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Da Koch al Microbioma: Intervista alla prof.ssa Annamaria Genovesi

Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 8 gennaio 2020

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In un mondo moderno sempre più dinamico e connesso, dove l’informazione è accessibile a tutti e le conoscenze sono in continua evoluzione, la medicina degli ultimi decenni è cambiata molto velocemente, come del resto sta accadendo in tutte le branche scientifiche e tecniche.

Pensiamo ad esempio ai Postulati di Koch, che stabilivano la relazione di causa-effetto che lega un microrganismo a una malattia, e che hanno rappresentato per anni un mantra terapeutico per il clinico, ed oggi messi in discussione in ambito di salute orale. Oggi l’obiettivo del clinico non può più limitarsi, purtroppo, a eliminare i batteri presenti in un determinato microambiente, ma piuttosto creare i presupposti ad un microambiente favorevole.

Mantenere una buona igiene orale coincide con una buona salute orale e questa a sua volta, nella gran parte dei casi, rispecchia una buona salute generale. Il razionale biologico alla base di questo nuovo trend, intrapreso dal mondo della prevenzione, e il metodo con cui questo viene raggiunto rispecchiano ad oggi le sempre più esigenti richieste dei nostri pazienti non più disposti a trattamenti prolungati nel tempo e spesso dolorosi. Oggi, grazie alla ricerca scientifica sul microbiota orale, sono stati proposti e sviluppati nuovi approcci, basati su terapie definite “pro-attive”, ovvero terapie che mirino a potenziare tutti quei meccanismi difensivi innati con lo scopo di mantenere e/o ristabilire un ecosistema orale sano. Ecco che in un contesto del genere la capacità del singolo clinico di comunicare con il paziente e fargli comprendere quanto in realtà sia lui il vero protagonista della stessa terapia, diventa fondamentale. Il 7° Congresso dell’Istituto Stomatologico Toscano, presso il Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, il 24-25 gennaio 2020, tocca un tema delicato e attualissimo “La riduzione dell’invasività nelle procedure odontoiatriche”. “Procedure mini-invasive nella terapia parodontale non chirurgica” è la relazione delle prof.ssa Annamaria Genovesi, Direttore del Master di 1° livello in Terapia Parodontale non chirurgica e Responsabile del Servizio di Igiene e Prevenzione orale dell’Istituto Stomatologico Toscano. A lei qualche domanda sull’argomento.

Prof.ssa Genovesi, l’evoluzione dei trattamenti di Igiene orale ha portato a “preservare”. Vale a dire utilizzo di procedure che si contrappongono a quelle del passato?
Sono gli obiettivi oggi a essere cambiati, le nuove procedure sono solo una conseguenza di ciò. Come detto prima, noi oggi abbiamo un compito più arduo, l’“utopia” clinica di fare corrispondere la salute all’assenza di batteri oggi non è più percorribile! Il clinico deve adempiere a un compito sicuramente più complesso, ricreare, laddove perduto, o mantenere un microambiente orale favorevole nel quale batteri ed organismo ospite cooperino al funzionamento di quella affascinante macchina che risponde al nome di corpo umano. Focalizzando l’attenzione sul Microbiota orale, possiamo dire che noi coabitiamo in modo permanente con i batteri, questi, sono presenti in modo permanente all’interno della nostra bocca. Questa condizione è definita “Simbiosi”, uno stato dunque dove i membri delle singole colonie batteriche comunicano tra loro ed a loro volta l’insieme delle colonie collabora con l’organismo ospite, inducendo una serie di effetti benefici sia per l’organismo sia per i batteri stessi. Nel momento in cui lo stato simbiotico si altera, avviene il passaggio da uno stato di simbiosi a una condizione di “disbiosi”, ovvero le comunità batteriche contenute nel nostro corpo rispondono modificandosi in composizione e numero a seguito del cambiamento delle condizioni ambientali. Questo cambiamento porta alla rottura della relazione benefica con l’ospite e al passaggio, allo “shift”, da una condizione di salute ad una condizione di patologia. Ecco che le nostre terapie devono andare a ricreare quelle condizioni alla base dello scambio reciproco positivo, batteri-organismo, unica strada percorribile per garantire ai nostri pazienti un risultato duraturo nel tempo. 

Mini-invasività in senso biologico: vale a dire?
Queste conoscenze hanno modificato i protocolli clinici. Le nuove conoscenze in associazione alle nuove tecnologie di cui disponiamo oggi hanno permesso di evolvere in ambito di terapia parodontale non chirurgica: mini-invasività, equilibrio ed estetica, sono termini con cui dobbiamo interfacciarci quotidianamente. La salute parodontale non si ripristina con l’aggressione, bensì nel ricreare le condizioni fisiologiche affinché la biologia risponda spontaneamente.

Mini-invasività in senso operativo: come?
Oggi, la terapia parodontale non chirurgica è intesa come insieme di manovre operative atte a garantire l’integrale recupero, il ritrovamento di un equilibrio di salute orale e il suo mantenimento a medio e lungo termine. Le procedure di strumentazione si sono evolute per garantire criteri di minima invasività e incrementi progressivi dell’efficacia. Il nuovo approccio clinico quindi è caratterizzato dalla mini-invasività; oggi è più facile essere mini-invasivi grazie alle innovazioni tecnologiche che ci supportano sia nei trattamenti professionali sia in quelli domiciliari. Nei trattamenti professionali gli strumenti più utilizzati sono: ultrasuoni con inserti sempre più performanti, polveri da profilassi capaci di disgregare il biofilm da tutte le nicchie ritentive, laser come strumento di alta decontaminazione e ozono per ricreare delle condizioni favorevoli a un equilibrio microbiologico. Queste tecnologie consentono al professionista di raggiungere obiettivi di alto livello, di ridurre il dolore, i tempi di trattamento, i rischi di batteriemia e al paziente di ridurre l’uso di farmaci. La tecnologia inoltre amplifica i nostri risultati ottimizzandone la performance delle terapie. L’innovazione tecnologica non può e non deve tuttavia essere consideratala soluzione a tutti i problemi e non dobbiamo illuderci che possa colmare qualsiasi vuoto, dobbiamo sempre interporre il nostro giudizio critico per capire quale strumento è più adatto in una particolare situazione clinica. La tecnologia quindi va vista nell’ottica di qualcosa che ci aiuta nella riduzione dei costi biologici, umani ed economici. Nell’igiene orale domiciliare le tecnologie come spazzolini elettrici, strumenti interdentali di ultima generazione, le docce orali ozonizzate, permettono ai nostri pazienti di mantenere i risultati clinici e di incrementare nel tempo la salute orale e l’estetica.

Prof.ssa Genovesi, mini-invasività in senso economico: pensa che in tempo di crisi questo consenta ai pazienti di accedere alle terapie di mantenimento?
Il concetto di “mini-invasività” può avere diverse accezioni, in senso biologico, operando nel maggior rispetto possibile dei tessuti e dell’anatomia, ma anche in termini di vantaggi di salute ed economici. Vista la correlazione tra salute orale e salute generale, dobbiamo cercare di semplificare le procedure operative e rendere meno costose le sedute di igiene orale, quindi sedute brevi ma frequenti, volte a garantire così un equilibrio microbiologico nei nostri pazienti.

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