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Prospettive future per le branche della chirurgia orale. Uso dell’ormone paratiroideo 1,34 ricombinato e bisfosfonati

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Raffaele Volpi

Raffaele Volpi

mer. 14 marzo 2012

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Il PTH 1,34 è un agente anabolizzante che può migliorare la guarigione ossea in chirurgia orale, parodontale, e può accelerare l’osteointegrazione in implantologia. Il Teriparatide (Forteo) consiste di N-terminale di 34 aminoacidi di ormone paratiroideo ricombinato, e viene utilizzato per il trattamento dell’osteoporosi da quasi un decennio, da quando gli studi clinici hanno dimostrato che tra i pazienti con osteoporosi severa che sono stati trattati con teriparatide, il relativo rischio di fratture vertebrali e non vertebrali sono stati ridotti del 65% e 53% rispettivamente.

A differenza dei bisfosfonati, farmaci di prima linea per la prevenzione delle fratture, che agiscono principalmente inibendo il riassorbimento osseo,il teriparatide aumenta la densità ossea stimolando la proliferazione degli osteoblasti e di conseguenza il rimodellamento osseo.
Studi recenti hanno riportato risultati clinici ottimi, maggiore risoluzione dei difetti dell’osso alveolare, e accelerazione delle guarigioni delle ferite ossee nella cavità orale in pazienti affetti da parodontite cronica, sottoposti a chirurgia parodontale, che hanno ricevuto iniezioni giornaliere di 20 mg di teriparatide, insieme a calcio per via orale e vitamina D3, per 6 settimane.
Il teriparatide può offrire un potenziale terapeutico importante per i difetti ossei localizzati nella mascella. Inoltre, il teriparatide è stato segnalato per promuovere la risoluzione spontanea nella guarigione delle Onj.
Altrettanto interessante è la sua efficacia nell’aumentare l’osteointegrazione degli impianti dentali. Altri studi clinici recenti hanno messo in evidenza importanti risultati utilizzando i bisfosfonati a bassissimo dosaggio in parodontologia e implantologia.
Questi farmaci sono stati efficaci nel prevenire le osteolisi periimplantari e stimolare l’osteogenesi. Sono stati utilizzati sia per via sistemica che locale. Per ciò che riguarda le Onj correlate all’utilizzo degli amino-bisfosfonati, bisogna tener presente che sono passati più di 7 anni da quando sono stati pubblicati i primi casi e che le comunità scientifiche e mediche non hanno ancora risolto con sicurezza il problema dell’interferenza causale.
Voglio anche affermare che la letteratura odontoiatrica è stata distorta dai rischi che vengono associati con l’uso prolungato degli amino-bisfosfonati, trascurando così di esplorare l’attività antiosteoclastica che può essere utilizzata per migliorare i risultati in chirurgia orale e in implantologia.
 

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