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Lo studio odontoiatrico è collocato in via Roma, ai margini del centro storico di Torre Canavese, un gradevole paesino di 600 anime circondato da struggenti percorsi paesaggistici, ai piedi delle montagne tra Piemonte e Valle d’Aosta. Pietro Bertinetto, il titolare, circa 50 anni, laurea in odontoiatria a Trieste, può contare su una dozzina tra colleghi e assistenti.
Ma un po’ per la dimensione dello studio, un po’ perché non molto distante da altri paesini, si è spesso trovato a fare da medico generico (soprattutto di pronto soccorso) per occuparsi delle piccole grandi emergenze tipiche di un ambiente rurale.
La fama di Bertinetto, tuttavia, non è tanto legata al suo centro odontoiatrico (che, a giudicare almeno dalla sala d’aspetto s’indovina assai frequentato) quanto al paese di cui dal 2005 è sindaco, rieletto nel 2010 a furor di popolo con il resto della sua amministrazione, dopo avere militato per vent’anni nel Consiglio Comunale. Inevitabile quindi la domanda: in quale partito? Come inaspettata la risposta: “Nessuno. Amiamo tutti il nostro paese e lavoriamo per renderlo gradevole e ospitale. L’impegno comporta spesso pesanti sacrifici nella professione e in famiglia. Ma io voglio bene al mio paese, voglio un ambiente sano e sereno, da vivere e da poter visitare per trascorrervi magari una giornata diversa”.
In un’epoca in cui faziosità e contrapposizioni rendono arduo ogni tentativo di rilancio, Torre si distingue invece per le scelte illuminate dei suoi uomini chiave. Scartata a priori un’urbanizzazione selvaggia che ne avrebbe distrutto l’anima, si è optato per il recupero del centro storico attraverso un’attenta riqualificazione di strade e vecchi edifici e l’abbellimento delle facciate con gli affreschi di artisti da tutto il mondo. Intento dichiarato, rendere Torre una piccola “Torre di Babele” all’inverso, dove “la diversità non porta liti ma unione - dice Bertinetto, illustrando con orgoglio il progetto - dove riuscire a far convivere realtà diverse attraverso l’arte come strumento di pace e reciproca accettazione”. L’idea semplice e ambiziosa si concretizza nella proposta alle Accademie di Paesi affetti da tensioni (guerre, conflitti, povertà) di inviare a Torre gli studenti d’arte più promettenti per circa due settimane di corso, al termine del quale lasceranno in ricordo un segno tangibile della loro arte, facendo di Torre un museo a cielo aperto senza orari né stagioni.
“Ai ragazzi l’Amministrazione offre le spese di viaggio, una diaria giornaliera, l’ospitalità e soprattutto tante coccole” sottolinea Bertinetto con fare paterno. Il progetto ha già coinvolto studenti ucraini, giordani, russi, iraniani, israeliani, palestinesi, e, tra gli ultimi, i cinesi, reduci da una selezione particolarmente dura (una decina su un milione di candidati potenziali). Le opere impreziosiscono vicoli e crocicchi, conferendo al paese macchie di colore e d’allegria, frutto d’ispirazioni diverse, espressione tuttavia d’un linguaggio unico e unificante. “L’ultimo contributo all’abbellimento di Torre - osserva il sindaco - doveva venire dai giovani siriani sotto forma di statue da collocare all’inizio del paese in una specie di entrata trionfale. Ma la guerra, per ora, ha travolto ogni iniziativa”.
I vicoli suggestivi, le case affrescate, l’appeal della natura circostante esercitano verso Torre il richiamo di un buon turismo culturale e sportivo (vedi ad esempio il campionato mondiale di mountain bike). “Un’ulteriore attrattiva - osserva Bertinetto - potrebbe essere l’Auditorium, attualmente in via di realizzazione, destinato a congressi e a incontri di livello”.
Un famoso antiquario, tre grandi mostre e un celebre visitatore
Coartefice delle fortune cultural-turistiche di Torre è Marco Datrino, antiquario dall’inventiva geniale, che ha il merito di aver contribuito a dare al paese la fama di luogo d’arte come strumento di pace al di là delle divisioni del mondo. Nel 1990 organizzò infatti una mostra dedicata alla “Pittura russa dal museo di Kiev”, opere del realismo ottocentesco, avanguardie d’inizio secolo e realismo socialista successivo alla rivoluzione, cui fecero seguito nel ‘93 e nel ‘94 “Tesori dal Cremlino” e “Gemme e diamanti del Cremlino”. Tutte iniziative di grande successo, sottolineate nel 2003, dalla visita di Mikhail Gorbaciov, in conseguenza della quale il nome di Torre C.se divenne familiare al mondo intero. Quella visita ebbe un seguito che si può dire duri tuttora: alla memoria di Raissa Gorbaciov, l’adorata moglie dell’ex segretario del Pcus morta nel 1999, Torre Canavese ha dedicato infatti la sua bella pinacoteca.
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