Totalmente dedicata alla crisi del sistema formativo dei medici la seconda giornata del Consiglio Nazionale FNOMCeO di fine anno. Ne è uscita una “Mozione”, che qui pubblichiamo contenente un forte appello: “Salviamo la Formazione Medica”. Il “grido di dolore” del massimo organismo istituzionale è temperato da una proposta: «Abbiamo un progetto complessivo per riformare nel profondo tutto il processo – dice il presidente Fnomceo, Amedeo Bianco – e lo presenteremo, nelle prossime settimane, agli stakeholder (protagonisti, soggetti principali, ndr.) del sistema».
Il sistema formativo del medico mostra i segni evidenti di una profonda crisi strutturale. I sostanziali fallimenti delle procedure di accesso alle Scuole di Medicina, per la formazione di base, e di quelle di ingresso alla specialistica post-laurea hanno determinato un profondo vulnus nella affidabilità e trasparenza delle Istituzioni formative dando respiro a proposte di soluzioni tipo “abolizione della programmazione e/o accesso unico”, peggiori dei danni a cui vorrebbero porre rimedio.
Le incertezze politiche e tecniche sulla valutazione dei fabbisogni in capo a Regioni e Stato, intrecciandosi con riserve autoreferenziali delle facoltà mediche hanno creato condizioni di forte depotenziamento dell’efficacia dello strumento programmatorio. I riflessi di questa incoerenza programmatoria si riverberano anche sulla formazione specialistica, requisito indispensabile per l’accesso al mercato del lavoro medico, determinando un divario che diventerà drammatico nei prossimi anni, tra il numero dei neolaureati e le disponibilità di accesso alla formazione specialistica remunerata secondo direttive europee. Al centro, tantissimi giovani, ostaggi e vittime di un sistema costoso, inefficiente, con forti elementi di inefficacia e che soprattutto consuma risorse valoriali quali la fiducia, il riconoscimento del merito, il desiderio di qualificarsi e migliorarsi.
Rispetto a questa crisi non servono soluzioni tampone, ma una riforma incisiva e profonda dell’intero sistema con il fine di garantire a tutti i giovani l’accesso equo e sulla base del merito e delle attitudini ai corsi di Medicina e il completamento di tutto l’iter formativo. Lanciamo un appello a tutti i soggetti istituzionali in campo, che rispettiamo, nell’esercizio delle loro prerogative affinché si cambino davvero processi, contenuti, soggetti, luoghi e finalità della formazione del medico.
Riteniamo infatti sbagliato prospettare soluzioni che guardano alle criticità dai propri punti di vista, comunque figlie di visioni particolari e autoreferenziali che portano a conseguire obiettivi immediati o di medio termine. Non può farcela da sola l’Università, così come finalmente ha dichiarato, perché anch’essa stretta da forti limitazioni economiche. Non possono farcela da sole le Regioni soprattutto se accarezzano l’idea, come sembrerebbe da documenti ufficiosi, di usare l’ansa cieca dei neolaureati fuori dai circuiti formativi post laurea per decapitalizzare il lavoro professionale del medico all’interno dei SSR, creando inutili e devastanti concorrenze alla base della piramide professionale, dove già imperversano disoccupazione, sottoccupazione e precariato e soprattutto un vulnus sui profili di autonomia e responsabilità, pilastri della qualità professionale e dei servizi sanitari stessi.
Salvare la formazione del medico nell’interesse dei giovani e del Paese vuol dire ricomporre nel sistema ciò che oggi è invece pervicacemente separato e cioè i luoghi e i soggetti di formazione con i luoghi e i soggetti di cura e di assistenza. È un’impresa culturale, organizzativa, etica, civile e professionale alla portata di tutti coloro che hanno sinceramente a cuore la questione. E’ uno straordinario servizio agli interessi veri della nostra Medicina, della nostra Sanità e del nostro Paese. Abbiamo un progetto complessivo sul sistema formazione del medico che crediamo sia all’altezza del compito, nelle prossime settimane lo presenteremo a tutti gli stakeholder del sistema, per confrontarci, misurare e condividere le proposte da assumere.
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