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La cefalometria ha rappresentato per decenni, insieme all’analisi dei modelli delle arcate dentarie, lo strumento diagnostico principale per poter eseguire una diagnosi di malocclusione scheletrica. I più conosciuti limiti di questo tipo di indagine sono due: il primo è senz’altro quello correlato al fatto che una immagine bidimensionale fornita da una teleradiografia in proiezione latero-laterale di per sé non può rappresentare una struttura complessa tridimensionale come è il cranio.
Il secondo aspetto riguarda l’effetto di magnificazione e/o di distorsione legato alla tipologia di acquisizione radiografica; e si sottolinea come la posizione della testa al momento della presa della radiografia può alterare il dato cefalometrico.
Per far fronte a questi limiti della cefalometria eseguita su radiografie analogiche digitali, è partito ormai da qualche anno un trend particolare3: la CBCT (tomografia computerizzata cone beam) fornisce una serie di DICOM nei tre piani dello spazio assiale sagittale e coronale.
Queste scansioni sono elaborabili con software di imaging che attraverso il processo di RAY-SUM o MIP sono in grado di scegliere le scansioni più idonee per ottenere una visione bidimensionale del cranio sulla quale eseguire tracciati cefalometrici tradizionali. Il carico radiogeno di una teleradiografia è di 30 microsievert circa5.
La CBCT è una apparecchiatura che sfrutta radiazioni ionizzanti per catturare immagini, come fa ogni tipologia di macchinario radiografico: la dose radiogena, che varia in base alla diminuzione dei kVp e mA mantenendo il tempo di esposizione fisso, è di una quota minima dai 20 microsievert ai 90 microsievert in relazione del macchinario6.
Considerando che l’obbiettivo è eseguire una analisi 2D, l’uso di scansioni 3D ai fini puramente cefalometrici non rispetta il principio ALARA (as low as reasonably achievable).
L’interazione dei raggi X con i tessuti viventi provoca la ionizzazione degli atomi con la conseguente formazione di radicali liberi che reagendo con le molecole della membrana cellulare ne modificano la struttura biochimica.
Sono infatti maggiormente suscettibili i tessuti a turn-over cellulare più rapido e intenso come le cellule del sangue e del sistema linfatico, la tiroide, il timo e il cristallino.
Questo è il motivo per il quale deve essere limitato l’uso di fonti radiogene nei soggetti in crescita.
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