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La necessità è la madre di ogni invenzione: il Prof. Vercellotti presenta REX PiezoImplant

Tommaso Vercellotti
Alessandro Genitori

Alessandro Genitori

mer. 6 marzo 2019

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Intervista al Prof. Vercellotti che sottolinea l’importanza della ricerca scientifica, che è alla base dei vantaggi clinici degli impianti REX PiezoImplants. La sezione rettangolare e la forma a cuneo rappresentano un nuovo paradigma nel mondo dell’implantologia: mini-invasività e semplificazione nel trattamento delle creste sottili.

Buongiorno Prof. Vercellotti, le chiederei prima di tutto di presentarsi.
Desidero ringraziarla per avermi fatto questa difficile domanda che, per la prima volta, mi ha costretto ad una specie di autoanalisi. Sin da piccolo ho affrontato la vita con molto entusiasmo e determinazione e ho sviluppato una precoce autonomia decisionale che in seguito mi ha guidato nelle attività lavorative. Ho iniziato la professione senza pormi alcun limite, anzi alzando l’asticella e premendo l’acceleratore a tavoletta nel perseguire l’intenzione di voler conoscere le principali specialità odontoiatriche, nella speranza di riuscire a farle al più presto e al meglio. Questa tensione, talora spasmodica, di cercare di raggiungere la massima competenza in qualunque atto clinico, si scontrava spesso con i risultati raggiunti, che raramente si avvicinavano alla perfezione desiderata per limiti umani e tecnologici. Per limitare i primi, anche dopo la laurea e la specializzazione con lode, e dopo aver terminato il tirocinio di tre anni in chirurgia maxillofacciale, ho continuato a studiare moltissimo e ho iniziato a viaggiare con l’unico scopo di apprendere la competenza dei migliori colleghi in giro per il mondo per poi subito confrontare i miei risultati clinici con i loro, innescando così una specie di competizione con me stesso. Così facendo, però, intorno ai quaranta anni, avevo acquisito un’approfondita conoscenza dello stato dell’arte delle principali discipline e riuscivo a gestire una pratica clinica di successo in chirurgia orale, parodontale ed implantare, insieme ad una discreta competenza anche in protesi ed ortodonzia.

Considerando l’inalterata importanza della ricerca scientifica, come possiamo in questo difficile periodo storico lavorare in maniera virtuosa al fianco delle aziende?
La mia visione poli-specialistica dei casi clinici mi ha portato a vedere i limiti di molte tecniche e già dai primi tentavi di perfezionamento ho iniziato a pensare “out of the box “, come si dice utilizzando un efficace idioma inglese. In genere, la facilità di acquisire questa attitudine mentale al di fuori dell’ordinario è purtroppo inversamente proporzionale al grado di consolidamento della formazione ricevuta che, se ben strutturata, diventa quasi un ostacolo. Questo, a mio giudizio, spiega la lentezza dell’evoluzione dello stato dell’arte che in genere è in mano ai più competenti e quindi anziani, mentre le menti “open mind” dei più giovani, che hanno il vantaggio di essere una tabula rasa, purtroppo in assenza di un tutor, sono invece penalizzate per le insufficienti conoscenze che sono necessarie per iniziare un processo innovativo.

Facendo riferimento all’invenzione del PIEZOSURGERY®, l’intuizione di usare gli ultrasuoni per tagliare l’osso fu sì felice ma, come disse Edison, l’ideazione senza implementazione sarebbe stata solo un’allucinazione se non si fosse verificata, proprio in quel momento, una favorevole congiuntura che potremmo quasi definire astrale. Infatti, per la prima volta ed esclusivamente per motivi lavorativi, esposi formalmente la mia idea a mio fratello Domenico Vercellotti, geniale ingegnere e che proprio in quel periodo aveva raggiunto, con il suo socio Fernando Bianchetti (i due fondatori di Mectron), una grandissima competenza nella progettazione e costruzione di ultrasuoni per profilassi dentale. Iniziammo quindi l’iter progettuale di ricerca scientificotecnologica superando non poche difficoltà.

Dopo un paio di anni abbiamo realizzato PIEZOSURGERY®, il cui clinical outcome è stato così significativo da aver modificato la storia stessa della chirurgia ossea, che dal suo esordio può essere divisa in diverse epoche, ciascuna delle quali caratterizzata dall’uso prevalente di uno strumento da taglio che ne condiziona sia la qualità dell’atto chirurgico che la risposta di guarigione tissutale da cui dipende l’esito dell’intervento. Abbiamo così consolidato una pragmatica collaborazione finalizzata alla soluzione delle problematiche cliniche. Se posso permettermi una breve spiegazione, fin dall’antichità sono in uso strumenti manuali che tagliano l’osso applicando circa un colpo al secondo, quindi con limitato controllo intraoperatorio; dal secolo scorso invece gli strumenti motorizzati hanno incrementato la frequenza di taglio con 32 colpi al secondo migliorando così il controllo intra-operatorio e infine, all’inizio di questo secolo, l’introduzione del PIEZOSURGERY® ha permesso di utilizzare una frequenza di 30.000 colpi al secondo ottenendo uno straordinario controllo intraoperatorio che ha dato inizio alla microchirurgia ossea con enormi vantaggi clinici anche in strutture delicate.

In questo contesto, qual è il ruolo che sente nella creazione di REX PiezoImplant?
Per sintetizzarle la figura del mio ruolo professionale rispetto ai risultati ottenuti, provi per un attimo ad accettare l’idea che al momento non stiamo più parlando di chirurgia ma di musica: cosa succede quando un bravo musicista diventa un compositore? Immagino che se fosse riuscito a realizzare una bella composizione, il risultato del suo impegno sarebbe stato quello che la sua musica non si sarebbe esaurita al termine di ogni sua singola esecuzione, come accade ad un normale musicista, ma possa moltiplicarsi grazie alla sua interpretazione nel tempo da un numero crescente di musicisti. Io, senza inutili false modestie, penso di poter affermare che in campo medico-chirurgico abbia imparato a comporre e cioè ad innovare. Infatti, dopo venti anni di continuo perfezionamento e sviluppo dell’idea iniziale, il processo inventivo stesso è diventato parte integrante della mia persona perché questa attitudine viene allenata quotidianamente sia nell’attività clinica che in quella educativa. Per questo motivo penso che gli impianti REX PiezoImplants rappresentino un logico spin-off del progetto PIEZOSURGERY®.

Qual è stato il motivo che vi ha portato alla ricerca e allo sviluppo di questo nuovo impianto e per quale motivo ritenete che questo impianto potrà aiutare i vostri colleghi nella pratica quotidiana?
La necessità è la madre di ogni invenzione. Siamo partiti dall’osservazione del crescente numero di perimplantiti che sono circa il 20% degli impianti posizionati. È mia opinione ritenere che la deiescenza vestibolare dell’impianto rappresenti la causa anatomica principale della perimplantite oltre all’assenza di tessuti perimplantari stabili. Infatti la presenza dei batteri, responsabili della mucosite perimplantare, in presenza di deiscenza ossea, favorisce lo sviluppo della perimplantite, creando così un difetto osseo perimplantare e, se non tempestivamente trattata, compromette il successo a lungo termine degli impianti. L’osservazione in numerose immagini radiografiche (cone beam e cross section) del malposizionamento implantare ne era a mio giudizio la causa principale. Però anche negli impianti posizionati correttamente, la deiescenza implantare risulta frequente soprattutto nell’osso crestale di ridotto spessore, condizione molto frequente in implantologia (circa il 60%). Per ovviare a questo problema, negli ultimi anni, c’è stato un grande sviluppo delle tecniche di aumento di volume osseo, quali la rigenerazione guidata, lo split crest e l’innesto a blocco. Queste tecniche, di grande utilità clinica, comportano però una maggiore invasività, morbilità, rischio di complicanze e di fallimenti anche perché la loro curva di apprendimento è molto impegnativa. Per cercare di risolvere questo importante problema clinico, circa 10 anni fa, in collaborazione con il dottor Alberto Rebaudi, abbiamo fondato una società per sviluppare nuove tecniche implantari minimamente invasive fino ad arrivare a mettere a punto un impianto di sezione rettangolare e di forma a cuneo, che potesse sfruttare le creste sottili con tecnica minimamente invasiva.

Si tratta di un nuovo paradigma nel mondo dell’implantologia, non ritenete che sia fondamentale per il nuovo utilizzatore seguire un percorso di formazione adeguato?Assolutamente sì, è necessario seguire un corso di formazione professionale che è stato sviluppato in modo che ciascun partecipante possa apprendere e conoscere tutti gli aspetti fondamentali degli impianti, le loro caratteristiche chirurgiche e protesiche, la diagnosi anatomica della cresta sottile e il relativo protocollo chirurgico per l’inserimento sia con tecnica piezoelettrica standard che con tecnica piezoelettrica split crest. Mectron ha organizzato un’intensa agenda di corsi sul territorio nazionale. Si tratta nello specifico di un corso certificato, il cui attestato viene consegnato al termine della prova pratica. Durante la parte pratica ciascun partecipante deve posizionare almeno tre o più impianti, utilizzando il protocollo in modo corretto. La possibilità di inserire gli impianti in presenza di un tutor, risulta essere molto vantaggiosa e permette di ottenere una rapida ed efficace curva di apprendimento, ovviando ad alcuni errori iniziali legati ad una insufficiente esperienza nell’utilizzo di materiali e metodi nuovi.

Dalla vostra esperienza ritenete che il corretto posizionamento di questo impianto richieda una curva di apprendimento particolarmente complessa? Può darmi alcune informazioni e indicazioni sul protocollo di applicazione per l’espansione di cresta.
In base all’esperienza di più di un centinaio di opinion leaders che hanno finora partecipato ad una giornata di corso, confermo che il posizionamento dell’impianto è risultato piuttosto semplice. Desidero riportarle un fatto curioso: il mio manager di studio è una signora che non ha mai partecipato ad alcuna chirurgia, eppure, al termine di un corso, ha voluto posizionare due REX PiezoImplants, che sono risultati perfettamente paralleli tra di loro. Spero che questo esempio circa la semplicità della curva di apprendimento possa essere esaustivo. Per quanto riguarda la tecnica split crest, verrà presentata clinicamente in occasione dello IAO di Milano. È ovvio che la morfologia dell’impianto REX PiezoImplant a forma di cuneo e di sezione rettangolare, risulti ideale per semplificare questa importante tecnica per la correzione del difetto orizzontale. Infatti, il protocollo chirurgico risulta estremamente semplice e rapido perché inizia con un’osteotomia orizzontale piezoelettrica in cui si posizionano appositi expanders azionati da un martello magnetico innovativo (IPD brevetto Mectron), che viene utilizzato anche per inserire gli impianti. Considero questa nuova tecnica di split crest una grande innovazione in chirurgia implantare.

L'articolo è stato pubblicato su Implant Italian Edition n. 1 2019.

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