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Lo sbiancamento dentale: tecnica mininvasiva ad ampio spettro, su cui è necessario fare formazione

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Philips Oral Healthcare Symposium 2013
Patrizia Gatto

Patrizia Gatto

mar. 16 aprile 2013

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Intervista al prof. Angelo Putignano.

Alla fiera IDS di Colonia lo scorso 12 marzo incontriamo il prof. Angelo Putignano, docente ordinario all’Università degli Studi di Ancona, autore di innumerevoli pubblicazioni e libri di Conservativa ed Estetica dentale. Opinion leader mondiale, è considerato una delle eccellenze italiane che ha l’onere e l’onore di esprimere autorevoli opinioni in ambito internazionale. Per questo il 10 marzo 2013 ha partecipato come relatore al Key Opinion Leader Meeting in Amsterdam dal titolo “Oral Health Care Symposium 2013”, organizzato dalla Philips per parlare di Bleaching. “Dental Tribune” lo intervista per fare il punto della situazione.

Dental Tribune Italia: Per quasi tutta la sua carriera si e occupato di estetica. Cosa è cambiato in tema di estetica dentale negli ultimi 10 anni?
Angelo Putignano: Sopratutto il concetto di odontoiatria. L’ingresso dell’adesione ha stravolto la filosofia dell’odontoiatria: da quel momento l’estetica ha acquistato un valore diverso. Con procedure mininvasive oggi si possono cambiare forma, posizioni dei denti, colore. Le pratiche di sbiancamento, di uso ormai quotidiano, permettono di ottenere risultati incredibili.
Ma quello che è veramente cambiato è la domanda. Oggi non più il dentista che propone come in passato, ma è il paziente che richiede un trattamento. Questo significa inaugurare una nuova era, con tutti i benefici del caso ma anche nuovi rischi. Mi riferisco all’over-treatment, ovvero cambiare forma e posizione ai denti di pazienti che non ne hanno una reale necessità di trattamenti odontoiatrici: dal trattamento della patologia si è passati in taluni casi alla cosmesi pura. In questo senso bisogna oggi stare molto attenti.

Usa abitualmente lo sbiancamento come complemento di altri trattamenti?
Ho cominciato circa trenta anni fa a fare sbiancamenti, allora anche con tecniche un po’ improvvisate. Il bleaching è il settore dove c’è più over-treatment, secondo me. Non tanto nell’Europa occidentale quanto piuttosto in Oriente e negli Stati Uniti, quasi come bisogno ed espressione di libertà. Lo sbiancamento è pratica corrente. Ma l’improvvisazione regna sovrana. È pronto il dentista per tutto questo? Non è solo il prodotto che fa lo sbiancamento. Il prodotto è un mezzo attraverso il quale il professionista mette in pratica un piano di trattamento spesso in combinazione con una terapia. La gestione di questa procedura deve essere fatta da persone preparate. Diversamente il paziente vuole il dente sempre più bianco e non sempre un eccessivo sbiancamento rende più bello il dente.

Qual è il limite, a suo parere?
Quando il dente perde la naturalezza.

Avvicinarsi a uno studio dentistico per lo sbiancamento non è una occasione per incontrare un paziente per altre cure?
Io vedo lo sbiancamento come un premio, che in taluni casi può essere un elemento motivazionale. Oggi che lo sbiancamento in Europa può essere fatto solo da un professionista e non è più un prodotto da maxmarket, può essere uno stimolo. Un bel sorriso è indice di denti sani. Se questo può aiutare ad andare dal dentista visto che il 40% ancora non ci va, ben venga. Credo che in Europa lo sbiancamento sia richiesto per lo più da pazienti già motivati. È chiaro che comporta una visita da dove poi possono risultare delle patologie. Ma lo sbiancamento non può sostituire la prevenzione.

Cosa ne pensa della nuova normativa europea e del regolamento applicativo italiano, uscito sulla Gazzetta Ufficiale a gennaio 2013?
Sono favorevole alla normativa ma meno alle restrizioni. Individuato il professionista che può effettuare questo trattamento, ovvero che può prescriverlo, dovrebbe essere libero anche di gestirlo, in quanto titolare di questo trattamento. Certo la formazione è fondamentale e sotto questo punto di vista siamo molto indietro. Bisogna recuperare anche la propria etica.

Lei insiste sempre sulla formazione, sulla preparazione per quanto riguarda lo sbiancamento.
Questo è un punto molto critico: pochissimi dentisti hanno fatto dei corsi sullo sbiancamento, su come si sbianca, con quali prodotti a seconda dell’indicazione specifica e delle caratteristiche organolettiche e chimico fisiche. Capire come funziona ci permetterebbe di aumentare le indicazioni. Invece, ci si ferma spesso prima di proporlo perché si pensa faccia male o non faccia nulla. Tra questi due estremi in realtà ci sarebbero molti pazienti che potrebbero avere un beneficio dallo sbiancamento. Ma per ignoranza, dovuta alla mancanza di formazione, non viene proposto e il professionista non ci crede.

Questo è stato un concetto chiave nella relazione ad Amsterdam, che ha stupito la platea.
Il bleaching non è solo un trattamento cosmetico. Nei casi che ho presentato l’utilizzo dello sbiancamento era un trattamento terapeutico che mi ha permesso, per esempio in uno dei case report presentati, di evitare 6 corone, abbinando sbiancamento e composito. Quindi con costi biologici ed economici decisamente inferiori.
La formazione ci può aiutare anche a “vendere” lo sbiancamento, cioè fare marketing evidenziando i grandi vantaggi per il paziente. Come vendere lo sbiancamento è parte delle tecniche di formazione.
Nel mio studio lo sbiancamento viene sempre proposto dall’igienista che ha un rapporto più di complicità con il paziente.

L’igienista rimane una figura perfetta per proporlo ?
Io credo nella delega all’igienista. Specie per queste tecniche, che spesso i dentisti ritengono un accessorio.

Qual è oggi il concetto di bianco?
È molto personale e sopratutto relativo al paziente stesso. Ovvio il nostro concetto in Italia è diverso da altri paesi.

In quali casi ci sono delle controindicazioni?
Normalmente sono delle controindicazioni solo parziali. Pensiamo ai pazienti bulimici e a patologie erosive, per fare degli esempi. L’ipersensibilità di per sé non è una controindicazione. Se un paziente ha tutto il suo tessuto non ci sono delle controindicazioni.

Quale conclusione sul valore dello sbiancamento?
È stato svalutato o troppo valutato. Non è stato valutato per quello che è.
Normalmente è una tecnica di cosmetica dentale. Ma il trattamento cosmetico è un trattamento. Dobbiamo considerare anche la psicologia del paziente. Inoltre, sarebbe assurdo fare un piano di trattamento importante, anche economicamente, e poi lasciare i denti neri.
Sta alle aziende la responsabilità di non scaricare il prodotto dentro gli studi, ma di venderlo facendo formazione. Questa è la chiave del successo. La prima azienda che lo farà si occuperà veramente della salute del paziente.
Concludendo è un trattamento mininvasivo e pertanto da suggerire.
Sei mesi di sbiancamento a bassa concentrazione possono dare ottimi risultati ed evitare altre soluzioni più invasive.

 

L'articolo è stato pubblicato sul numero 4 di Dental Tribune 2013 (aprile).

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