiatrico. Meno ovvio sembra il riferimento all’Ortodonzia, sebbene notoriamente invasiva per bambini e adulti, vittime di apparecchi spesso ingombranti, certamente fastidiosi, di difficile mantenimento igienico e ad alto rischio di “invasività” cariogena. Più di un motivo dunque per inserire nel programma congressuale la relazione dal titolo “La mini invasività in ortodonzia” nella quale il prof. Luca Lombardo riconduce il management ortodontico al sistema di aligner rimovibili trasparenti, vera e propria rivoluzione rispetto alle tecniche tradizionali, consentendo una notevole riduzione dell’invasività in termini di rischio biologico, di mantenimento dell’igiene orale e di relazioni sociali. Odontoiatra specializzato in Ortognatodonzia presso l’Università di Ferrara, dove svolge attività di docenza, risponde a qualche domanda per anticipare i contenuti del suo intervento.

Prof. Lombardo, cosa intende per mini-invasività in Ortodonzia?
Per approccio mini-invasivo in Ortodonzia si intende l’utilizzo di apparecchiature in grado di trattare una malocclusione nel minor tempo possibile e con il minore impatto possibile sull’estetica e sulle attività quotidiane come la masticazione e la fonazione.

Riguardo l’efficacia degli allineatori ci sono ancora delle limitazioni importanti: ci può dire quali?
Le più recenti metanalisi e revisioni sistematiche hanno dimostrato che non esiste una chiara evidenza sull’efficacia di questi dispositivi. Sappiamo che gli allineatori sono in grado di risolvere affollamenti lievi e moderati ma che falliscono nel trattamento delle malocclusioni più severe. In particolare, la correzione delle rotazioni dei canini e dei premolari, i movimenti corporei e il controllo dei contatti occlusali anteriori e posteriori sono poco efficaci tramite questi dispositivi.

Prof. Lombardo, lei sostiene che gli allineatori F22 siano più efficaci degli altri allineatori: su cosa basa questa affermazione?
Un recente articolo (L. Lombardo, A. Arreghini, F. Ramina, L.T. Huanca Ghislanzoni, G. Siciliani. Predictability of orthodontic movement with orthodontic aligners: a retrospective study. Prog Orthod. 2017 Nov 13;18(1):35.) pubblicato sulla rivista ufficiale della Società Italiana di Ortodonzia dimostra come F22 sia in grado di ottenere circa il 73,6% delle correzioni programmate digitalmente. Questo valore è molto più alto di quello riportato in letteratura in studi scientifici fatti su altri allineatori. Questo dato è frutto di un maggior fitting e di una maggiore ritenzione dell’allineatore ma sopratutto delle pianificazione dei movimenti ortodontici che viene eseguita esclusivamente da specialisti in Ortodonzia.

Cos’è il grip point?
I grip points sono dei bottoni in composito di differente forma e dimensioni che vengono applicati principalmente sulle superfici linguali dei denti che devono compiere movimenti particolarmente difficili. La metodica F22 prevede l’uso preferenziale di bottoni linguali al fine di minimizzare l’impatto estetico della terapia. I grip points in alcuni casi possono essere anche applicati su denti che non devono compiere particolari movimenti al fine di aumentare la ritenzione degli allineatori.

Con quali altri dispositivi ortodontici possiamo combinare gli allineatori nel corso delle terapie? È questo che intende per casi “ibridi”?
Considerando che gli allineatori non possono ottenere tutti i movimenti dentali desiderati o possono farlo solo parzialmente è possibile combinare il loro impiego con altri dispositivi ortodontici (miniviti, espansori, sezionali, barre palatine, distalizzatori, elastici) al fine di aumentare la predicibilità del trattamento. L’approccio ibrido è quindi in grado di aumentare il numero di casi trattabili mediante allineatori oltre che l’efficienza del trattamento.

Secondo lei diventerà sempre più necessario l’utilizzo delle miniviti e perché?
L’impiego delle miniviti in Ortodonzia è destinato a diventare sempre più frequente perché permettono di ridurre gli effetti indesiderati delle terapie ortodontiche, perché riducono la necessità di collaborazione e infine perché consentono di ottenere risultati che prima non potevano essere ottenuti ortodonticamente. Infine, l’utilizzo delle tecnologie digitali ha reso sempre più sicuro e semplice il loro inserimento riducendo il rischio di creare dei danni.

Prof. Lombardo, pensa che sia possibile ridurre i tempi di trattamento e migliorare la collaborazione dei pazienti che indossano allineatori?
Il fattore chiave per ridurre i tempi di trattamento con allineatori è fare una diagnosi e un piano di trattamento biologicamente corretto ed in linea con le richieste e le esigenze del paziente. Per questo motivo siamo fermamente convinti che la pianificazione del trattamento debba sempre essere realizzata da uno specialista in Ortodonzia. Un piano di trattamento corretto e la conseguente scelta adeguata delle apparecchiature necessarie può notevolmente ridurre il tempo di trattamento e di conseguenza la necessità di collaborazione del paziente.

 

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