Un credito di imposta per la ricerca nel triennio 2012-2014 e il Progetto di riconversione e riqualificazione industriale: sono le due principali novità con le quali il Ministro dello Sviluppo Economico prova a riorganizzare la politica industriale italiana.
La bozza dello schema di decreto legge su “Misure urgenti in materia di riordino degli incentivi per la crescita e lo sviluppo sostenibile” prevede l’abrogazione di 40 norme e disposizioni nazionali e lo spostamento delle risorse che dovessero emergere verso pochi selezionati obiettivi.
II testo, 14 articoli più un allegato di quattro pagine, sarà uno dei primi provvedimenti del piano crescita ad approdare al traguardo, sicuramente entro giugno secondo i piani dello Sviluppo economico che ha lavorato al dossier anche con l’apporto del ministero dell’Istruzione università e ricerca.
Il riordino è atteso da anni ma è stato più volte rinviato dai precedenti esecutivi, scontando soprattutto l’assenza di nuove risorse.
Un limite quest’ultimo che tuttavia è destinato a caratterizzare anche la riforma Passera che, secondo prime stime dei tecnici, riuscirà a mobilitare e rimettere in circolo non più di 500-700 milioni.
Come detto, l’obiettivo è concentrare la politica industriale su pochi ambiti di intervento: sostegno agli investimenti in ricerca e innovazione, in particolare per le Pmi, promozione della proiezione e della presenza internazionale delle imprese italiane, facilitazione della riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa.
A questi scopi nasce, con la suddivisione in specifiche sezioni, il “Fondo per la crescita sostenibile” che sostituisce il Fondo rotativo per l’innovazione tecnologica (Fit).
Il nuovo Fondo dovrà avere tra le priorità il riequilibrio territoriale Nord-Sud, il sostegno alle imprese femminili e giovanili e alle start up tecnologiche e verrà alimentato sia con le economie realizzate con le norme abrogate sia con le somme restituite o non erogate a seguito di provvedimenti di revoca.
Non solo: il ministero intende chiudere la stagione del “Fondo innovazione”, che sosteneva brevetti per invenzioni e modelli di utilità, e convogliare le risorse derivanti nel nuovo Fondo “unico”. In cima agli interventi dovrà esserci il credito di imposta per la ricerca. L’ambizione - si legge nella relazione illustrativa - “è portare il livello di spesa privata sulla media dei Paesi europei”.
“Il credito d’imposta avrà una stabilità nel tempo, in modo da consentire a tutte le imprese che effettuano investimenti in ricerca e sviluppo nel triennio di imposta 2012/2014 di poter usufruire di tale agevolazione fiscale in modo semplice e immediato”.
Si prevede un bonus fiscale annuale, per le imposizioni Ires e Irap, del 30% fino a un tetto massimo di spesa di 1,5 milioni di euro e comunque un credito d’imposta massimo di 450 mila euro.
Scatta un premio aggiuntivo per i programmi basati su piani triennali di investimento: in questi casi, oltre al bonus, si applica un beneficio del 5% e comunque con un credito di imposta massimo di 250 mila euro sulla spesa triennale ammessa, se si verificano due condizioni: ricavi e numero addetti invariati o superiori alla fine del terzo anno; margine operativo lordo in rapporto al fatturato incrementato del 30%.
Per capire la reale portata della norma, e riscontrare il reale gradimento delle imprese, troppe volte scottate da meccanismi eccessivamente complicati o inefficaci, bisognerà comunque attendere un decreto ministeriale sulle modalità di applicazione del credito, gli obblighi di comunicazione a carico delle aziende e le modalità di verifica delle spese sostenute.
L’altro pilastro della riforma è contenuto all’articolo 8 con cui si punta a rafforzare gli interventi di reindustrializzazione diventati sempre più necessari negli ultimi anni. Per combattere le crisi, si punterà sui Progetti di riconversione: andranno adottati mediante la stipula di accordi di programma e, anche attraverso cofinanziamento regionale, potranno promuovere investimenti produttivi, la riqualificazione delle aree, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree dismesse.
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