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“Ergonomia Odontoiatrica”, benessere per il paziente e per il team-work

Gianna Maria Nardi

Gianna Maria Nardi

mer. 27 marzo 2019

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Il mantenimento della salute del paziente è l’obbiettivo primario di ogni professionista che si occupi di medicina e qualsiasi sia il profilo professionale, cambia lo scenario del mansionario, ma tutti i componenti del team-work devono favorire il benessere e la soddisfazione del paziente durante l’esecuzione delle terapie cliniche proposte (Fig. 1).

Altro elemento da considerare per una buona pratica clinica, è il benessere dell’operatore durante l’esecuzione delle terapie e l’uso di tecnologie che permettano esecuzioni ergonomiche e che risultino essere vantaggiose per il paziente e per l’operatore stesso.

Il termine “ergonomia” deriva dalle parole greche érgon (lavoro) e nomos (regola, legge). È stata usata per la prima volta nel 1857 su un giornale dallo scienziato polacco Wojciech Jastrzebowski. L’ergonomia, secondo la IEA (International Ergonomics Association) è la scienza che si occupa dello studio dell’interazione tra individui e tecnologie, studiando le opportunità di migliorare il rendimento della prestazione, dell’ambiente di lavoro e lo stress da esso derivato.

L’ergonomia risulta essere vera scienza della progettazione del lavoro, delle attrezzature e dei luoghi di lavoro “su misura” del lavoratore. Già nel 1949 lo psicologo K.F.H. Murrel diede al termine “ergonomia” il significato attuale, descrivendo linee guida nel design di strumenti, servizi o ambienti rispondenti alle necessità dell’utente. Infatti l’ergonomia si basa su molte discipline e scienze nello studio degli esseri umani e dei loro ambienti, tra cui psicologia, l’antropometria biomeccanica, ingegneria meccanica, bioingegneria, ingegneria industriale, ingegneria biomedica, design industriale, chinesiologia, fisiologia. Le tecnologie per essere considerate ergonomiche devono essere progettate con lo scopo di trovare soluzioni, in questo caso terapeutiche, idonee alle esigenze psicofisiche sia dei pazienti che del team-work .

L’ergonomia odontoiatrica deve essere una cultura condivisa tra tutti i componenti del team-work e deve essere ben percepita dal paziente. L’efficienza ergonomica si basa su una vera esemplificazione del lavoro e parte da una analisi dettagliata e critica del lavoro svolto. Il management ergonomico parte da un’osservazione ragionata degli strumenti, dei protocolli operativi e uno studio dei tempi e dei movimenti. Una prestazione che possa essere definita ergonomica deve essere eseguita con strumentazione, (manuale o meccanica che sia) che risponda ad alcune caratteristiche, prima fra tutte la qualità e la sicurezza. Inoltre gli strumenti devono essere adattabili alle differenti condizioni anatomiche e cliniche, per evitare disconfort al paziente durante il loro utilizzo, in modo che vengano evitate ricorrenti pause, spesso richieste dal paziente. La richiesta di sciacquare il cavo orale frequentemente, altro non è che un voler sfuggire al disagio procurato da strumenti che vengono considerati fastidiosi o in alcuni casi che procurino ipersensibilità, problema molto presente durante le terapie odontoiatriche. Le tecnologie scelte per i protocolli clinici devono agevolare il timing dell’operatività, a vantaggio del paziente e dell’operatore.

La scelta ergonomica deve riguardare non solo la pratica clinica professionale ma anche le tecnologie di strumenti dedicati all’igiene domiciliare per il controllo meccanico e/o chimico del biofilm batterico. Il professionista deve condividere con il paziente la scelta di tecnologia ergonomica, non solo più performante per le condizioni cliniche del cavo orale, ma che sia recepita con un utilizzo domiciliare semplice. Esempio è la nuova generazione di spazzolini che presentano design di manici che agevolino la presa dando maggior controllo del movimento durante lo spazzolamento, composti con biomateriali antiscivolo e testine con filamenti, capaci di disorganizzare il biofilm, qualsiasi sia il movimento più facile per il paziente. Anche le ultime generazioni di scovolini in silicone hanno sostituito il filo interdentale, considerato poco ergonomico e poco usato proprio per la difficoltà operativa.

Il rapporto tra il paziente e lo strumento utilizzato influisce inoltre in maniera rilevante sulla “efficienza” nell’operatività. Per valutare la qualità del rapporto tra un individuo e la tecnologia utilizzata, gli ergonomi considerano l’attività da svolgere e le richieste dell’utente, le attrezzature utilizzate valutate per dimensioni, forma e disposizione e le informazioni semplici per il loro corretto utilizzo. Uno strumento usato con difficoltà implicherà un grande sforzo cognitivo, sarà “poco ergonomico” e considerato dal paziente poco sicuro e ostico e non permetterà al paziente la compliance desiderata per il successo del mantenimento delle terapie odontoiatriche. Per elargire una prestazione efficace ed ergonomica bisogna fare un’attenta analisi degli effetti della tecnologia sul paziente a livello di salute, controllare se sia supportata da rilevanti evidenze scientifiche, valutare se migliora qualitativamente e nei tempi la prestazione ed osservare la risposta comportamentale del paziente e dell’operatore.

Nella progettazione delle terapie odontoiatriche sarà opportuno scegliere tecnologie adeguate alle esigenze dell’attività clinica, alle capacità potenziali dell’operatore, al fine di evitare il logoramento fisico e mentale ed aumentare il rendimento della prestazione clinica evitando l’insorgenza di effetti dannosi. Il team-work deve scegliere tecnologie che alleggeriscano fatica fisica e mentale, meccanismi sensoriali e cognitivi (come suggeriscono gli studi di antropometria e biomeccanica). L’ergonomia preventiva deve portare i componenti del team-work alla attenta ricerca di aree che potrebbero essere migliorate e che risolvano problemi del management odontoiatrico prima che diventino irrisolvibili. Si parte dalla progettazione ambientale, dalla scelta di tecnologie strumentali e dalla scelta di attività cliniche operative opportune.

Il miglioramento della qualità della vita e il benessere nei luoghi di lavoro è un argomento contemplato nella legislazione italiana ed europea. L’ergonomia prevede l’analisi dei fattori ambientali, tra cui arredi e servomobili, che permettano non solo un controllo efficace delle infezioni crociate, con protocolli semplici di disinfezione dati da design opportuni nel favorire le operatività, il microclima, la giusta illuminazione, l’ambiente fisico che valuti gli spazi opportuni di movimento di tutti gli operatori del team-work. Non va sottovalutato il controllo del rumore, che in ambito odontoiatrico può aumentare la tensione del paziente durante le terapie.

I fattori psicologici sono da considerare molto importanti nel carico mentale del paziente, poiché anche determinati suoni possono ricordare esperienze di dolore che potranno ritornare in mente. Ergonomica potrà essere una scelta di un sottofondo musicale new-age che possa, attraverso interazioni sociali del team work controllate e trasmesse con un tono di voce gradevole, rilassare il paziente e renderlo più recettivo al flusso d’informazioni sui trattamenti. L’ergonomia fisica è importante per il team-work odontoiatrico, in particolare per gli operatori ai quali sono state diagnosticati disturbi fisiologici quali ad esempio la sindrome del tunnel carpale, dovuta ad un errato management degli strumenti manuali durante la decontaminazione in terapia parodontale non chirurgica. Alcune tecnologie avanzate, sia manuali che meccaniche, dal design e dalla funzione ergonomica devono essere preferiti per prevenire questo disturbo molto fastidioso sollecitato da pressioni anche insignificanti o impercettibili. Il riunito odontoiatrico deve essere performante per paziente e operatore, che ha nella scorretta postura, uno degli elementi fondamentali di stress sulla colonna vertebrale (Fig. 2).

La scelta di una seduta o sgabello non ergonomica diventa una scelta importante, considerando il timing frequente di utilizzo. Usare i divaricatori durante l’esecuzione odontoiatrica (Fig. 3), eviterà il disagio dell’affaticamento all’assistente odontoiatrica poiché eliminerà le tensioni alle articolazioni della mano durante il divaricamento con specchietto, con l’obbiettivo di facilitare la visuale dell’operatore assistito. L’utilizzo degli ingranditori ad esempio (Fig. 4), aiutano l’operatore a mantenere una giusta postura alla poltrona odontoiatrica e migliorano la visibilità del sito clinico, diminuendo i tempi di lavoro e soprattutto migliorando l’efficacia della prestazione. Un rivelatore di placca potrà permettere di visualizzare la topografia del biofilm batterico per permettere un deplaquing efficace (Fig. 5), che non sprechi polvere di glicina o di bicarbonato, contenendo il timing dell’operatività di airpolishing e limitando l’inquinamento dell’ambiente. A livello internazionale esiste un brand che lavora su strumenti ideati da addetti al settore che risultano essere altamente ergonomici poiché basati sull’esperienza della pratica clinica di professionisti.

L’ergonomia organizzativa si basa sul lavoro di gruppi interdisciplinari che intervengono sulle dimensioni sociali, cognitive, relazionali e fisiche dell’ambiente di lavoro. In questo campo, oltre che a sviluppare studi metodologici e strumenti idonei per la prevenzione, valutazione di patologie psicosociali emergenti quali lo stress o il burn-out. È importante la conoscenza del team-work sul tema delle tecnologie per condividere la scelta ergonomica e innovativa e inserirla nella pratica clinica per aggiornare i protocolli operativi che devono essere continuamente riveduti, condivisibili da tutti i componenti per rispondere all’esigenza di efficienza ed efficacia qualsiasi siano le mansioni richieste dal proprio profilo professionale. L’approfondimento costante e continuo e la condivisione esperienziale sulle tematiche di ergonomia sicuramente porta una condizione di effettivo benessere per il team-work e per il paziente.

 

 

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