Le procedure cosmetiche facciali minimamente invasive stanno diventando rapidamente l’argomento più interessante e controverso dell’odontoiatria cosmetica. Nel mio pensiero, non c’è migliore clinico che abbia le capacità e le competenze per eseguire queste procedure dell’odontoiatra.
Durante gli ultimi tre-quattro anni, abbiamo formato centinaia di professionisti nell’utilizzo degli iniettabili facciali.
Nel fare ciò, abbiamo riscontrato che l’odontoiatra ha le maggiori capacità e abilità artistiche intrinseche rispetto a ogni altro professionista. I dentisti spesso mi chiedono perché penso che siano loro i più qualificati a eseguire queste procedure. Come risposta, pongo loro alcune semplici domande:
- Quale professionista medico esegue quotidianamente più iniezioni ai pazienti?
- Chi conosce tutti gli accorgimenti per eseguire un’iniezione il più possibile indolore?
- Chi sa come anestetizzare i tessuti del viso tramite le tecniche intraorali?
- Chi è quotidianamente focalizzato sull’anatomia e sulla simmetria facciale e periorale?
- Chi conosce il rapporto dentale e scheletrico dei tessuti molli e del viso?
- Chi conosce l’anatomia della corretta linea labiale?
- Chi gode della fiducia del paziente (ogni sei mesi) per quanto riguarda la continuità delle iniezioni?
La naturale risposta, ovviamente, è voi! Per il dentista che si occupa di estetica, l’uso degli iniettabili facciali è un’evoluzione naturale. Per esempio, noi tutti comprendiamo che migliorare il sorriso di un paziente non significa solo applicare delle faccette. Nei nostri corsi diciamo ai clinici di immaginare i denti come un dipinto e le labbra come la loro cornice.
Quando si osserva una donna di mezza età con delle belle faccette e un labbro superiore sottile, incolore con molte linee del fumatore, ciò tende a smorzare l’effetto cosmetico.
In effetti, quando si inizia a pianificare il trattamento con faccette, si dovrebbe prendere in considerazione l’effetto che le faccette avranno come supporto del labbro, nonché sull’aspetto degli incisivi sia in posizione rilassata sia in movimento. Poi, quando si migliorano le labbra, bisogna considerare la giusta linea labiale e il volume, così come l’apparire degli incisivi.
In altre parole, le due procedure vanno “mano nella mano”. Quale medico potrebbe comprendere tutto ciò meglio di un dentista?
La prima cosa che un professionista deve comprendere è la differenza tra la tossina botulinica (Botox e Dysport) e i filler facciali (come Restylane, Perlane, Juviderm e Radiesse).
La tossina botulinica è un farmaco fluido trasparente disponibile in forma liofilizzata.
Esso viene quindi miscelato con soluzione salina e iniettato in modo sottocutaneo o intramuscolo allo scopo di indebolire il muscolo bersaglio. Contrariamente a quanto si pensa, non riempie le linee, né “spiana” le rughe.
Per far sì che un muscolo si contragga, viene inviato un segnale attraverso il terminale del nervo motore e, alla sua estremità, l’acetilcolina viene inviata attraverso il passaggio al muscolo. Questo segnala al muscolo di contrarsi. La tossina botulinica non permette all’acetilcolina di passare dal terminale del nervo motore al muscolo.
Tecnicamente parlando, la tossina causa una “denervazione chimica” del muscolo.
Se il muscolo non si può contrarre, allora la pelle sovrastante non può presentare rughe.
Invece, i materiali filler riempiono una depressione o una ruga e possono aggiungere volume o contorno al viso. Essi hanno la consistenza di un gel e vengono forniti in siringhe pre-caricate. Il tipo di filler più comunemente usato negli Stati Uniti è l’acido ialuronico (Restylane, Perlane e Juviderm). L’acido ialuronico è un complesso polisaccaride che si trova nel normale tessuto umano.
Dato che non è una proteina, il rischio di reazione allergica è estremamente basso. Vi è un altro materiale filler, il Radiesse, che è fatto di micro sfere di idrossiapatite di calcio (CaHA) sospese in un carrier. Questo è simile all’idrossiapatite che si trova nei nostri denti e nelle ossa.
Un altro importante aspetto da imparare riguarda quali aree richiedono la tossina botulinica e quali aree richiedono il materiale filler. Spesso, per la massima resa estetica, è necessaria una combinazione di entrambi i materiali.
Quando si osserva un viso che invecchia, è importante capire la differenza tra le rughe statiche e le rughe dinamiche. Se si chiede alla paziente di rilassare i muscoli facciali e di non fare nessun movimento e si osserva una ruga o una linea a riposo, allora di tratta di una ruga statica (per esempio, nella piega nasolabiale). Per definizione, la tossina botulinica potrebbe fare molto poco per queste rughe, perché la tossina “rilasserebbe” i muscoli sottostanti. Però, in questa paziente, sappiamo che anche se i muscoli sono rilassati, essi avranno ancora questa ruga a riposo. Per cui, sarebbe più indicato un filler (o una terapia combinata).
Una ruga dinamica è una ruga che è causata da animazione o funzione muscolare (per esempio, sulla fronte). In questo caso, la tossina botulinica andrebbe molto bene. Essa indebolirebbe il muscolo sottostante e causerebbe una denervazione chimica. A sua volta, questo impedirebbe alla pelle sovrastante di formare rughe.
Per chi è agli inizi, noi generalmente raccomandiamo di cominciare con tre aree del viso che generalmente ricevono la tossina botulinica e tre aree che generalmente ricevono il filler. Nel corso sulla tossina botulinica, noi mostriamo il Botox e il Dysport e ci focalizziamo sul complesso della glabella (le linee del cipiglio tra gli occhi), la fronte e le “zampe da gallina” (linee del sorriso intorno agli occhi).
Nel corso del filler, ci focalizziamo sulla piega nasolabiale (linee dai lati del naso agli angoli della bocca), sulle “rughe della marionetta” (linee dagli angoli della bocca al bordo inferiore della mandibola) e sulle labbra.
Però, con il tempo e l’esperienza, non vi è limite a quanto creativo può diventare il professionista. Nel mio studio, eseguiamo in pausa pranzo un “liquid facelift”, combinando tossina botulinica e filler su diverse aree del viso.
Possiamo eseguire ciò applicando il filler per via intraorale, senza segni o rigonfiamenti, consentendo alla paziente di tornare subito al lavoro.
Una volta che il professionista acquisisce esperienza e sicurezza, ci sono molte altre interessanti procedure che possono essere eseguite in studio. Invece di eseguire una genioplastica, si può incrementare il mento con un materiale filler. È possibile eseguire una rinoplastica liquida (trattamento del naso), il rialzo della guancia o del sopraciglio (solo per menzionarne alcuni), nonché eliminare un gummy smile, arrotondare una mascella squadrata o persino incrementare il lobo di un orecchio.
Un’altra applicazione della tossina botulinica in ambito dentale è il trattamento dei problemi all’articolazione temporomandibolare. Questi possono coprire un’ampia varietà di eziologie, tra cui fonti muscolari, dei legamenti, intra-articolari o ossei. La diagnosi prevede un’accurata anamnesi, un esame fisico, studi radiologici e procedure diagnostiche.
La tossina botulinica è soltanto una modalità di trattamento nell’ambito di un esteso algoritmo usato nel trattamento dei disordini temporomandibolari. Studi recenti mostrano che la tossina botulinica esplica sia un effetto di rilassamento del muscolo sia analgesico.
Secondo me, il motivo per cui questo è diventato un argomento controverso in seno alla comunità medica è l’invadente concorrenza che altre specialità avvertono in questa industria di svariati milioni di dollari.
Negli ultimi cinque anni, le procedure cosmetiche non invasive hanno sperimentato una significativa crescita dovuta alla crescente popolarità dei trattamenti in studio virtualmente indolori e altamente remunerativi e alla loro capacità di rendere i visi dei pazienti a più giovani, più pieni e per periodi di tempo più lunghi. Molti specialisti, come i ginecologi, i medici di famiglia e i generici stanno offrendo queste procedure senza tregua.
Sicuramente, il dentista è più preparato, meglio addestrato e ha più esperienza nell’area periorale e facciale rispetto a questi altri specialisti.
Nella definizione ADA, l’odontoiatria è definita come la “valutazione, diagnosi, prevenzione e/o trattamento (non chirurgico, chirurgico o legato a procedure) di malattie, problemi e/o condizioni della cavità orale, dell’area maxillo-facciale e/o delle strutture adiacenti e associate e del loro impatto sul corpo umano”.
Indipendentemente che siate interessati o no a eseguire queste procedure, è importante difendere le capacità e il talento che l’odontoiatra possiede.
È tempo di dimostrare alla comunità medica e al resto del mondo che siamo veramente professionisti della cavità orale e delle strutture a essa associate.
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Nota editoriale: questo articolo è stato originariamente pubblicato su Cosmetic Tribune Vol. 4, No. 5. Maggio 2011.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 1 di Cosmetc 2012 Italy
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