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La potenza dei neuroni specchio può aiutare anche il dentista

Paolo Visalli

Paolo Visalli

lun. 12 novembre 2012

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Cominciamo finalmente ad avere dati scientifici sugli aspetti mentali che coinvolgono la persona nei rapporti umani. La scoperta, relativamente recente, dei “neuroni specchio” da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma, ha messo in risalto dati che permettono di capire “scientificamente” termini quali empatia, imitazione, osservazione, congruenza, sincerità e molti altri, il che può avere nell’ambito della professione odontoiatrica un risvolto importante per i collaboratori del dentista e verso i pazienti.

Proviamo a immaginare quale potente strumento può avere in mano l’odontoiatra che acquisisce un nuovo metodo di approccio al mondo che lo circonda.
Vediamo in pratica di cosa si tratta: i “neuroni specchio” sono cellule del cervello che permettono di portare a un formato comune ciò che percepiamo e che sappiamo fare. Quindi quando vediamo una persona che compie un’azione o un gesto si attivano nel cervello “i mirrors” che ci consentono di vivere l’azione come se la stessimo eseguendo noi. A quel punto ripetere il gesto dipende solo dalla volontà. Pertanto ciò che si vede, secondo la teoria dei “neuroni specchio”, è quel che si è disposti a eseguire.
Lo stesso concetto si applicherebbe anche alle emozioni con risvolti ancor più profondi, nel senso che si potrebbero vivere in parte le sensazioni della persona che si sta osservando. Questo dimostrerebbe che non si è così asettici nei confronti del prossimo ma al contrario ci si contamina, per così dire, e si contaminano gli altri attraverso l’agire e in parte anche il dire.
Di qui si pensi a quale può essere il livello di condizionamento esercitato sul comportamento e sui rapporti interpersonali, pane quotidiano di un dentista. La scoperta che arriva dopo trent’anni di studi sulle neuroscienze, dimostrerebbe quindi che tutto ciò che ruota intorno a noi incide sull’agire in modo consistente. Dunque anche nella vita di tutti i giorni le relazioni con gli altri possono migliorare notevolmente, invertendo la tendenza attuale fatta purtroppo di contrapposizioni, di preconcetti e sentimenti negativi. Si pensi solo quante figure all’interno di uno studio odontoiatrico si devono interfacciare: dentista, assistente, igienista, tecnico, collaboratori, segretaria, pazienti, fornitori, consulente fiscale.
Questo folto gruppo di musicisti potrebbe esser diretto da un solo maestro (il dentista), il quale, se diventa consapevole del potere dei “neuroni specchio” può migliorare i rapporti con loro e di conseguenza ridurre notevolmente il carico di stress che l’attività comporta. Infatti la scoperta dei “neuroni specchio” coinvolge in qualche modo anche la sfera delle emozioni: attraverso un’area cerebrale chiamata insula si può cioè entrare in empatia con gli altri, in funzione di quanto sono importanti per noi. Quindi ad esempio se si manifesta gioia e se l’altro entra in sintonia con noi, diviene anch’egli gioioso. Si pensi a quale portata questa scoperta può avere a livello sociale.
Ma torniamo alle relazioni quotidiane del dentista: un collega con il quale ci si appresta a collaborare è di cattivo umore e noi, attraverso i “neuroni specchio” lo percepiamo. Questo ci predispone a un conflitto anziché a un sorriso. Idem se l’assistente dello studio ha un carattere gioviale. Se sorride sempre (e non per piaggeria) mette i pazienti (e il dentista) in una condizione di “specchiarsi” in quel sorriso avendo per imitazione un atteggiamento di goia.
I “mirrors” però permettono anche di filtrare la veridicità di quei sorrisi e di conseguenza di non cadere nella finzione ma di prendere eventualmente le distanze da atteggiamenti non graditi. Si pensi quindi al contrario a un collega che fa una consulenza per l’ortodonzia: è sempre simpatico, che prende i pazienti con un sorriso palesemente falso, stampato sul volto. Quale esito può scaturire in coloro che devono affidare i propri figli a una persona così magari per due anni di terapia? O addirittura se una volta accettato il piano di trattamento accade un imprevisto come giudicano quello che potrebbe capitare? Come si regolano?
Attenzione quindi allo scenario che si configura nello studio perchè può condizionare pesantemente o felicemente tutto il team odontoiatrico. Quante volte capita nella prima parte di una visita di affrontare un colloquio con persone difficili che man mano, percependo padronanza professionale e buon umore, magari cambiano rotta e dopo molto tempo passato a far solo sedute di igiene orale, decidono di farsi curare a 360 gradi con atteggiamento pur sempre un po’ rigido ma fiducioso?

Tutto questo avviene grazie ai nostri “neuroni specchio”. Quindi il primo approccio con il paziente ha un ruolo chiave nel successo professionale. Non è assolutamente vero che lo si deve ascoltare anche se “dice un sacco di cose inutili”: ascoltare e osservare l’altro in maniera attiva e attenta permette di cogliere molte cose. Se invece l’atteggiamento è passivo tipo: “Quando smette costui di dire sciocchezze?”, si perde davvero del tempo e in più il paziente percepisce che lo si sta sopportando, con tutte le conseguenze che ne derivano. Questa forma elastica di relazione con l’altro permette di cogliere le sue sfumature e proporgli sempre soluzioni in sintonia.
Altra notevole implicazione dei “mirrors” emerge quando si deve tenere una conferenza: premesso che l’attenzione degli uditori dopo un po’ cala, se si notano sbadigli e distrazione nei presenti già dall’inizio, il “sistema specchio” lancia un segnale e se si è attenti osservatori ci si adatta cambiando e rilevando un nuovo ritorno d’attenzione fino a quando, monitorando l’ambiente, ci si accorge di un nuovo calo d’attenzione e così via con un nuovo aggiustamento.
Tutto questo significa osservazione. Chi è abituato a considerare la medicina nella sua complessità può esser avvantaggiato in questo esercizio. Comunque l’osservazione è sempre una condizione indispensabile e complementare dell’azione. In pratica, sfruttare al meglio la “funzione specchio” può risolvere un sacco di problemi nella professione. Il concetto ben si applica anche in odontoiatria pediatrica quando attraverso l’osservazione e la relazione con il piccolo paziente si riesce ad arrivare dove altri più sbrigativi non arrivano.
Se ad esempio un bambino deve sottoporsi a estrazioni di denti decidui e arriva da noi dopo innumerevoli insuccessi, attraverso i mezzi sopraelencati si può capire come prenderlo. Lo dimostra il fatto che attraverso i suoi “neuroni specchio” decide di farsi curare poiché pensa “di questo dentista mi fido”. Se invece si tiene con lui un atteggiamento del tipo “stai zitto e apri la bocca” o ansioso, dicendogli “Stai calmo!”, il risultato è sicuramente perdente, in quanto viene rispecchiato un atteggiamento negativo.
Si prenda ora l’esempio della segretaria di studio che risponde al telefono: il suo “pronto” pronunciato in tono stanco e poco socievole viene rispecchiato dall’interlocutore che percepisce già una situazione inadatta e si regola di conseguenza. Attenzione sempre a non recitare la positività nella risposta perchè se dall’altra parte c’è una persona che ha un buon feeling con il suo “sistema specchio”, è in grado di riconoscere le bugie e si fa un’errata opinione dello studio.
Per concludere si può affermare quanto questa scoperta sia importante per i dentisti, ma anche per gli altri. Il fine di quest’articolo è far percepire a tutti che il nostro “sistema specchio” può migliorare i rapporti con l’ambiente circostante. Basta essere più attenti e sensibili nei confronti del macrocosmo in cui siamo immersi. Questa visione olistica del mondo può aiutare tutti, dal titolare di studio al padre di famiglia, alla mamma in carriera o alla casalinga. Il secondo fine, non trascurabile, della scoperta di tali neuroni d’argento è il fatto che oltre a migliorare la qualità dell’operato odontoiatrico viene immessa una vera energia positiva nella gente che s’incontra, ingenerando così uno stato d’animo contagioso. Il paziente, alla fine, recherà a casa o al lavoro lo stato d’animo ingeneratosi in lui. Si pensi per un attimo alla risonanza positiva che tutto ciò può avere. Da domani tutti si possono rapportare con le persone attorno con una percezione che fino a oggi non si sapeva di avere.

 

L'articolo è stato pubblicato sul Dental Tribune di ottobre 2012.

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