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La rivoluzione delle impronte su impianti Encode® restorative system

Particolare della Fig. 3b.
Fabio Scutellà

Fabio Scutellà

gio. 31 gennaio 2013

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Introduzione Negli ultimi dieci anni l’avvento delle tecnologie CAD/CAM applicate all’odontoiatria ed all’odontotecnica ha notevolmente cambiato la professione, conferendole connotati sempre più scientifico-tecnologici e sempre meno artigianali. Nonostante siano ormai trascorsi diversi anni dall’introduzione del CAD/CAM in odontoiatria, solo di recente i clinici si sono attivamente interessati a questa affascinante possibilità.

La prima testimonianza documentata in letteratura dell’utilizzo di tale tecnologia risale infatti al 1986, quando Golec1 descrisse per primo una tecnica, per la rilevazione delle impronte intra-operatorie, di barre in titanio subperiostali con l’ausilio del digitale.
Da allora il numero di pubblicazioni si è moltiplicato in maniera esponenziale, a testimonianza di un crescente interesse da parte dei clinici e dei tecnici, soprattutto alla luce dell’affidabilità sempre maggiore che queste tecnologie garantiscono.
Alcune delle più importanti novità tecnologiche degli ultimi anni riguardano in particolare la protesi nel suo sviluppo sia clinico sia odontotecnico. La stretta interrelazione tra le due discipline è infatti riconosciuta come una delle chiavi per il successo a lungo termine di qualunque riabilitazione protesica, sia su denti naturali sia su impianti. Inoltre, l’integrità nel tempo dei manufatti protesici è in larga misura determinata dall’accuratezza di esecuzione delle impronte definitive, dall’accurata realizzazione dei modelli master e dalla perfetta conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche dei materiali utilizzati durante il processo di costruzione, in quanto le loro caratteristiche li rendono imperfetti e instabili, al punto da creare un prodotto finale che non potrà mai essere preciso al 100%2.

Encode restorative system
In quest’ambito s’inserisce Encode restorative system, realizzato con lo scopo principale di rivoluzionare il modo di prendere le impronte definitive su impianti e allo stesso tempo, grazie alla realizzazione con tecnica CAD/CAM dei monconi implantari e del modello master, di garantire una maggiore affidabilità ed accuratezza al prodotto finale, grazie all’eliminazione di alcuni passaggi e materiali con conseguente riduzione del margine di errore insito nella costruzione di qualunque manufatto totalmente artigianale3.
La novità assoluta di questo sistema consiste nell’utilizzo dei pilastri di guarigione Encode® per la rilevazione delle impronte definitive su impianti, al posto dei classici e spesso odiati copying da impronta; odiati a causa del loro notevole ingombro verticale. I pilastri di guarigione Encode® sono del tutto uguali a quelli convenzionali, eccetto per la presenza, sulla loro faccia superiore, di tre reperi che indicano: il tipo di connessione, il diametro della piattaforma implantare e la profondità dello stesso rispetto al margine gengivale (Fig. 1).

Al clinico non resta quindi che improntare con un materiale di precisione i pilastri di guarigione Encode posizionati al momento dell’inserimento degli impianti (protocollo one-stage) o della scopertura (protocollo two-stage). I modelli montati in articolatore vengono inviati al milling center europeo della Biomet-3i (Valencia, Spagna) dove verrà realizzato un modello master con l’inserimento degli analoghi in corrispondenza dei pilastri di guarigione, grazie all’ausilio della tecnologia robocast. Contestualmente, saranno fabbricati i monconi definitivi in titanio o in zirconia con tecnologia CAD/CAM. Dal milling center, il modello master e i monconi saranno rispediti al laboratorio odontotecnico, che provvederà alla realizzazione delle corone provvisorie e di quelle definitive.
Scopo del presente case report è presentare un caso clinico eseguito attraverso l’utilizzo del sistema Encode restorative system.

Case report
La paziente M.M. di anni 56 si è rivolta al nostro studio per riabilitare il quadrante superiore di destra che presentava un’edentulia parziale in zona 15-16.
Sono stati inseriti 2 impianti Certain Biomet-3i (Palm Beach Gardens, Fla-Usa) di diametro 4,1 secondo il protocollo one-stage. Al termine dell’intervento sono stati posizionati 2 pilastri di guarigione Encode di diametro 4,1 ed altezza 6 mm (Figg. 2a, b, c).

Trascorsi due mesi, necessari per l’osseointegrazione5,6, è stata effettuata una radiografia endorale per verificare che i pilastri Encode® fossero correttamente posizionati, quindi è stata rilevata un’impronta definitiva dell’arcata superiore con materiale polietere (Permadyne–H) (Fig. 3a) e un impronta in alginato dell’arcata antagonista. Infine, è stata rilevato un check occlusale con materiale siliconico.

Le impronte sono state inviate al laboratorio odontotecnico e colate con gesso duro (Fig. 3b) a basso coefficiente d’espansione, quindi montate in articolatore con sistema di montaggio Adesso Split (Fig. 3c).

È stato quindi compilato il modulo d’ordine nel quale abbiamo indicato il tipo di materiale dei pilastri (titanio), nonché il tipo di chiusura marginale da noi preferita. In questo caso, abbiamo preferito una linea di finitura marginale verticale secondo la tecnica BOPT7,8 (Fig. 4).

Il tutto è stato inviato con posta prioritaria al milling center europeo della Biomet-3i a Valencia (Spagna). Dopo 2 giorni dall’invio del nostro materiale abbiamo ricevuto una e-mail con allegati i file dei pilastri generati virtualmente e con la richiesta di confermare o apportare eventuali modifiche al progetto virtuale prima che i pilastri venissero realizzati fisicamente (Fig. 5).

A distanza di 7 giorni dalla spedizione del nostro materiale, abbiamo ricevuto in laboratorio un modello master con gli analoghi inseriti e 2 pilastri in titanio avvitati agli analoghi (Figg 6a, b).

L’odontotecnico ha quindi realizzato le armature metalliche, i provvisori in resina e una dima di posizione in resina per l’alloggio dei monconi in bocca.
Con l’ausilio della dima in Dura-lay abbiamo posizionato i monconi (Figg. 7a, b) e dopo controllo radiografico abbiamo cementato i provvisori 15-16 con cemento provvisorio Temp-Bond (Figg. 7a, b, c).

Dopo circa 1 mese abbiamo rilevato un’impronta di posizione delle armature metalliche già realizzate e inviato il tutto al tecnico per la stratificazione della ceramica. Le corone definitive in ceramica sono state quindi cementate definitivamente con Temp-Bond (Figg. 8a, b, c).

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Discussione
La tecnologia CAD/CAM negli ultimi anni ha raggiunto livelli di predicibilità tali da permettere, se utilizzata correttamente e nei casi adeguati, semplificazione e rapidità d’esecuzione di alcune manovre sia cliniche sia odontotecniche, garantendo allo stesso tempo un risultato finale che in alcuni casi è anche più preciso dello stesso prodotto generato con tecniche convenzionali4.
Il sistema Encode risponde pienamente a queste caratteristiche presentando una serie di vantaggi sia clinici sia tecnici tali da renderlo estremamente versatile.
Il primo e più evidente pregio è rappresentato dalla definitiva sostituzione dei coping da impronta che, dato il loro ingombro verticale, creano diverse difficoltà ai clinici, soprattutto nelle zone posteriori e in pazienti anziani (principali candidati a terapia implantare) con ridotte capacità collaborative e ridotta apertura della bocca. In pazienti privi di problemi articolari, la massima e fisiologica apertura della bocca è mediamente di circa 50 mm nei settori anteriori, fino a ridursi di un terzo (18-20 mm) nei settori posteriori. L’intero sistema coping – vite passante, cacciavite nella sistematica Biomet-3i – è invece lungo circa 44 mm rendendo evidente, quindi, le grosse difficoltà di manovra all’interno della bocca e in particolare nei settori posteriori.
Il sistema Encode elimina anche la possibilità che i coping possano subire micromovimenti nel momento in cui l’impronta viene rimossa dalla bocca causando imprecisioni di vario grado soprattutto con impianti angolati9,10.
Va sottolineato, tuttavia, che vi sono delle limitazioni nell’utilizzo dei pilastri Encode, qualora il parallelismo tra gli impianti sia superiore ai 30°11. Ma vi sono anche dei vantaggi biologici legati alla riduzione nel numero di avvitamenti e svitamenti delle viti, potenziale causa di rottura dell’attacco connettivale circonferenzialmente alla piattaforma implantare, fino a giungere, in alcuni casi limite, ad avere anche un riassorbimento osseo12-14.
Vi è chiaramente anche un importante riduzione dei tempi operativi durante la presa dell’impronta, tanto più consistente quanto maggiore sarà il numero d’impianti.
Infine, grazie alla tecnologia CAD/CAM, è possibile realizzare per sottrazione, partendo da un blocco monolitico di titanio o zirconia, manufatti protesici estremamente precisi e anche meno costosi, se messi a confronto con i pilastri calcinabili.

Conclusione
Uno degli scopi più ambiziosi che il moderno team odontoiatrico si pone oggi è la ricerca di tecniche, strumenti e protocolli clinici che permettano di ridurre i tempi operativi, migliorare l’efficacia terapeutica, mantenendo allo stesso tempo elevati standard di qualità. I numerosi strumenti che attualmente il CAD/CAM mette a disposizione, quali impronte digitali, costruzione di manufatti protesici e dime chirurgiche, permettono di eseguire trattamenti implantari più efficaci in tempi ridotti e sempre nel rispetto delle risposte biologiche. Il nostro principale compito, come ricercatori clinici, è quindi quello di esplorare, senza pregiudizi, questi strumenti tecnologici adottando quelli che pensiamo possano essere più adeguati e rispondenti alle esigenze dei nostri pazienti.

 

Bibliografia
1. Golec TS.: Cad-Cam multiplanar diagnostic imaging for subperiostal implants. Dent Clin North Am 1986 Jan; 30(1): 85-95.
2. Blackman R, Baez R, Barghi N.: Marginal accuracy and geometry of cast titanium copings. J Prosthet Dent 1992;67:435-440.
3. Gelbard S, Aoskar Y, Zalkind M, Stern N: Effect of impression materials and techniques on the marginal fit of metal casting. J Prosthet Dent 1994;71:1-6.
4. Kapos T, Ashy LM, Gallucci GO, Weber HP, Wismeijer D: Computer-aided design and computer-assisted manufacturing in prosthetic implant dentistry. Int J Oral Maxillofac Implants 2009;24 Suppl:110-117.
5. Lazzara RJ, Porter SS, Testori T, Galante J, Zetterqvist L: A prospective multi-center study evaluating loading of osseotite implants two months after placement: one year results. J Esthet Dent 1998; 10(6):280-9.
6. Testori T, Del Fabbro M, Feldman S, Vincenzi G, Sullivan D, Rossi R Jr, Anitua E, Bianchi F, Francetti L, Weinstein RL: A multi-center propsective evaluation of 2-months loaded Osseotite implants placed in the posterior jaws: 3-year follow-up results. Clin Oral Implants Res 2002 Apr;13(2):154-61.
7. Loi I, Scutellà F, Galli F.: Tecnica di preparazione orientata biologicamente (BOPT): un nuovo approcio nella preparazione protesica in odontostomatologia. Quintessenza Int 2008; 5:69-74.
8. Loi I, Scutellà F, Galli F, Di Felice A, Testori T.: Prosthetic contour design using the BOPT approach: clinical and tecnical considerations. Submitted for pubblication 2010.
9. Sorrentino R, Gherlone E, Calesini G, Zarone F.: Effect of implant angulation, connection length, and impression material on the dimensional accuracy of implant impressions: An in vitro comparative study. Clin Implant Dent Relat Res 2010;12(1):63-76.
10. Lee H, Ercoli C, Funkenbusch P, Feng C.: Effect of subgingival depth of implant placement on the dimensional accuracy of the implant impression: An in vitro study J Prosthet Dent 2008;99:107-113.
11. Drago CJ, Peterson T: Treatment of an edentulous patient with CAD-CAM technology: clinical report. J Prosthodont 2007; 16:200-208.
12. Berglundh T, Abrahamsson I, Welander M, Lang NP, Lindhe J: Morphogenesis of the peri-implant mucosa: an experimental study in dogs. Clin Oral Impl Res 2007;17:1-8.
13. Abrahmsson I, Berglundh T, Lindhe J: The mucosal barrier following abutment dis/reconnection: an experimental study in dogs. J Clin Periodontol 1997;24:568-572.
14. Abrahmsson I, Berglundh T, Sekino S, Lindhe J: Tissue reactions to abutment shift: an experimental study in dogs. Clin Implant Denr Relat Res 2003; 5(2):82-8.

 

L'articolo è stato pubblicato sul numero 1 di Implants Italy 2013

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