Il futuro della protesi sarà sempre più digitale

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Studi odontoiatrici e laboratori: il futuro della protesi sarà sempre più digitale

Roberto Rosso, Presidente Key-Stone

Roberto Rosso, Presidente Key-Stone

gio. 16 maggio 2019

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In occasione del XI Meeting Mediterraneo AIOP di aprile a Riccione, Roberto Rosso ha presentato in anteprima i risultati della ricerca Key-Stone OmniVision Digital sull'uso delle tecnologie digitali in ambito protesico.

Nel settore dentale la domanda di protesi si prospetta come un’evoluzione radicale: nel 2018 quasi il 60% degli elementi in ceramica è stata realizzata attraverso tecniche digitali. Una crescita rilevante se consideriamo che nel 2011 la percentuale di protesi proveniente dai laboratori e realizzata con flusso digitale raggiungeva solo il 18% (Tab. 1).

Il comparto dei laboratori è altamente caratterizzato da strutture di piccole dimensioni, con un numero limitato di studi clienti e spesso composte da uno o due tecnici e di età abbastanza avanzata. Nonostante questa frammentazione, che determina una impossibilità oggettiva a procedere con investimenti importanti, oggi, il 70% dei laboratori dichiara di utilizzare tecnologie digitali per la fornitura della protesi fissa, anche se in gran parte ancora in “full outsourcing” (Tab. 2).

Ma da alcuni anni, i laboratori più evoluti, di maggiori dimensioni e fornitori di un numero elevato di studi, hanno iniziato a investire nelle tecnologie spingendo di fatto la digitalizzazione in ambito protesico, una diffusione di tecnologie che riguarda ormai oltre il 40% dei laboratori.
La visione degli odontotecnici sull’importanza del ruolo delle tecnologie digitali in futuro è netta: la percentuale di coloro che dichiarano che le tecnologie digitali sostituiranno la maggior parte delle protesi tradizionali è aumentata notevolmente superando il 60%, mentre il 34% degli odontotecnici ritengono che il digitale avrà un ruolo importante in futuro, ma il peso del flusso tradizionale continuerà ad essere consistente.
Se analizziamo l’andamento del digitale dal punto di vista degli studi dentistici e confrontiamo gli ultimi risultati ottenuti tramite la ricerca OmniVision Digital con quelli dell’edizione 2015, osserviamo una crescita rilevante nel flusso di lavoro digitale: se allora solo un terzo degli studi proponeva al paziente protesi proveniente da flusso digitale, oggi la percentuale è quasi raddoppiata raggiungendo il 64%. Questi risultati dimostrano che gli odontoiatri stanno progressivamente superando quelle iniziali resistenze dovute all’impegnativa curva di apprendimento richiesta dall’uso delle tecnologie digitali e alle difficoltà e incognite derivanti da un differente sistema di lavoro, anche se pure in questo caso molti iniziano il processo con un “approccio analogico”, ovvero con l’impronta tradizionale, ed è il laboratorio a digitalizzare il flusso.

La ricerca rileva però, come all’aumentare dei professionisti equipaggiati con queste nuove tecnologie, si noti un certo imbarazzo attitudinale dovuto a una percezione di carenza di assistenza e formazione, confermato dai dati relativi: il 13% degli intervistati infatti dichiara di utilizzare le tecnologie digitali per bisogno ma sentendosi a disagio, mentre il 30% dei dentisti si sente ancora a disagio e abbastanza lontano dalle tecnologie digitali.
L’apertura verso il digitale è però sostenuta dai risultati relativi all’intenzione di acquisto dei dentisti nei prossimi anni: consolidando le intenzioni di acquisto per scanner intraorali, chairside e stampanti 3D quasi il 40% degli intervistati ha intenzione di effettuare degli investimenti nel prossimo futuro. È interessante notare come l’incidenza di citazioni riguardanti la preferenza per il metodo tradizionale e la scarsa dimestichezza con la tecnologia siano diminuite notevolmente rispetto all’edizione 2015.

Questo disagio verso il digitale è implicitamente confermato dal fatto che man mano che la diffusione di queste tecnologie raggiunge operatori meno orientati al digitale, le richieste ai fornitori si spostano dall’area dell’informazione e formazione a quella della convenienza. Questo vale soprattutto per i laboratori odontotecnici, di gran lunga più interessati a una maggiore conoscenza, mentre per i dentisti pare ancora essere rilevante la barriera economica.

La relazione si è conclusa con alcune riflessioni e conclusioni di seguito riportate:
• Il processo verso la digitalizzazione della protesi non è solo irreversibile, ma presenta un’accelerazione senza precedenti in altri segmenti merceologici;
• Il vissuto e la percezione rispetto al digitale cambiano sensibilmente in funzione del “livello di maturazione” degli operatori e della dotazione tecnologica posseduta;
• Possibili «conflitti di ruolo» lungo la filiera sono un timore maggiormente sentito dagli odontotecnici, anche se non manifestati da coloro che sono maggiormente evoluti sotto il profilo tecnologico;
• Grande sforzo spetta all’industria per ridurre quel gap cognitivo manifestato soprattutto in ambito odontoiatrico, in questo senso anche il tecnico può contribuire al miglioramento delle competenze complessive in ottica di «sistema».

È stato soprattutto l’ultimo punto a generare interesse e desiderio di approfondimento. Infatti, è ormai di grande attualità anche la ridefinizione del rapporto industria/odontotecnico/odontoiatra: competenze, processi e ruoli non potranno che essere riscritti nella logica di “fare sistema” in tutta la filiera, con reciproca soddisfazione degli operatori e massima qualità per i pazienti.

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