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Bioteck inaugura il nuovo centro polifunzionale di ricerca e sviluppo

Da sinistra verso destra: G. Zigliotto, presidente Confindustria Vicenza; G. Caldiera, DG Fondazione Cuoa; L. Gillio, Sindaco di Riva presso Chieri; A. Ghiglia, assessore Regione Piemonte alla Ricerca, innovazione e tecnologia; Rino Biasiolo, amministratore Unico Bioteck SpA.
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mer. 16 ottobre 2013

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Fondata nel 1995, presente in oltre 50 mercati a livello mondiale, Bioteck è un’azienda biotecnologica all’avanguardia nel settore della produzione di innesti ossei.

Anche nel periodo di crisi economica che attanaglia il paese, ci sono alcune aziende italiane che vanno in controtendenza e crescono. Ne è un esempio Bioteck, azienda produttrice di dispositivi medici di origine naturale che oggi ha inaugurato il nuovo centro polifunzionale di produzione, ricerca e sviluppo, ampliamento del suo storico sito produttivo di Riva presso Chieri (TO). «A quasi 20 anni di distanza dall’inizio di questa avventura possiamo dire, con ragionevole certezza, che il coraggio dell’innovazione sta funzionando bene e sta garantendo al territorio un apprezzabile ritorno degli investimenti prodotti. Spero che sia possibile utilizzare esperienze come le nostre per realizzarne ancora e contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone e favorire la cultura della scoperta e del miglioramento» afferma Rino Biasiolo, amministratore unico di Bioteck. Bioteck è presente in oltre cinquanta mercati a livello mondiale. Grazie a infrastrutture all’avanguardia e a un capitale umano ad alto potenziale è riuscita a diventare un ecosistema di attrazione del talento e dell’innovazione. Fondata nel 1995, negli ultimi due anni ha raddoppiato il numero dei dipendenti. Nel 2012 l’azienda ha introdotto Zymo-Teck, la soluzione più avanzata e perfezionata di deantigenzazione enzimatica, che a differenza di quelli tradizionali incentrati su trattamenti ad alte temperature o con solventi chimici, utilizza enzimi, cioè proteine naturali, in grado di eliminare in maniera precisa e selettiva le diverse sostanza indesiderate. «Ciò consente di ottenere un sostituto osseo non modificato nelle caratteristiche delle componente minerale e quindi in grado di interagire in modo ottimale con la biologia del soggetto ricevente. Inoltre il mantenimento del collagene nativo garantisce di preservare caratteristiche meccaniche e biologiche assai preziose che altrimenti andrebbero perse» – afferma Danilo Alessio Di Stefano, già docente di Chirurgia orale e tecniche ossee ricostruttive presso l’Università degli Studi di Chieti, di Chirurgia odontostomatologica presso l’ateneo Vita e Salute, Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.

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