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In ambito odontoiatrico non vi è ormai evento o manifestazione ordinistica, sindacale e/o scientifica in cui non si parli di giovani.
È ancora vivo l’eco delle iniziative annunciate da Nicola Perrini, presidente degli Amici di Brugg, per dare nuovo spazio ai giovani, preoccupati come sono gli “Amici” di proiettare nel futuro una tradizione ultracinquantennale. In effetti il divenire delle nuove leve odontoiatriche sembra divenuto il leit motiv di programmazioni a vario livello, un fenomeno riscontrabile anche in altre specialità ed ben oltre l’ambito medico sanitario. In Odontoiatria, tuttavia, il “Fattore-G” (dove G sta per giovani) sta giocando un ruolo sempre più consistente.
Lo si è visto anche al recente Congresso del Collegio dei Docenti (Roma, 10/12 aprile): Antonella Polimeni, Presidente del Collegio ed anima della XXI edizione, nel leggere l’articolata relazione d’apertura la sera di giovedi 10, ha fatto espresso riferimento ai giovani odontoiatri che sono, devono essere, “al centro della nostra attenzione”. Non si tratta solo di una petizione di principio: all’impegno dei giovani è legato il gran numero di poster giunti al Congresso, a loro è stato dedicato nel primo pomeriggio del venerdì 11, il cd. “Speaker’s Corner Università Romane” ossia un angolo ad hoc per il confronto con e per i giovani su loro futuribile professionale.
Chi fosse entrato dopo le 14,30 nella “Sala Orsini” dell’Hotel Parco dei Principi, avrebbe avuto la sorpresa di vedere che non c’erano solo “laureati freschi” a gremirla, ma che anche i tre “chairmen” della sessione erano “di primo pelo”, per così dire. Non autorevoli cattedratici, fonte irresistibile di soggezione, bensì tre neodottori (A. Urbano, L. Arcuri, B Zunino) di sì e no trent’anni, molto compresi nel loro ruolo di coordinatori, che con brevi ma appropriati commenti, hanno presentato i 3 relatori iscritti e relazioni, tutte naturalmente legate alla condizione giovanile.
Soprattutto appetibile il tema trattato dal primo “opinion leader” (Antonio Pelliccia) che riguardava “un futuro che non si immagina, ma si costruisce!” facendo toccare con mano, al di là di sogni e speranze, le difficoltà da cui è lastricato, oggi, il successo di uno studio professionale. Ad aprire gli occhi ai ragazzi è servita anche l’esposizione di Giampiero Malagnino, vice presidente Enpam, il quale si è intrattenuto su aspetti meno noti della previdenza, esigenza che agli occhi di un neo professionista può apparire comprensibilmente poco urgente, ma che è meglio affrontare subito a scanso di inconvenienti futuri. “Una volta laureati state vicini alle istituzioni!” è stata l’esortazione finale, quasi paterna, di Malagnino ai giovani presenti.
Il terzo relatore (Emilio Fiorentino, presidente Aiso), giovane di età come i suoi presentatori, ha soprattutto insistito sullo grave iattura dei laureati di ritorno dall’estero, in barba a qualsiasi programmazione e pletora, usando parole di fuoco contro quella che senza troppi giri ha definito come una “casta”: figli magari di medici che non trovando sbocco in Italia, si laureano all’estero per subentrare nello studio paterno. Si capisce a questo punto come ad assistere all’incontro, in prima fila, fosse venuto anche Giuseppe Renzo, il quale ha seguito l’incontro con la massima attenzione. Negli ultimi tempi non passa giorno che il presidente nazionale della Cao non dedichi i suoi appassionati interventi al grave problema dei giovani, della loro (sott)occupazione e del loro (talvolta avventuroso) accesso alla professione.
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