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Non solo Pil, produttività o spread, la distanza fra Italia e Germania è anche sui salari. Nel nostro paese la retribuzione oraria è inferiore di oltre il 14% rispetto a quella della Germania, collocandosi anche sotto alla media della zona euro e al dodicesimo posto nell’Ue-27.
A fare i conti sui guadagni, le distanze tra le generazioni, il genere, il livello d’istruzione e i diversi Paesi del vecchio Continente è il report dell’Istat sulla “Struttura delle retribuzioni” per l’anno 2010.
Secondo l’istituto c’è anche un’altra forbice, tutta interna all’Italia e ben più ampia: quella fra neoassunti e `anziani´. La retribuzione lorda annua per dipendente è pari a 28 mila 558 euro, ma dietro la media si nascondono forti differenze, basti pensare che i lavoratori con almeno quindici anni di anzianità aziendale percepiscono un salario superiore del 61,4% rispetto agli assunti da meno di cinque anni. Forti divari si registrano pure tra uomini e donne, con un `gap´ di oltre il 20% a sfavore delle lavoratrici.
Lo studio pubblicato il 25 febbraio è frutto di una rilevazione quadriennale, armonizzata a livello europeo, che prende in considerazione le imprese e le istruzioni con almeno dieci dipendenti nell’industria e nei servizi (escluse le attività della Pa in senso stretto).
Nel dettaglio, in Italia i dipendenti con almeno quindici anni di attività alle spalle guadagnano 36.247, a fronte dei 22.461 euro di coloro che hanno preso servizio da meno di cinque anni. Il divario, anche se più contenuto, resta anche considerando la retribuzione lorda annua per ora (19,9 euro contro 13,7 euro). Ma non è questo l’unico `gap´ evidenziato nel rapporto. L’Istituto di statistica sottolinea anche come i laureati percepiscano in media 42.822 euro l’anno, a confronto con i 19.296 euro di chi si è limitato agli studi obbligatori. Anche in questo caso, la distanza resta anche analizzando la paga oraria: i dipendenti con titolo accademico o di scuola superiore ricevono un salario più che doppio rispetto a quello dei lavoratori con la sola istruzione primaria.
Inoltre, dal dossier risulta che i dipendenti a tempo indeterminato hanno uno stipendio lordo annuo superiore di circa 14 mila euro rispetto a quello dei lavoratori a termine. Quanto alle differenze di genere, la retribuzione media annua pro-capite è di 31.394 per gli uomini e 24.828 per le donne, un divario di circa il 21% a discapito della componente femminile. «Questa differenza è dovuta in parte al diverso numero di ore annue retribuite», spiega l’Istat, più alto per i lavoratori maschi. Infatti, la forbice si riduce prendendo in considerazione esclusivamente il salario orario: nel 2010 il lavoro delle donne è pagato quasi il 10% l’ora in meno rispetto a quello degli uomini.
Passando al confronto con gli altri paesi, nella classifica salari europea l’Italia si piazza al dodicesimo posto nell’Ue a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella dell’intera Ue. Secondo la graduatoria stilata in base alla retribuzione oraria lorda dei dipendenti a tempo pieno ad ottobre (mese dai limitati effetti stagionali) 2010, espressa in termini nominali, la Penisola ha uno svantaggio del 14,6% sulla Germania, del 13% sul Regno Unito e dell’11% sulla Francia.
Fonte: www-lastampa.it
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