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“SIDO incontra AIOP”: ortodontista e protesista a confronto interdisciplinare

mer. 14 dicembre 2016

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Nella giornata conclusiva del Congresso internazionale SIDO svoltosi a Firenze, Fortezza di Basso, si è tenuta, dal 13 al 15 ottobre, una sessione scientifica “SIDO incontra AIOP”. Ai due protagonisti, Eliana Di Gioia, ortodontista e Carlo Poggio, protesista, Dental Tribune ha posto una serie di domande per approfondire le modalità ed implicazioni di un confronto interdisciplinare ricco di contenuti.

Per l’ortodontista e per il protesista i casi clinici complessi costituiscono una sfida importante?
Eliana Di Gioia – Certamente. Prevedono diverse fasi di lavoro, svolte da più operatori coinvolti in base alle diverse competenze professionali. La stessa multidisciplinarietà può essere fonte di criticità da valutare nella conduzione del caso clinico. È pertanto cruciale che gli operatori dialoghino tra loro sin dalla fase diagnostica ed integrino le competenze per raggiungere obiettivi fondamentali quali:

  • Individuazione del leader clinico nella gestione di ciascun caso (scelto in base alle caratteristiche cliniche);
  • Definizione dei protocolli diagnostici e terapeutici chiari, condivisi dagli operatori e con il paziente;
  • Eliminazione della criticità di comunicazione nel trasferimento informazioni tra gli operatori;
  • Monitoraggio del caso con periodici clin check in corso d’opera.  


La chiave del successo passa anche attraverso l’efficacia del setting organizzativo del team e l’integrazione dei diversi punti di vista (ortodontico, protesico, chirurgico, parodontale) degli operatori coinvolti nella gestione del caso. Il dialogo, l’interazione ed il confronto tra gli specialisti dei diversi settori diventano pertanto armi necessarie per affrontarla con maggior serenità ed efficacia. Ma perché accada, fondamentale sedersi accanto, protesisti ed ortodontisti insieme, nelle stesse aule ed ascoltare le stesse relazioni.

Nella Sessione scientifica “SIDO incontra AIOP” quali erano i principali obiettivi dell’ apprendimento?
Eliana Di Gioia – È stata una bellissima opportunità per creare occasione di dialogo e di confronto tra ortodontisti e protesisti: i Presidenti SIDO ed AIOP hanno creduto nell’importanza di questo progetto e lo hanno sostenuto. Ho chiesto a Carlo Poggio di focalizzare l’attenzione su ortodonzia e protesi: cosa è, in questo caso, realmente importante e qual è la best practice nel lavoro di squadra. I relatori della giornata hanno pertanto affrontato la pianificazione interdisciplinare dei trattamenti complessi nella gestione dei casi con ortodonzia e implantologia; la tematica dei supporti ortodontici per una protesi minimamente invasiva; la spinosa questione di quando, invece, non fare ortodonzia nei casi multidisciplinari.

Malgrado la comune base odontoiatrica, ortodontista e protesista sembrano appartenere a due specialità diverse tanto dissimili sono le loro “mission”. Quale leader della Sessione “SIDO incontra AIOP”, Carlo Poggio chiarisce cosa sia a suo giudizio, particolarmente importante conoscere per l’ortodontista e il protesista.
Carlo Poggio – Nella programmazione di un caso complesso, la collaborazione tra ortodontista, protesista e odontotecnico svolge un ruolo di primaria importanza nella definizione degli obiettivi raggiungibili nell’ambito delle singole discipline e nella formulazione del piano di trattamento globale del caso. L’approccio interdisciplinare, realizzato con l’integrazione tra diverse terapie, consente di effettuarle con ottima prognosi se basate su un preciso protocollo operativo condiviso tra gli operatori e con il paziente. In estrema sintesi in un trattamento interdisciplinare è fondamentale che ogni step della terapia abbia una precisa finalità rilevante al raggiungimento degli obiettivi finali specifici del singolo paziente. Trattamenti interdisciplinari miranti al puro raggiungimento di obiettivi ideali teorici non individualmente specifici rischiano spesso di produrre overtreatment e risultati finali non soddisfacenti.

Alla luce dei nuovi sistemi di imaging 3D quali esami sono al momento indispensabili alla programmazione di un trattamento interdisciplinare?
Carlo Poggio – L'evoluzione della diagnostica 3D (RX, sistemi di scansione morfologica etc) sicuramente promette di fornire ai clinici strumenti eccezionali di analisi. Tuttavia al momento tendiamo ancora a ragionare sulla base di strumenti consolidati, probabilmente per prassi e per limitazioni alla diffusione dei sistemi più innovativi legati alla complessità e ai costi. C'è da lavorare ancora molto e le società scientifiche su questo avranno negli anni un ruolo certamente importante.

Cosa si intende quando si parla di “setting organizzativo del team”?
Carlo Poggio – Significa puntare ad avere una conduzione coordinata ed attenta delle varie fasi del lavoro clinico: la sinergia di competenze, capacità cliniche e potenzialità di tutte le differenti specializzazioni, la buona conoscenza di cosa sia realmente importante nell’insieme e delle interazioni possibili tra le varie discipline, dovrebbero essere obbligatorie per ogni clinico per incorporare nel lavoro di tutti i giorni piani di trattamento realmente interdisciplinari e lavorare efficacemente in team interdisciplinari.

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