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Col Meeting Viareggio saluta la nascita dell’Istituto Stomatologico Toscano

Da sinistra Antonio Barone, Annamaria Genovesi e Ugo Covani.
Massimo Boccaletti

Massimo Boccaletti

lun. 16 dicembre 2013

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Con il primo International Meeting svoltosi a Viareggio il 13 e 14 dicembre si è tenuto il battesimo effettivo della nascita dell’Istituto Stomatologico Toscano, che, avvenuta ufficialmente a novembre 2013 col convinto sostegno delle Istituzioni pubbliche, si pone oggi come una realtà unica nel panorama dentale italiano.

Assunta infatti la veste di Fondazione (dalla precedente società di capitale, ndr.) con un’elaborazione giuridico-operativa che ha richiesto quasi due anni, l’Istituto persegue tre finalità essenziali. Anzi quattro: clinica, ricerca, formazione di livello e l’altra, esplicitamente dichiarata, che è la socialità (è una Onlus!) “La nostra struttura - dice Ugo Covani, il fondatore e attuale presidente - si pone come momento di raccordo con l’attuale sistema sanitario in favore soprattutto delle classi svantaggiate”. Obiettivo più che ambizioso di un connubio pubblico/privato che data la sua unicità e polivalenza, un domani potrebbe costituire un modello di riferimento.
Quale miglior battesimo, peraltro, per l’Istituto, che esordire con un Meeting, come quello di Viareggio, dalla formula decisamente innovativa su un tema “caldo” come l’impianto post estrattivo immediato? Alla base di tale affermazione vi sono almeno tre considerazioni: la prima, consistente nell’adozione di un tema così specifico, tale da conferire all’incontro di Viareggio la definizione di Meeting monotematico. La seconda, la trattazione in termini più teorico-speculativi del tema, il giorno prima (venerdì 13), attraverso relatori di vaglia come Myron Nevis, Devorah Schwarz-Arad, Arthur Novaes, Jan Cosyn, Miguel Pennarocha Diago, Adriano Piattelli e lo stesso Covani. Mentre nella seconda giornata congressuale, ecco (altra innovazione) lo stesso tema divenire oggetto di un’analisi ravvicinata, occasione di quesiti e richieste di chiarimenti legati alla pratica quotidiana, con l’ampio coinvolgimento di un pubblico formato in prevalenza da clinici.
Tornando all’Istituto Stomatologico Toscano, nel presentarlo ai partecipanti nel corso della “Notte degli Awards” (la premiazione degli articoli più cliccati sul sito di Dental Tribune ndr.), Covani ha parlato di sé come il “padre”, indicando in Antonio Barone il “figlio maschio” cui lasciarlo un domani in eredità. All’obiezione di non essere poi così avanti nell’età (65 anni) da dover necessariamente pensare ad un erede per la sua creatura, Covani si schermisce. Ma a ben vedere, non è tanto il carico degli anni né un senso di previdenza esasperato a spingerlo a pensare al futuro. Quanto la singolare sintonia instaurata con Antonio Barone, la comune concezione della disciplina, della “mission” del medico, a cavallo tra clinica e ricerca. I primordi di un sodalizio professionale ed umano particolarmente riuscito, si possono far risalire a vent’anni fa quando Covani, conferenziere e docente affermato al punto di tenere corsi all’Università di Buffalo, si imbattè nel più giovane Barone.
Quel sodalizio, che dura tuttora, divenne immediatamente operativo al rientro in Italia e a farne parte idealmente (sebbene operante in un'altra regione) c’era anche Roberto Cornelini, brillante clinico e ricercatore, allora presidente Sicoi. Finchè, non se ne andò all’improvviso, la mattina del 6 gennaio 2010, stroncato da un infarto sui campi da sci, dinanzi agli occhi del figlio. Aveva 55 anni. Il suo nome è apparso spesso sul grande schermo luminoso dell’Aula Puccini del Principe di Piemonte, quale coautore di ricerche sul tema oggetto del Congresso. Al punto da far dire a Covani che a Viareggio c’era anche lui, Cornelini, anche se in modo diverso.

 

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