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Cannabidiolo: alla ricerca di un nuovo analgesico non oppioide

La ricercatrice principale di un nuovo studio sul cannabidiolo, la dottoressa Vanessa Chrepa, ritiene che questo composto ricavato dalla pianta di cannabis sia un nuovo eccitante farmaco con molte potenziali applicazioni in odontoiatria, inclusa la gestione del dolore (Image: PRO Stock Professional/Shutterstock).

NEWARK, N. J., USA – Il dolore dentale acuto e postoperatorio è inevitabile, e le strategie di gestione del dolore spesso includono l’uso di oppioidi; tuttavia, molti studi hanno messo in discussione le prescrizione di oppioidi dei professionisti dentali, riportando come questa tipologia di farmaci sia spesso troppo usata. Tra i candidati ad analgesico alternativo non oppioide c’è il Cannabidiolo (CBD) – attualmente allo studio nel settore odontoiatrico – il quale in una recente ricerca si è rivelato essere una sostanza che mostra grandi promesse nella riduzione del dolore e potrebbe aiutare a combattere l’epidemia di oppioidi in ambito sanitario.

«Come medico, tratto quotidianamente pazienti con mal di denti, e la mia preoccupazione principale è curare il loro dolore in modo efficace. Ho spesso avuto la sensazione di avere le mani legate quando i miei pazienti non potevano assumere farmaci antidolorifici comunemente prescritti come Advil e Tylenol, che sono noti per essere molto efficaci contro il mal di denti. Le combinazioni di oppioidi sono le alternative, ma conosciamo molto bene gli effetti collaterali dannosi degli oppioidi, compreso il potenziale di abuso e dipendenza», ha detto a Dental Tribune International (DTI) l’autore principale la dott.ssa Vanessa Chrepa, professore associato e direttore della ricerca clinica e traslazionale presso il Dipartimento di Endodonzia della Rutgers School of Dental Medicine di Newark.

Il CBD è un cannabinoide primario derivato dalla pianta di cannabis. La ricerca odontoiatrica suggerisce che la sostanza ha proprietà antinfiammatorie, analgesiche, antimicrobiche, biologiche e osteoinduttive. Uno studio riportato dal DTI ha anche dimostrato che il collutorio infuso con CBD combatte la placca con la stessa efficacia della clorexidina, mostrando il suo potenziale non sfruttato in odontoiatria.

La dott.ssa Vanessa Chrepa. (Image: Vanessa Chrepa).

La dott.ssa Vanessa Chrepa. (Image: Vanessa Chrepa).

«Il CBD è un farmaco eccitante con molte potenziali applicazioni, tra cui la gestione del dolore, l’ansia, l’epilessia e il disturbo da stress post-traumatico», ha spiegato la dott.ssa Chrepa, che inoltre ha dichiarato come il CBD sia in fase di sperimentazione in oltre 100 studi clinici per la sua applicazione in diverse condizioni di dolore.

Nello studio da lei condotto, la dott.ssa Chrepa e i suoi colleghi hanno esaminato l’uso di due dosi distinte di EPIDIOLEX, una soluzione orale di CBD pura regolata dalla US Food and Drug Administration, per la gestione del dolore dentale di emergenza. I ricercatori hanno scoperto che una singola dose di EPIDIOLEX, 10 mg/kg o 20 mg/kg, ha prodotto una riduzione mediana massima del 73% del dolore iniziale durante un periodo di osservazione di 3 ore. Inoltre, hanno riferito che l’85% dei partecipanti ai gruppi CBD ha riportato una riduzione di almeno il 50% del dolore iniziale, che si traduce in un numero paragonabile al trattamento con l’ibuprofene e alla combinazione oppioide e paracetamolo in caso di dolore dentale acuto. «Ciò significa che il CBD era efficace quanto gli analgesici comunemente prescritti per il dolore dentale. Questi risultati hanno superato le nostre aspettative» ha commentato la dott.ssa Chrepa.

Sebbene sia stato riscontrato che l’uso del CBD produca alcuni effetti collaterali nei pazienti, tra cui sedazione, lieve dolore addominale e diarrea, i ricercatori hanno assicurato di non essere sorpresi da questi effetti collaterali, poiché si tratta di effetti collaterali comuni riportati sull’etichetta EPIDIOLEX e che possono essere trattati efficacemente con un farmaco antidiarroico.

Lo studio è di grande importanza per i dentisti e potrebbe significare che i pazienti che non possono assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o paracetamolo per ragioni mediche potranno avere la possibilità di assumere CBD. «Questo è straordinario per noi dentisti, in quanto aggiunge un altro analgesico al nostro arsenale», ha dichiarato la dott.ssa Chrepa.

Affrontare la crisi degli oppiacei con il CBD

Oltre al potenziale per la gestione del dolore, lo studio ha implicazioni più ampie per l’assistenza sanitaria e potrebbe aiutare a sostituire gli oppioidi semisintetici e sintetici, come l’idrocodone e l’ossicodone, che vengono spesso prescritti dopo un intervento odontoiatrico nel tentativo di affrontare il dolore di tipo moderato o grave. «Quando ho letto le statistiche, sono rimasto sorpresa nello scoprire che i dentisti erano al sesto posto tra i primi dieci prescrittori di oppioidi nel settore sanitario, contribuendo per il 6,5% al totale delle prescrizioni di oppioidi», ha osservato la dott.ssa Chrepa. Ha inoltre affermato che i pazienti odontoiatrici hanno una probabilità del 30% di ricevere una prescrizione di oppioidi dopo una procedura odontoiatrica standard a causa della mancanza di efficaci alternative analgesiche non oppioidi.

Nonostante l’accettazione legale e sociale in alcuni paesi, le applicazioni della cannabis in odontoiatria sono state poco studiate (Image: Nelson Antoine/Shutterstock).

«Il CBD è fondamentale in questo caso, poiché ha dimostrato di essere un analgesico molto efficace per il mal di denti e non presenta proprietà psicoattive o di dipendenza», ha concluso.

DTI ha già parlato con un esperto del settore odontoiatrico per capire come i professionisti dentali potrebbero aiutare a prevenire la resistenza agli antibiotici attraverso la gestione degli stessi. In quell’intervista, la dott.ssa Smitha Sukumar della Sydney Dental School in the Faculty of Medicine and Health dell’Università di Sydney in Australia, ha osservato che i professionisti dentali hanno grandi responsabilità in quanto medici prescrittori. «Gli antibiotici non sono una soluzione rapida per aiutare il paziente» ha detto a DTI.

Inoltre, proprio di recente, l’American Dental Association ha pubblicato una nuova linea guida in cui raccomanda l’uso di paracetamolo e FANS al posto di tramadolo e codeina per il trattamento di prima linea nei bambini sotto i 12 anni. Le linee guida rappresentano un passo fondamentale per sostenere un trattamento adeguato ed efficace del dolore dentale acuto pediatrico e contribuiranno a prevenire prescrizioni inappropriate di oppiacei tra i pazienti pediatrici.

Lo studio, intitolato “Cannabidiol as an alternative analgesic for acute dental pain”, è stato pubblicato online il 1 novembre 2023 sul Journal of Dental Research, prima di essere incluso in un numero.

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