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Dall’Italia al resto del mondo, odontoiatria ad ampio spettro nella relazione di Seeberger al Midwinter Meeting di Chicago

Gerhard Seeberger

mer. 10 febbraio 2016

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L’Associazione Italiana Odontoiatri e l’Odontoiatria italiana sono più che mai di scena quest’anno al 151° Midwinter Meeting di Chicago, uno dei più grandi congressi con esposizione merceologica odontoiatrica nel Nord America e al mondo, in programma dal 25 al 27 febbraio al Mc Cormick Place West, organizzata dalla Chicago Dental Society.

L’edizione 2016 ha una grande novità: per la prima volta due relatori italiani, entrambi soci AIO, sono presenti nel programma scientifico della manifestazione: Gerhard Seeberger, attuale Speaker e numero due FDI, con la relazione “Dentistry in Italy: Not a Political Priority, but Excellence for People” e Marzia Segù con “Dental Sleep Medicine”. Dental Tribune ha chiesto a Gerhard Seeberger di raccontare come è nato il prestigioso invito.

«Dopo aver assistito ad una mia relazione al Greater New York Dental Meeting ‒ ricorda ‒ George Zehak, Presidente della Chicago Dental Society (CDS), desiderava nel suo programma del 2016 una relazione “un po’ diversa” dalle altre ed avere al tempo stesso degli speaker italiani. Mi chiese pertanto un anno e mezzo fa di far parte nell’equipe, invitandomi a segnalargli un altro relatore italiano. Di qui l’invito anche a Marzia Segù, esperta in OSAP».

“Galeotta” fu pertanto la sua relazione all’ADI. Di cosa parlava?
Presentai una descrizione dell’odontoiatria come professione in Italia, all’Academy of Dentistry International (di cui il Dr. Zehak ed io siamo Fellows), organizzata durante il Midwinter di Chicago 2015 basata sul testo di Benedetti et altri (tra cui Laura Strohmenger) deplorando la perdita della salute orale come valore, la bocca come “piazza d’affari” e la mancanza di una "spina dorsale politica" da parte dell’Amministrazione del paese, della professione e dei cittadini.

E dell’industria, no?
L’ho esclusa, anche se non costante con le sue azioni, è lo stakeholder migliore del bizzarro scenario italiano.

Ci parli allora della prossima relazione di Chicago
Ho dovuto difenderne il titolo con il direttore scientifico della CDS, per il quale “non vogliamo elementi politici nei nostri corsi. Vogliamo vedere come in Italia eseguite l’odontoiatria, la conservativa, l’endodonzia o altre discipline. “Caro direttore ‒ gli ho obiettato ‒ se volesse solo vedere delle tecniche odontoiatriche non avrebbe necessità di invitare un italiano. Se invece vuole vedere come si esprime il genio italiano in odontoiatria in tempi economicamente, finanziariamente, moralmente, politicamente e socialmente difficili, allora sono il suo migliore alleato.

Allora come è andata?
Che ci siamo messi d’accordo.

Aggiunga qualche dettaglio…
Dopo 33 anni di professione non vedo tante differenze nelle tecniche per risolvere le problematiche dei pazienti italiani e statunitensi. Vedo invece molta differenza in termini di welfare, senza la quale la miglior tecnica diventa inapplicabile, la mancanza dell’accesso alle cure sempre più frequente e senza la quale una prevenzione congiunta (coi medici) verso i fattori di rischio nell’area dei propri pazienti, cade in seconda linea. Che dovrei prevenire infatti se il domani non è definibile? Che valore ha la salute in un mondo di cambiamenti della morale sociale, di business della salute, dove il dente è divenuto oggetto di commercio, è da considerare come un apripista del business degli organi.

Altri aspetti problematici della relazione?
Bisogna anche riflettere sulle ricerche di farmaci sempre più “performanti” per combattere alcune malattie croniche che aggrediscono i grandi organi prevenibili ed influenzabili con l’aiuto del dentista. Questa medicina in un epoca di simil-guerra ben si sposa con quella di guerra vera e propria, dove la vita umana non è più un valore da mantenere, ma un campo di azioni commerciali a tutti i livelli.

Si riferisce all’Italia?
Parlando con colleghi Usa capisco che attraversano un periodo simile a quello che viviamo noi. Con la differenza che non hanno la pletora nostra, ma un sistema dove il povero non conta. Hanno fabbriche dentali come da noi nelle quali conta la cassa, dalla diagnostica alla terapia e dove l’etica professionale dei giovani che vi lavorano è minata dalla minaccia di perdere il posto di lavoro qualora dovessero parlare del mondo nel quale vorrebbero essere medici.

Cosa resterà della sua relazione?
Chi verrà a sentirmi non cercherà le ultime tecniche italiane in odontoiatria, ma per portarsi a casa il rispetto della persona oltre allo stato di salute del paziente, che esige una diagnosi corretta e non accanita, una valutazione rispettosa e confidenziale delle sue capacità economiche e una terapia funzionale/estetica attuata con nobile spirito professionale e sociale.

Sono principi condivisi?
I miei amici/colleghi in tutto il mondo iniziano a capire che le piccole battaglie che ognuno conduce nel proprio Paese valgono zero contro le forze di stakeholders multinazionali o altri gruppi di interesse, partner serviti e riveriti dei Governi. Pur non essendo un dichiarato fautore del principio dell’”occhio per occhio, dente per dente” auspicherei una professione unita a livello globale. Vedrei molto bene la solidarietà e la responsabilità sociale di un’altra professione “flagellata” come quella del giornalista. Nella mia relazione tutti questi elementi vi saranno, perché costituiscono il cuore di un rapporto sano tra l’odontoiatra e il suo paziente.

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