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Le macchine non potranno mai sostituire l’uomo

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Stavros Pelekanos (Photograph: Tribune CME).
Dental Tribune International

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ven. 29 aprile 2016

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Il dottor Stavros Pelekanos è un esperto di primo piano in protesi, implantologia e odontoiatria estetica. Svolge a livello internazionale attività didattica e tiene corsi pratici. È membro della prestigioso Europe Clinical Masters Program in Esthetic and Restorative Dentistry, corso certificato del programma offerto da Tribune CME. In questa intervista, Pelekanos risponde ad alcune domande riguardo alle attuali tendenze in odontoiatria.

Qual è oggi il ruolo dell’estetica in implantologia dentale?
L’implantologia negli anni Ottanta e Novanta era osteo-guidata. I criteri di Albrektsson per un’implantologia di successo, nel 1986, non facevano riferimento all’estetica e sono stati seguiti per molti anni. Oggigiorno, il protesista inizia il trattamento eseguendo una pianificazione all’inverso, tenendo sempre presente il corretto posizionamento del dente o dei denti da sostituire.

Le aspettative dei pazienti per quanto riguarda i risultati estetici sono in crescita con l’emergere di nuove tecnologie e materiali. Tuttavia, queste innovazioni sono veramente giunte in ogni studio dentistico?
Ricollegandomi alla risposta alla precedente domanda, ci sono due problemi principali che la comunità odontoiatrica ha dovuto affrontare negli ultimi anni: il posizionamento non corretto dell’impianto e le perimplantiti, fastidi difficili da risolvere. Poiché i pazienti sono diventati più consapevoli rispetto a queste complicazioni, sono indispensabili risultati maggiormente estetici e prevedibili. Le nuove tecnologie, come la CBCT ad alta risoluzione, la produzione CAD/CAM degli abutment, gli abutment realizzati con le nuove tecnologie in ossido di zirconio e la pianificazione digitale, sono già ampiamente in uso nell’odontoiatria di tutti i giorni, riducendo al minimo i rischi e migliorando l’estetica e il flusso di lavoro durante il trattamento.

Le soluzioni digitali hanno cambiato il modo in cui le protesi e le riabilitazioni full-mouth, in particolare, sono state effettuate nel corso degli ultimi anni?
La pianificazione digitale, l’impronta digitali intra-orale e la tecnologie CAD/CAM sono davvero cambiate nell’implantologia odierna. Prima di tutto, la pianificazione pre-operatoria è uno strumento utile per garantire il corretto posizionamento dell’impianto, sia per i chirurghi principianti che per quelli esperti. Inoltre, gli approcci chirurgici più conservatori (a volte i flapless) provocano un minor gonfiore post-operatorio, facilitando una maggiore accettazione da parte del paziente. Il flusso di lavoro digitale in protesi facilita la costruzione dell’abutment fresato o addirittura dei denti nello stesso giorno in cui il caricamento, o il provvisorio immediato, è stato inserito nella pianificazione del trattamento. Le procedure CAD/CAM di laboratorio riducono l’errore umano, fornendo quadri più solidi e precisi per le ricostruzioni finali.

Secondo la sua esperienza, qual è il modo migliore per ottenere una corona dall’aspetto naturale?
Indipendentemente dalla rivoluzione digitale, le competenze manuali di un odontotecnico di talento sono indispensabili, soprattutto nel caso di una corona singola affiancata ai denti naturali. Le macchine non potranno mai sostituire la mano dell’uomo: la percezione individuale dei casi, la conoscenza della biologia e dell’anatomia sono della massima importanza. I fattori che determinano il successo e l’aspetto naturale di una corona sono l’accurato posizionamento dell’impianto, una meticolosa manipolazione dell’osso e dei tessuti molli e un odontotecnico specializzato.

Si prevede che il numero di impianti posizionati in tutto il mondo raddoppierà nel corso dei prossimi cinque o sei anni. Di conseguenza, gli sforzi di formazione devono raddoppiare al fine di garantire che i dentisti siano adeguatamente addestrati nel posizionamento dell’impianto. È d’accordo con questa affermazione?
Ovviamente. Ma, e lo dico anche se io stesso sono un docente della facoltà di Odontoiatria dell’Università di Atene che fornisce istruzione al più alto livello, gli studenti sono ancora, purtroppo, non adeguatamente formati sulle protesi. Gli studi post-laurea in un ambiente universitario o nei programmi di master in implantologia molto ben organizzati sono necessari per un dentista, al fine di essere in grado di posizionare o ripristinare gli impianti.

Abbiamo visto diverse idee emergenti nel corso degli ultimi anni in odontoiatria estetica, come la bio-emulation e lo smile design. Quale concetto avrà il maggior impatto in futuro nel cambiare i termini in cui viene eseguita l’odontoiatria estetica?
Come protesista devo dire che non c’è nulla di nuovo in queste idee. Le regole base estetiche devono essere applicate in ogni caso protesico, come nel posizionamento del dente, la proporzione, l’occlusione, il colore e il design. Tuttavia, la tecnologia digitale è uno strumento molto utile, soprattutto per il dentista inesperto, nell’attuazione di queste norme e nella semplificazione del trattamento del flusso lavoro. Lo stesso vale per la bio-emulation. I concetti biologici, i materiali e le tecniche di miglioramento sono sempre lì per semplificare l’odontoiatria clinica e ridurre i potenziali errori e complicazioni.

Qual è secondo lei la posizione dell’odontoiatria estetica rispetto agli sviluppi delle specialità odontoiatriche?
L’odontoiatria estetica non è una specialità riconosciuta in generale, ma rientra soprattutto nella protesica, non credo pertanto che l’estetica dovrebbe essere una specialità a se stante. Essendo cresciuto in ambiente “parodontale-protesico” (in Germania, presso l’Università di Friburgo con il prof. J.R. Strub, ndr) credo che un dentista oggi dedito al restauro debba essere adeguatamente formato in diverse discipline. Parodontologia, protesi e odontoiatria conservativa costituiscono tutto quello che va sotto il nome di odontoiatria estetica.

Nota. La prima sessione del Clinical Masters Program in Esthetic and Restorative Dentistry si terrà dal 17 al 20 maggio ad Atene, in Grecia. Per saperne di più consultare www.tribunecme.com.

Questa intervista è stata pubblicata nel numero 2016 della rivista Clinical Masters.

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