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Cancro di testa e collo: gli antiacidi potrebbero aumentare il tasso di sopravvivenza

Gli antiacidi sono stati collegati a una migliore sopravvivenza nei pazienti con tumore della testa e del collo (Photograph: R. MACKAY PHOTOGRAPHY, LLC/Shutterstock).

ven. 19 dicembre 2014

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ANN ARBOR (Michigan, USA) Gli antiacidi sono di solito prescritti per gestire il reflusso acido, effetto collaterale comune della chemioterapia o radioterapia in pazienti affetti da cancro alla testa o al collo. Tuttavia, questo farmaco potrebbe anche esser d’aiuto nell’arrestare il cancro, come riportato in una nuova ricerca. All’Università del Michigan si è scoperto infatti che i pazienti che hanno assunto antiacidi hanno una migliore aspettativa di vita rispetto a quelli che non ne fanno uso.

Sono stati presi in esame 596 pazienti con carcinoma a cellule squamose della testa e del collo senza precedente trattamento, due terzi dei quali hanno assunto antiacidi mentre i restanti sono stati utilizzati per controllo. «I primi hanno una miglior aspettativa di sopravvivenza – sottolineano i ricercatori – mentre i soggetti che hanno preso gli inibitori della pompa protonica hanno ridotto del 45% il rischio di morte. In quelli che hanno preso gli inibitori dei recettori istaminici H2 il rischio è diminuito del 33 per cento».

Sebbene questi risultati indichino che l'uso abituale di farmaci antiacidi possa avere un beneficio terapeutico significativo nei pazienti con tumore della testa e del collo, i meccanismi alla base dell'effetto non sono stati ancora ben chiariti. Sono previsti ulteriori studi per indagare se gli antiacidi si possono utilizzare per fermare la progressione del cancro e per ridurre il rischio di svilupparlo nella regione della testa e del collo. Gli inibitori della pompa protonica come Prilosec, Nexium e Prevacid, e gli H2 inibitori, come Tagamet, Zantac o Pepcid, sono considerati relativamente sicuri e in genere hanno pochi effetti collaterali.

Lo studio, intitolato "Gli inibitori della pompa protonica e gli H2 inibitori sono associati ad una miglior sopravvivenza complessiva in pazienti con carcinoma a cellule squamose della testa e del collo”, è stato pubblicato nel numero di dicembre della rivista Cancer Prevention Research.

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