«Ben vengano le nuove tecnologie, ma stiamo attenti a fare in modo che siano loro al nostro servizio per migliorare la professione e non viceversa». Quando la tecnologia entra nella vita professionale senza essere stata considerata in modo competente, gli effetti collaterali e i danni si possono ripercuotere in tutti i campi: a partire dal rischio di peggioramento del rapporto col paziente, per continuare con l’invasione tecnologica sia nella sua vita che in quella del professionista.
Non meno importanti gli errori diagnostici favoriti da esami sempre più settoriali che portano alla mancanza di valutazione del soggetto nel suo insieme, alla sempre più limitata capacità di ascolto e anamnestica, atto medico insostituibile per qualsiasi specialità. Rischi di errori terapeutici perché ci si affida alla tecnologia pensando che due più due faccia sempre quattro considerando sempre meno il ruolo della biologia, della fisiologia e della variabilità dell’apparato stomatognatico e dell’uomo al quale appartiene.
Eppure, a fronte di questo incredibile avanzamento tecnologico, nell’anno 2018 le nostre diagnosi sono ancora incredibilmente e sempre di più rigorosamente statiche! Dove è l’avanzamento tecnologico che ci consente di diagnosticare le alterazioni funzionali? L’apparato stomatognatico è sede di funzioni molto importanti per la qualità della vita di tutti noi, quali la masticazione, la deglutizione, la fonazione. Dove sono le tecnologie a disposizione del professionista, di reale utilizzo nell’attività clinica quotidiana, che consentano una diagnosi dinamica e una comprensione dell’etiopatogenesi funzionale della malattia?
I ricercatori hanno dimostrato con chiarezza l’influenza positiva diretta della masticazione sulla memoria e sull’attività cognitiva nelle fasi di sviluppo e di decadimento. La diagnosi funzionale è di primaria importanza per impostare delle terapie mirate al miglior sviluppo cognitivo durante la crescita e al rallentamento del decadimento durante l’invecchiamento o in presenza di malattie degenerative.
È evidente che per realizzare trattamenti moderni e di successo non è più sufficiente l’allineamento dentale o l’estetica protesica, ma è necessario e doveroso conoscere gli effetti delle terapie sulla funzione che, ad oggi, è appannaggio di pochi fortunati ricercatori.
Per poter trarre i giusti vantaggi dalle nuove tecnologie sono chiaramente fondamentali esperienza e conoscenza. Un giovane ha, per forza di cose, poca esperienza, ma la conoscenza dovrebbe essere gelosamente custodita in quel bagaglio culturale costruito lentamente nel tempo lungo il percorso di “formazione universitario”.
Tuttavia l’avanzamento tecnologico, che solo apparentemente semplifica e spesso purtroppo banalizza, aumenta i rischi e ci porta a dimenticare, insieme ai giovani, che “Formazione” vuol dire fatica, attenzione, umiltà, dedizione, educazione, riconoscenza, ammirazione, rispetto, responsabilità, deontologia. Nessuna tecnologia potrà mai annullare tali concetti, senza l’applicazione dei quali si evolve verso una sterile “informazione”, che nulla ha a che fare con la “Formazione”.
Non solo, le tecnologie che si basano sulla formazione, ovvero sui principi biologici e fisiologici che solo un percorso universitario serio può offrire. Sono le vere tecnologie di avanzamento ed evoluzione, quelle che ci consentono una diagnosi più completa, impensabile nel secolo scorso, e che, tanto per cambiare, richiedono competenza, impegno, tempo dedizione etc.
I mezzi ci sono, speriamo che qualcuno abbia voglia di realizzarli, che chi di dovere abbia la competenza e la consapevolezza per sostenerli e che i professionisti capiscano l’importanza di evolvere tecnologicamente allo scopo di “curare”, nel senso medico del termine, i pazienti nella loro unità psico-fisica, affiancati, e non “in preda” alle nuove tecnologie.
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