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In calo la ricerca applicata sull’odontoiatria, lo sostiene uno studio

In un recente studio, i ricercatori hanno scoperto che c'è stato un declino nella ricerca dentale applicata rispetto a quella base (Image: Africa Studio/Shutterstock).
Luke Gribble, Dental Tribune International

Luke Gribble, Dental Tribune International

mer. 9 marzo 2022

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AMSTERDAM, Paesi Bassi: l’attenzione all’eccellenza accademica ha portato ad un sistema scientifico che ha incentivato gli scienziati a pubblicare su riviste ad alto impatto, spesso riviste scientifiche di base piuttosto che orientate alle applicazioni con il possibile risultato di un allontanamento dall’utilità pratica della conoscenza. In un recente studio olandese, i ricercatori hanno esaminato questo fenomeno in campo odontoiatrico. Hanno trovato prove che suggeriscono come l’agenda della ricerca in odontoiatria si stia muovendo lontano dagli argomenti inerenti l’healthcare dentale.

Nello studio è stata esaminata l’attività di ricerca in ambiti non dentali da parte di sette istituti di ricerca odontoiatrici e si è riscontrato che è aumentata dal 33% nel biennio 1998-2000 al 40% nel 2014-2015. Inoltre, in tutti i Paesi, gli istituti odontoiatrici hanno pubblicato relativamente di più su riviste non dentali nel periodo preso in esame. Di conseguenza, è diminuita la ricerca pubblicata sulle riviste di odontoiatria rispetto al totale pubblicato, scendendo a meno del 50% nella maggior parte Paesi e del 26% in Inghilterra.

“I nostri risultati suggeriscono che il portfoglio relativo alla ricerca odontoiatrica è influenzato dalle università perché è aumentata l’attenzione di base sulla scienza a scapito della ricerca che è fondamentale per l’healthcare dentale. Dal momento che l’attività degli istituti di ricerca si concentra sempre di più sulle ricerche non dentali, e più specificatamente sulla scienza di base, sorge la domanda se il dentista e il paziente siano assistiti e traggano vantaggio da questa ricerca” ha affermato l’autore principale, la dott.ssa Puck Van Der Wouden dell’Academic Center for Dental Tribune International (DTI).

La pressione sui ricercatori affinché si concentrino nel pubblicare articoli accattivanti piuttosto che su ricerche si potrebbe riassumere con la frase “pubblica o perisci”. Sebbene questa pressione alla pubblicazione e il suo impatto a livello accademico non siano stati direttamente sondati in questo studio, la dott.ssa Van Der Wouden ha osservato che “è stato scritto molto sugli incentivi che ricevono i ricercatori che perseguono l’eccellenza accademica, anche nel campo della ricerca medica. Questa eccellenza si è spesso tradotta in un’enfasi sulle pubblicazioni su riviste con elevati fattori di impatto e reputazione. Per i ricercatori in un settore relativamente piccolo, con riviste con un fattore di impatto relativamente basso, come nel caso del settore dentale, diventano limitate all’interno del medesimo campo di ricerca le opzioni per riscattare gli sforzi di ricerca degli autori (nei termini di pubblicazioni su riviste con elevati fattori di impatto). Forse questo ha contribuito anche alla deriva accademica nel campo della ricerca dentale. Sarebbe quindi interessante capire ulteriormente se gli istituti di ricerca in settori più ampi di quello odontoiatrico hanno il medesimo comportamento in fatto di pubblicazioni e citazioni”.

“Le scienze applicate, e in particolare la ricerca che affronta i bisogni locali o regionali e le sfide pratiche, sono considerate al di fuori di ciò che è frontiera della scienza” hanno affermato i ricercatori nel loro articolo. “Di conseguenza, il campo della ricerca odontoiatrica potrebbe in parte allontanarsi dai quesiti più pratici che emergono dalla pratica quotidiana nelle cure orali”. I problemi relativi alla salute rischiano di non essere indagati dai ricercatori perché per questi ricevono meno incentivi: le cosiddette riviste top non pubblicherebbero i loro lavori e le riviste meno conosciute non potrebbero garantire la stessa visibilità agli autori e tutto questo influisce negativamente sull’assistenza sanitaria locale.

Il neurochirurgo, la dott.ssa Paul Kalanithi, ha dichiarato: “La scienza, come ho appreso, è politica, competitiva e feroce, piena di tentazioni nel scegliere i percorsi facili”. Nell’ampio campo della scienza è  documentato che l’obiettivo di perseguire una carriera accademica può talvolta portare a ricerche irrilevanti o addirittura inutili. Come notato nell’articolo del Times Higher Education, nel 2009 Sirl Lain Chalmers e il prof. Paul Glasziou hanno calcolato che “l’85% del finanziamento della ricerca è sprecato perché pone le domande sbagliate, è mal progettato, non pubblicato o riportato in modo non corretto” pari ad uno spreco di 170 miliardi di dollari a livello globale all’anno.

In un articolo del 2016 sul sito di notizie Vox, 270 professionisti intervistati casualmente e provenienti da diverse aree scientifiche hanno evidenziato 7 problemi fondamentali che la ricerca deve affrontare: l’influenza del denaro, studi mal progettati, mancanza di studi replicato, un sistema di revisione tra colleghi non funzionante, paywall che inibiscono i ricercatori dall’accesso alle informazioni, scarsa comunicazione con il pubblico e alti livelli di stress tra i giovani accademici.

Parlando in particolare del ruolo del denaro, la dott.ssa Van Der Wouden ha osservato che “nei Paesi Bassi non esistono programmi di finanziamento scientifico per gli studi sull’igiene orale. Il sistema di finanziamento per le cure orali (la maggior parte dell’assistenza sanitaria orale nei Paesi Bassi è privata) e la tipologia della malattia orale (alta prevalenza ma nella maggior parte dei casi non pericolosa per la vita) sono i motivi per i quali i finanziamenti pubblici alla ricerca odontoiatrica sono rari. Molti studi nel campo della ricerca dentale sono finanziati dell’industria. Pertanto, il portfolio di ricerca per la maggior parte dei casi è determinato dai finanziatori e ricercatori. È probabile che le esigenze di ricerca dei pazienti e dei professionisti della salute orale siano subordinate”.

Anche i ricercatori hanno notato nel loro studio che la tendenza accademica dal campo odontoiatrico a quello extra odontoiatrico è a senso unico. La dott.ssa Van Der Wouden ha spiegato questo aspetto in riferimento al tema della paura dei dentisti: sebbene sia un tema rilevante per molti pazienti e per la maggior parte dei professionisti della salute orale, gran parte della ricerca sull’argomento è ormai pubblicata solo su riviste di psicologia. “La nostra analisi ha mostrato che, in generale, tale flusso di informazioni e conoscenze da altre branche verso quella odontoiatrica è scarso. Allo stesso modo sono anche scarse le citazioni di ricerche non odontoiatriche da parte degli istituti di ricerca del settore dentale in altri campi di ricerca. Pertanto la ricerca degli istituti odontoiatrici rimane isolata” ha ulteriormente spiegato.

In un momento in cui l’efficacia della scienza e dei ricercatori è fondamentale, la mentalità diffusa potrebbe essere un giorno dannosa per l’integrità della scienza nel suo insieme. Tuttavia, sebbene questa tendenza accademica si sia verificata nel periodo tra il 1998 e il 2015, indebolendo così i progressi delle cure odontoiatriche, i ricercatori hanno osservato che “più recentemente la rilevanza sociale della ricerca ha guadagnato un posto più importante nei sistemi di valutazione e finanziamento, fatto che ha portato ad un nuovo paradigma di scienza traslazionale”. Tuttavia, dal momento che questo cambio di paradigma è lento, resta da vedere se le cause alla base della deriva accademica verranno invertite. Gli autori hanno infine sottolineato che la comunità di ricerca nel dentale e i responsabili politici devono stabilire un equilibrio tra la ricerca che realizza il progresso scientifico e la ricerca al servizio delle cure odontoiatriche.

Lo studio, intitolato “Evidence and consequences of academic drift in the field of dental research: a bibliometric analysis 2000-2015” è stato pubblicato il 17 gennaio 2022 su BDJ Open.

 

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