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«L'ipnosi è sicuramente uno strumento efficace in sala operatoria ma non può sostituire completamente l'anestesia»

Fonte Adnkronos

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mer. 1 aprile 2015

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L'ipnosi è sicuramente uno strumento efficace in sala operatoria «Ma non può sostituire completamente l'anestesia. Solo un terzo circa dei pazienti, infatti, può fare un intero intervento con questa tecnica che è legata alla capacità del paziente stesso di entrare in stato ipnotico» Lo spiega, all'Adnkronos Salute, Enrico Facco, docente di Anestesia e rianimazione del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Padova, commentando la scelta dell'Istituto Curie di Parigi di utilizzare l'ipnosi come alternativa all'anestesia totale nelle operazioni di tumore al seno.

Per Facco – pioniere di questo tipo di interventi (nel 2013 ha permesso la rimozione di un tumore totalmente senza anestesia, inducendo uno stato di sedazione mentale in una donna allergica ai farmaci) – bisogna ricordare che «L'ipnosi fa leva sulle capacità soggettive del paziente, non dipende dunque dalla bravura di chi la induce. In generale, 3 o 4 pazienti su 10 riescono a entrare in uno stato ipnotico che permette un intervento o, in odontoiatria dove viene spesso usata questa tecnica, l'estrazione di un dente. Possiamo stimare, poi, un 5-10% di persone non ipnotizzabili del tutto». Il resto della popolazione può avere effetti analgesici minori ma, in ogni caso, «In almeno l'80% dei pazienti questa tecnica ha una grande efficacia nell'aiutare a vivere le cure con serenità, a ridurre l'ansia e l'angoscia della sala operatoria, di cure invasive o diagnosi difficili – dice l'esperto».

Si tratta di uno strumento potente, spiega ancora Facco: «Per rafforzare la cosiddetta la resilienza, ovvero quella capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. Questo permette al paziente di vivere anche la cura più difficile senza essere succube di ansia, angoscia».

Tecnica potente ed economica che medici dovrebbero acquisire all’Università. Secondo Facco, l'ipnosi è «Una tecnica che dovrebbe essere insegnata ai medici all'Università, superando il pregiudizio culturale di cui ancora oggi è vittima e che la vede associata più a discipline orientali che alla medicina. Potrebbe essere utilizzata molto di più, anche contro il dolore cronico o nelle terapie con effetti collaterali pesanti, migliorando l'adesione alle cure da parte dei pazienti e la loro qualità della vita. In medicina non sono molti gli strumenti sempre disponibili, efficaci ed economici come l'ipnosi».

In fondo «Non c'è motivo – osserva lo specialista – perché i medici non debbano acquisire questa tecnica, valida per produrre effetti terapeutici e come adiuvante delle cure per la sua capacità di aiutare il paziente a vivere i suoi problemi con più serenità. L'auspicio è che, piano piano, si imbocchi questa strada nella formazione».

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