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La sfida delle sfide: rendere sostenibile la rivoluzione digitale

Alessandro Genitori

Alessandro Genitori

lun. 9 aprile 2018

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Nell’ambito del 62° Corso della Fondazione Luigi Castagnola svoltosi a Montecatini Terme il 23 e 24 Marzo scorsi, abbiamo avuto il piacere d’intervistare il dott. Massimo Buda, che ha tenuto una round table dal titolo “L’odontoiatria nell’era digitale: un’acquisizione sostenibile”.

«Sono Massimo Buda, sono un dentista e mi sono dedicato per tanti anni allo sviluppo delle tecnologie digitali che insegno in vari master universitari. Sono stato Presidente dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa e Restaurativa, ho conseguito un Master il Odontoiatria Digitale e sono Socio Attivo della Digital Dentistry Society, quindi da un mondo analogico ho trasferito la mia esperienza in questa nuova sfida dell’era digitale».

Quando si parla di era digitale si parla di una sfida, ma è davvero una rivoluzione?
Diciamo che il digitale è la sfida delle sfide e c’è quindi la necessità di adeguarci a questa nuova modalità di comunicazione e di trasferimento dei dati. Si tratta di una sfida importante perché coinvolge tutti, a vari livelli e non ultimi naturalmente coloro che si devono occupare di formazione. Siamo una popolazione abbastanza anziana, quindi abbiamo difficoltà ad interiorizzare tutte queste tecnologie. È però uno sforzo che occorre fare perché se non si procede in questa direzione si resterà inevitabilmente arretrati rispetto a quello che succede nel mondo che ci circonda.

Qui stiamo parlando di Rivoluzione Digitale, molti la danno per assodata, ma forse è interessante sottolineare di cosa si tratta anche a livello medico scientifico. C’è questa presa di consapevolezza che esistono degli strumenti in più oggi che possono essere utilizzati?
Nell’ambito della medicina il ruolo più importante del digitale è quello dell’acquisizione dei dati, quindi delle informazioni relative al paziente. Tradotto in termini medici, potrebbe essere equivalente alla parola diagnosi e quindi alla possibilità di utilizzare una serie di strumenti che ci consentono di acquisire informazioni molto più dettagliate sullo stato di salute o eventualmente di malattia del nostro paziente. Abbiamo così la possibilità di ricostruire in maniera virtuale non solo l’anatomia del paziente, ma anche di comprendere e di acquisire informazioni sui dati biologici e funzionali. L’altro aspetto importante è quello di poter utilizzare tutti questi dati per pianificare il trattamento. Nel caso specifico dell’odontoiatria possiamo visualizzare virtualmente la struttura ossea dei mascellari del nostro paziente e successivamente pianificare ad esempio il posizionamento di impianti in relazione lazione alla disponibilità dell’osso di supporto e al disegno della nuova protesi che viene costruita prima di effettuare l’intervento. Questo è un aspetto estremamente importante e si traduce in un vantaggio sia per il paziente, il quale beneficia ovviamente della riduzione dell’impatto terapeutico, che per il dentista che può operare con estrema accuratezza in assoluta sicurezza, eliminando tutte quelle variabili che sono legate alla nostra mera sensorialità. Possiamo quindi garantire un trattamento che sia sempre predicibile e ripetibile nel tempo.

In questo contesto, come cambia il rapporto con il paziente che a sua volta è sempre più “digitale”?
Sicuramente il digitale può contribuire a migliorare il rapporto medico/paziente. Utilizzando delle immagini 3D, nel corso della visita risulta molto più semplice spiegare al paziente sia la sua condizione inziale che le diverse opzioni terapeutiche praticabili nel suo caso specifico. Successivamente è possibile inviare al paziente via web un resoconto corredato da immagini dei diversi piani di cura proposti nel corso della visita. Questo può aiutare il paziente a comprendere meglio tutti gli aspetti della sua situazione, anche attraverso una condivisione ad esempio con i propri familiari. In questo senso il dialogo a distanza può rappresentare un’opportunità offerta dal digitale. Occorre invece porre molta attenzione alle informazioni che vengono divulgate attraverso il web che molto spesso non sono rappresentative del reale stato dell’arte della medicina e possono solo generare equivoci e creare false aspettative nelle persone che credono di potersi appropriare di queste informazioni per formulare il proprio piano di trattamento. Quindi sicuramente il digitale può elevare il livello dell’informazione, ma occorre essere molto cauti al fine di evitare che questa maggiore conoscenza si trasformi in un pericoloso strumento di “autoprescrizione”. Ricordiamoci che in primo piano deve essere sempre posta la figura del paziente che deve essere considerato innanzitutto una persona. Dunque la centralità del paziente è il prerequisito per ridefinire un percorso di umanizzazione nel rapporto medico/paziente nel quale l’ascolto delle esigenze della persona, nel rispetto della sua vita di relazione, delle sue aspettative e non ultime delle disponibilità economico-finanziarie devono essere considerate prioritarie. Un’ulteriore sfida è rappresentata dal coinvolgimento delle persone in un’area che qualche volta è un po’ sfumata e che è rappresentata della prevenzione. Spesso il paziente si rivolge a noi soltanto quando le sue condizioni sono molto compromesse, con conseguente necessità di trattamenti lunghi, costosi e dall’esito incerto. Occorre invece elevare il livello d’informazione e di consapevolezza per consentire a tutti di accedere a protocolli di diagnosi precoce, d’intercettazione di patologie allo stadio iniziale con conseguente semplificazione dei trattamenti e con una sensibile riduzione dei costi da sostenere. Enormi sarebbero i vantaggi sia per la collettività che per il singolo utente che potrebbe beneficiare di servizi di eccellenza a costi contenuti. Esiste tra le altre cose un progetto italiano che si chiama appunto “Progetto Digitale” che trae spunto dalla necessità di dover introdurre i giovani alla comprensione dei principi e delle regole che governano il digitale in tutti gli ambiti, compreso ovviamene quello sanitario. Contestualmente sarà necessario formare i docenti che dovranno adeguare comportamenti e linguaggio per poter comunicare con efficacia con le nuove generazioni dei “nativi digitali” al fine di rendere realmente fruibili le nuove tecnologie. 

La Rivoluzione Digitale è destinata a fallire se non sarà utilizzata in modo accessibile e usata nel modo corretto da tutti?
Certo! La sfida digitale non può essere ignorata. Oggi molte procedure analogiche che utilizziamo in odontoiatria saranno sostituite e completamente soppiantate da procedure digitali. È il caso ad esempio degli scanner intraorali che sostituiranno i materiali da impronta tradizionali. Risulterà molto difficile, se non addirittura impossibile, per esempio sviluppare un’impronta eseguita con tecnica analogica perché molti dei materiali, come ad esempio il gesso da modelli, saranno sempre meno reperibili sul mercato. Inoltre ci sono delle problematiche relative al paziente stesso, il quale informato sull’esistenza di modalità molto meno invasive per poter assumere dei dati, sarà lui stesso a richiedere questo tipo di procedure. Quindi rimanere al di fuori di questo mondo vorrebbe dire restare indietro di molti anni rispetto a quella che è l’evoluzione globale.

Parlando di sostenibilità, quanto è importante, per tutti gli attori coinvolti, porre al centro un investimento che guarda al futuro?
Si tratta di un’area estremamente delicata, perché ogni rivoluzione tecnologica comporta degli investimenti da parte delle aziende che devono certamente trarne un adeguato profitto. Queste legittime prospettive devono però interfacciarsi con le esigenze dei potenziali utilizzatori che devono essere dotati di tutti gli strumenti necessari per potere effettuare una scelta consapevole del dispositivo digitale che viene loro proposto, conoscendone caratteristiche, limiti, vantaggi e svantaggi, senza dimenticare quelle che sono le implicazioni da un punto di vista dell’utilizzo pratico. Solo dal giusto equilibrio di queste due componenti potranno scaturire importanti iniziative per promuovere e sostenere lo sviluppo e la diffusione del digitale anche nell’ambito odontoiatrico. Il futuro è questo, stiamo andando verso una digitalizzazione che impone l’utilizzo di strumenti che devono essere sempre più resi disponibili in maniera economicamente sostenibile. E questo vale anche per il paziente che deve poter avere l’opportunità di accedere a queste tecnologie. La sfida è aperta, non c’è più possibilità di tornare indietro, qualunque cosa noi decidiamo di fare, le cose andranno in una direzione. C’è qualcosa che è molto più potente della nostra volontà e noi dobbiamo seguire questo flusso, ma ripeto, con consapevolezza.

Abbiamo parlato della situazione italiana. Quali sono i trend nel resto del mondo?
L’evoluzione della tecnologia digitale è strettamente legata all’età media della popolazione: dove essa è più giovane ci sono molte più opportunità di sviluppo. Per esempio la Cina è il paese più digitalizzato perché la popolazione cinese è quella che ha una maggiore rappresentatività di giovani. D’altra parte ci sono delle aree digitalizzazione. Ci sono dei paesi dove infatti internet non è utilizzabile. Questo naturalmente è un grosso limite che ha più una dimensione socio-politica che tecnologica e che quindi non rientra direttamente nelle nostre aree di competenza. Si parla tanto di globalizzazione, ma se essa non è sostenuta per esempio dalla digitalizzazione è una globalizzazione zoppicante.

Quale messaggio conclusivo per i nostri lettori?
Da oltre 20 anni mi occupo di tecnologie digitali, e in questo periodo ho avuto modo di osservare da vicino le modalità con le quali tutte le aziende hanno proposto alla professione il digitale. I risultati sono stati molto spesso deludenti e non hanno coinvolto i dentisti come invece sarebbe stato auspicabile. È dunque necessario studiare altre strategie che possano far avvicinare al digitale chi ancora ha delle difficoltà, dei dubbi o delle remore anche di tipo economico-finanziario. Occorre offrire a chi vuole apprendere queste tecnologie di potervi accedere in maniera semplice, sostenibile e facilmente trasferibile nella propria attività clinica. Una mission questa che è tangibile nel congresso della fondazione Castagnola, dove abbiamo tenuto un workshop in collaborazione con la SNUCone Italia nel quale abbiamo presentato il nostro progetto formativo, che ha come punto cardine la sostenibilità delle tecnologie digitali applicate alla pratica clinica di tutti i giorni. Abbiamo analizzato tutte le tecnologie digitali oggi disponibili con un occhio attento a tutte le loro continue evoluzioni individuando anche alcune non strettamente correlate al mondo del dentale ma di più ampio utilizzo nel mondo dell’industria per comprenderne tutte le potenzialità da trasferire in odontoiatria. Così facendo siamo oggi in grado di proporre soluzioni digitali efficaci, predicibili, semplici ed economicamente sostenibili. Ci auguriamo che questo possa contribuire significativamente a una loro rapida diffusione e un più ampio utilizzo da parte di tutti gli operatori del mondo odontoiatrico ai quali è rivolto anche uno specifico programma di formazione personalizzato.

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