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Massimo Cacciari e la sua proposta al Collegio Docenti: la "libertas philosophandi", nuovo modello formativo

Salla gremita all'inaugurazione.
P. Gatto

P. Gatto

lun. 13 aprile 2015

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Enrico Gherlone, presidente del Collegio dei Docenti per il prossimo quadriennio, ha inaugurato il 9 aprile a Milano il 22esimo Congresso Nazionale, dinanzi a circa 800 persone. Lodevole la scelta dei temi e dei relatori della serata, che hanno affrontato nodi cruciali dell’Università e dell’Odontoiatria ai giorni nostri: scenari e problemi attualmente non ancora risolti sia della formazione universitaria che delle cure odontoiatriche ai pazienti indigenti.

Le prospettive dell’Università sono state affidate alla “lectio magistralis” di Massimo Cacciari, già preside della facoltà di Filosofia del San Raffale. L’Università deve formare la futura classe dirigente e politica “libertas phiilosophandi”, questa la sintesi dell’attenta ed appassionata analisi di Cacciari, a cui arriva partendo dalle origini delle università in Europa, perché lì si trova la mission. Nata infatti in un grande momento di crisi europea, l’Università sorse dalla pressione di nuovi ceti sociali e soggetti economici. Nacque dal e nel conflitto che permette competizione e sviluppo di potenzialità; dalla ricerca di libertà, in una situazione che crea un sano pluralismo competitivo. Università libere che si contendevano gli studenti e che, se deboli numericamente, chiudevano, dovendo stare “nel mercato”. Competizione europea, non regionale. Fondamentale l’integrazione dei saperi all’interno della stessa sede, in un’ottica internazionale.

Di qui la tesi sostenuta da Cacciari. L’università deve educare non istruire, ossia trasmettere il sapere; educare far uscire le potenzialità degli studenti e questo implica un dialogo personale. Ma nelle prospettive di riforma ministeriali, sembra essere un’utopia, laddove il reclutamento dei professori il piano didattico sono uniformati e dove la statualità universitaria impedisce la competizione. C’è una crisi delle Università italiane ed europee: hanno dimenticato le loro origini e prima di affrontare un discorso di riforma bisognerebbe chiedersi se si condivide “libertas philosophandi”.

Nell’incalzante tavola rotonda condotta dal giornalista televisivo Paolo Del Debbio, la messa a fuoco delle contraddizioni all’interno dell’Università italiana di odontoiatria, dove, a fronte di 34 corsi di laurea, sostiene il Presidente della Commissione Nazionale Albo Odontoiatri, Giuseppe Renzo, non c’è uniformità di qualità nell’offerta formativa e un numero esiguo di studenti che si laureano. Troppe dunque e con grande dispendio di energie economiche (ogni studente costa 320.000 euro). Massimo Clemente, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute del San Raffaele, illustra come la loro facoltà, privata, stia sperimentando strade diverse di reclutamento, che implicano un percorso prima della scelta definitiva. Un test di poche ore, seppur perfetto, potrebbe limitare il giudizio su uno studente che in primis deve avere una motivazione per la futura professione. A maggior ragione un dentista, che dopo un percorso così specialistico, non potrà che svolgere quella professione a differenza di medicina.

Il giornalista Del Debbio non può fare a meno di cercare le risposte in altri due punti “deboli del sistema”. Ovvero l’odontoiatria sociale e la prevenzione. Il problema delle cure dei denti è un indicatore sociale subito dopo l’affitto e il lavoro. Come spiegare che in Italia il 60 per cento non si cura i denti? In quanto all’odontoiatria sociale, viene erogata al 7% per cento, come un paese in via di sviluppo? Lo stesso Gherlone, che per primo si era fatto carico del problema nella commissione ministeriale, mette in rilievo quanto costa la prestazione odontoiatrica e quanto sia triste per un paese al terzo posto nel mondo nell’offerta sanitaria aver terminato i soldi per erogare prestazioni.

Luongo parla dell’esperienza Lombardia come opportunità di risparmi che possono essere dirottati in odontoiatria, come si accenna al volontariato di tanti studi privati, che non possono e non devono sostituirsi allo stato. L’intervento del Rettore dell’Università di Brescia Sergio Pecorelli, va al nocciolo di tutti i precedenti interventi, ricordando che Cacciari ha portato all’essenza del problema ovvero la formazione della classe politica e dirigente dove rientra anche la odontoiatria sociale. »Ci si pone non solo come odontoiatri, ci si forma da un punto di vista generale».

Tutto parte comunque dalla prevenzione, dalla sostenibilità, da cui bisogna urgentemente partire. «Come presidente dell’Agenzia del farmaco Aifa – dice – e non come rettore dico che per l’epatite C siamo il primo paese del mondo, grazie a quanto è stato fatto di sbagliato nella bocca. A fronte di un modesto investimento in prevenzione si opta invece per curare la malattia con drammatici costi in farmaci. La discussione accademica è importante – conclude Pecorelli – ma il vero problema è la mancanza di prevenzione e delle cure odontoiatriche. Il mondo è fatto di competizione tra persone che si sono formate in qualche modo. Il problema universitario si può risolvere, ma non quello problema sociale». Gherlone non può che essere soddisfatto del suo esordio «Sono felice, non emozionato – esordisce tagliando il nastro del 22 Congresso – felice di aver preso il testimone dalla professoressa Antonella Polimeni e aver portato il congresso per la prima volta a Milano, al San Raffaele dove iniziai 25 anni fa. La nuova proprietà ci ha dato una grande mano: ora abbiamo una struttura moderna attrezzata per quanto riguarda l'assistenza e la didattica».

Per la nuova proprietà, parte del Gruppo San Donato dal 2012, da sempre impegnato nella prevenzione e nella ricerca , interviene Gilda Gastaldi Rotelli che presenta le finalità delle ristrutturazioni in corso, per permettere al paziente di sentirsi in un ambiente familiare e colorato e il progetto di prevenzione dell’obesità dei bambini. Interviene anche l’AD del gruppo San Donato, Antonio Bidin, che rassicura sull’attuale ottimo stato di salute del San Raffaele, reso possibile dall’applicazione del modello vincente sinergico di clinica, didattica e ricerca scientifica, senza dimenticare “di far quadrare i conti”.

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