Nel complesso, i cittadini italiani hanno espresso un giudizio positivo sui servizi e sulle prestazioni erogate dal SSN.
È quanto emerge dall’indagine del Censis, commissionata dal Ministero della Salute. Di fronte a un bisogno, importante e psicologicamente destabilizzante quale è il bisogno di salute, il nostro servizio sanitario, universale e gratuito, comunque risponde.
Le quote più alte di fiducia sono nella medicina generale, sopratutto nel medico di medicina generale, primo e più importante referente (il 92% degli intervistati esprime un giudizio buono) e nella farmaceutica territoriale. Quest’ultima cresce come presidio importante nell’offerta dei servizi da quando, per effetto della legge 69/2009, è prevista l’erogazione di servizi come la misurazione della pressione, la partecipazione al servizio di assistenza domiciliare integrata, consegna dei farmaci e dei dispositivi medici necessari a domicilio ecc.
Positive le opinioni sui pediatri di libera scelta (promossi al 90%). Seguono i laboratori di analisi pubblici (84%), ambulatori e consultori pubblici (84%), ospedali e pronto soccorso (81%), assistenza domiciliare (72%). È pari al 64,4% la quota degli italiani che ritengono che i servizi amministrativi della propria Asl siano efficienti e ben organizzati, anche se un 35% invece esprime parere negativo. Come per altri aspetti della Sanità, questa opinione trova d’accordo i residenti del Nord-Ovest e Nord-Est, mentre diminuisce nettamente nel Mezzogiorno e nel Centro. Non sono pochi, però, i problemi legati al territorio.
Purtroppo il sistema di offerta è disomogeneo sul territorio nazionale a svantaggio del Meridione, soprattutto per quanto riguarda ospedali e pronto soccorso (in questo caso il giudizio negativo supera il 26%, contro una media nazionale del 19%). In queste regioni si lamenta la scarsità delle strutture di riabilitazione e dell’assistenza domiciliare.
Altro spinoso problema è quello dei casi di malasanità. Al Sud il 34,5% dei residenti li ritiene frequenti (parliamo di errori diagnostici o terapeutici con conseguenze rilevanti per la salute dei pazienti). Mentre nel Nord-Est i casi di malasanità sono ritenuti poco probabili nel 71% dei casi.
Inaspettatamente migliorato il rapporto medico-paziente: il 76,2% dei cittadini che nell’ultimo anno ha ricevuto cure in regime di ricovero, ritiene di essere sempre stato puntualmente informato della propria condizione, mentre purtroppo è sempre alta la percentuale di coloro che lamentano di essersi dovuti visitare privatamente o intra moenia dal medico dell’ospedale, pur avendo già ricevuto l’indicazione del ricovero da un altro medico; la quota sale al 46,6% tra i residenti del Sud, e una quota non inferiore al 30% afferma di aver dovuto ricorrere a conoscenze personali per facilitare l’accesso in ospedale.
Altro elemento di criticità sono le liste di attesa correlate, queste, al tipo di prenotazione. I tempi risultano più contenuti se si tratta di strutture private convenzionate (mediamente l’attesa è di 27 giorni), mentre chi si è rivolto al CUP regionale ha dovuto attendere 76 giorni per l’ospedale pubblico, 78 giorni per il poliambulatorio regionale (quota che è calata a 50 giorni e 46 se l’utente si è recato personalmente allo sportello). Alcuni strumenti di correzione sono stati individuati nell’indagine del Censis; tra questi vogliamo segnalare l’audit clinico che rappresenta un modo importante per individuare le disfunzionalità, da collegarsi però al gradiente di soddisfazione espresso dal cittadino.
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