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AIO: la ferma biologica non azzera la pletora ma la qualità. Urge analisi dei fabbisogni odontoiatrici

Angelo Raffaele Sodano (Segretario Associazione Italiana Odontoiatri).
A.R. Sodano

A.R. Sodano

ven. 17 luglio 2015

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La CAO ha chiesto un anno di ferma biologica in cui non entrino aspiranti odontoiatri nei 34 corsi di laurea di altrettanti atenei italiani. Ma i corsi di laurea intanto sono diventati 35 perché si à aggiunto quello di Salerno. Mentre la professione frena sui nuovi dentisti, l’università continua a sfornarne.

L’unica voce che non ha avuto timori a dirlo in faccia, proprio a Salerno, è stata l’AIO. Al convegno sulla Professione Odontoiatrica come “Corsa a ostacoli” del 6 giugno io ero presente e con i giovani dei sindacati medici abbiamo fatto emergere che in Italia non solo esiste un problema di pletora odontoiatrica, ma resiste la pletora medica. Ovunque, troppi immatricolati e un po’ troppi laureati. In odontoiatria secondo l’Organizzazione mondiale della sanità siamo il doppio e a nulla vale laureare ogni anno “solo” 700 nuovi colleghi visto che ne arrivano almeno 1300 da Spagna, Romania, Albania. A nulla vale chiudere gli ingressi ai corsi se non a bloccare quel po’ di didattica e ricerca che ci contraddistingue e può rendere competitivi. Peggio, si aprirebbe la strada a ricorsi di studenti che reclamano il diritto costituzionale dell’istruzione. E visto che non può essere negato si spalancherebbero autostrade a erogatori improvvisati, università online, rapporti smaterializzati docente-studente, quando non a erogatori stranieri (ricordate l’Università portoghese tra i Colli Romani?).

In Italia si dovrebbe avviare finalmente quella razionalizzazione del sistema formativo per l’odontoiatria fino a una riduzione drastica dei corsi di laurea (Francia 16, UK 16 e Spagna 17) con un miglior utilizzo delle risorse economiche ed umane e conseguente innalzamento della qualità. L’eccellenza formativa è una chiave di sopravvivenza del sistema nel prossimo futuro.

AIO porge due riflessioni. Primo, la pletora è rappresentativa tanto dell’Università quanto della scuola. Un vecchio modo di fare istruzione ha portato l’Italia ad assumere con l’ultima legge centomila nuovi prof, quando il rapporto insegnanti-studenti è già alto, 1 a 11 contro 1 a 15 la media europea. L’insegnamento ai ragazzi costa più che nel resto d’Europa, il sistema dell’ istruzione si auto sostiene se ci sono gli studenti. Ma se lo blocchiamo spalanchiamo le porte a un’istruzione più improvvisata.

Siamo a un bivio, l’Università non può fermarsi ma il fabbisogno di odontoiatri non lo fa lei né i giovani che pur di diventare dentisti vanno a studiare all’estero, bensì i pazienti che chiedono le prestazioni di cui hanno bisogno. È arrivato il momento di fare il punto di quanti e quali denti cercano il dentista, come dobbiamo distribuirci per essere una risorsa certa e utile per la salute degli italiani e riguadagnare il ruolo centrale nel sistema delle cure. Senza un’indagine epidemiologica su questo stato di salute non si va da nessuna parte. AIO è partita dalla Campania e sta proseguendo. Per questa strada si costruisce di più che creando corsi di laurea e azzerandone gli iscritti.

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