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I dentisti possono aiutare a identificare il diabete

DTI/Foto su gentile concessione di Mark Poprocki.

gio. 16 giugno 2011

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New York, Usa: Alcuni ricercatori della Columbia University College of Dental Medicine hanno trovato che le visite dentistiche rappresentano una possibilità di intervento in più sull’epidemia del diabete, identificando gli individui con diabete o pre-diabete che non sono consapevoli della loro condizione. Lo studio ha cercato di sviluppare e valutare un protocollo di identificazione per i livelli alti di zucchero nel sangue nei pazienti odontoiatrici.

“La malattia parodontale è una complicazione precoce del diabete e circa il 70 per cento degli adulti americani frequenta lo studio odontoiatrico almeno una volta all’anno”, ha detto il Dr. Ira Lamster, decano del Collegio di Medicina dentale e autore di molti scritti. “La ricerca preventiva deve essere concentrata sulle strategie di identificazione pertinenti alle impostazioni mediche. Le impostazioni sulla prevenzione della salute orale non sono mai state valutate prima, né i contributi delle ricerche in campo orale sono mai stati testati prospetticamente”.
Per la ricerca, che è stata sostenuta da un assegno di ricerca di Colgate-Palmolive, gli studiosi hanno testato circa 600 persone in visita in una clinica dentale nel Nord di Manhattan.
I soggetti erano persone di 40 anni o più (se di razza bianca, non ispanica) e di 30 anni o più (se ispanici o non-bianchi), con nessuna precedente diagnosi di diabete o pre-diabete.
Circa 530 pazienti con almeno un fattore di rischio di diabete segnalato spontaneamente (storia familiare, ipercolesterolemia, ipertensione o sovrappeso/obesità) hanno ricevuto un esame parodontale e un fingerstick, il point-of-care dell’emoglobina (A1c test). Affinché i ricercatori valutassero e confrontassero le prestazioni di diversi protocolli di potenziale identificazione, i pazienti si sono ripresentati per un test a digiuno sul glucosio nel plasma, che indica se un individuo ha il diabete o pre-diabete.
I ricercatori hanno trovato che, in questa popolazione a rischio odontoiatrico, un semplice algoritmo composto soltanto di due parametri dentali (numero di denti mancanti e la percentuale delle tasche parodontali profonde) era efficace nell’identificare i pazienti con pre-diabete non riconosciuto o con diabete. L’aggiunta del test A1c point-of-care è stata di notevole valore, migliorando ulteriormente le prestazioni di questo algoritmo.
“Il riconoscimento precoce del diabete è stato al centro degli sforzi di medici e colleghi della Sanità pubblica per anni, così come il trattamento precoce delle persone affette può limitare lo sviluppo di molti gravi complicazioni”, ha spiegato il Dr. Evanthia Lalla, professore associato presso il College of Dental Medicine e stimato autore. “Un cambio di stile di vita, relativamente semplice, nei pazienti diabetici può impedire una progressione verso il frank diabete; è per questo motivo che identificare questo gruppo di individui è importante”, ha aggiunto. “I nostri risultati forniscono un approccio semplice che può essere facilmente utilizzato in tutte le impostazioni di cura dentale”.
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention, una persona su quattro affetta da diabete di tipo 2 negli Stati Uniti rimane non diagnosticata. Inoltre, quelli con pre-diabete sono più a rischio per il diabete di tipo 2 e anche per le malattie cardiache, ictus e altre condizioni vascolari a rischio, tipiche degli individui con questa patologia.

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