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Perché conviene stare in ENPAM

G. Malagnino, G.P. Marcone

G. Malagnino, G.P. Marcone

lun. 17 luglio 2017

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Il comma 2 dell’art. 38 della Costituzione recita: «I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria». Da questo principio deriva l’esistenza delle casse di previdenza e assistenza dei professionisti, tra le quali l’ENPAM.

Nate come enti pubblici, nel 1994 il governo Amato, resosi conto dell’insostenibilità del sistema pensionistico vigente, le trasformò in fondazioni di diritto privato. Le conseguenze più importanti sono, in estrema sintesi:
• lo Stato non sarebbe più intervenuto a sanare eventuali default delle casse;
• le singole professioni avevano l’autonomia, all’interno di regole ben definite, sotto una stringente vigilanza governativa e parlamentare, per fissare le regole e i parametri su cui il singolo appartenente alla categoria avrebbe costruito la sua pensione.

La sola facilitazione che lo Stato dava al professionista era la possibilità di dedurre dal suo reddito netto (sul quale viene calcolato il versamento previdenziale) tutto il versato. Ciò oggi corrisponde a un risparmio fiscale di circa il 50%. Questo significa che, mentre fino al 1994 si aveva diritto a una pensione che era indipendente da quello che un lavoratore aveva messo da parte (cioè versato alla propria cassa o all’INPS), da quel momento, e in maniera sempre più stringente con il passare degli anni, ogni lavoratore avrebbe avuto una pensione proporzionale a quanto versato. Da qui la necessità di cominciare a occuparsi della propria vita post lavorativa e di quella della propria famiglia appena si ha un reddito, ma anche prima. L’odontoiatra ha quindi la necessità di organizzare il proprio “bilancio” tenendo presente che una parte del proprio reddito lo deve mettere da parte: deve pensare che la pensione non gli sarà “regalata”, ma dovrà considerarla come un suo “reddito differito”, che utilizzerà quando non potrà/vorrà più lavorare. E per questo la Costituzione obbliga lo Stato a favorirlo con la possibilità di dedurre quanto versa. È, quindi, un errore pensare di “risparmiare” sui versamenti previdenziali: non si deduce e non si avrà una pensione adeguata.

E conviene stare in ENPAM: a parità di versamento si avrà una pensione il 20-25% più alta di quella che si avrebbe dal sistema pubblico: perché noi, oggi, abbiamo un patrimonio di poco meno di 20 mld, l’INPS no! Il comma 2 parla anche di altre “tutele”, che i lavoratori dipendenti hanno ottenuto con i loro contratti (infortunio, malattia, invalidità, disoccupazione involontaria). I professionisti sono riusciti finora ad avere un reddito tale che consentiva loro di tutelarsi da soli. Oggi questo non è più vero, a causa di tanti fattori, ma soprattutto della lunga crisi che attanaglia i Paesi occidentali, e l’Italia in particolare. L’ENPAM che, oltre ad essere l’ente di previdenza, lo è anche di assistenza, ha messo in atto alcuni strumenti per garantire quelle tutele e sta utilizzando le proprie finanze per sostenere le colleghe e i giovani colleghi che più sentono la crisi e che, di conseguenza, hanno più difficoltà a costruirsi una rendita post lavorativa adeguata.

Durante l’evento “Trasformare lo studio odontoiatrico in un’IMPRESA di SUCCESSO”, che si svolgerà a Marina di Carrara dal 22 al 23 settembre verranno opportunamente approfonditi questi aspetti. Per maggiori informazioni e iscriversi al congresso clicca QUI.

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