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La cartella parodontale digitale

Luigi Rubino

Luigi Rubino

ven. 6 luglio 2018

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Valutare il rischio del paziente di sviluppare la malattia parodontale, oltre che ridurre il rischio di insorgenza e di progressione della malattia può avere un impatto significativo sul processo decisionale clinico.

Negli ultimi trent’anni la comprensione della patogenesi e dell’eziologia di tale patologia è cresciuta notevolmente. Numerosi studi hanno dimostrato che i fattori di rischio, pur con una notevole individualità, svolgono un ruolo determinante.

Valutare tempestivamente il rischio del paziente di sviluppare la parodontopatia può avere un impatto significativo sul processo decisionale clinico, per cui i fornitori di cure odontoiatriche sono tenuti ad identificare precocemente la malattia nonché a proporre l’adozione di misure di prevenzione atte a mantenere la salute orale. Il solo esame ispettivo del parodonto, come la ricerca di segni di flogosi (edema, arrossamento, etc.) o di recessioni può spesso ingannare. Ancora la sola presenza di batteri patogeni non è sufficiente a valutare la malattia.

È necessaria un’attenta analisi articolata su più livelli ed in particolare il sondaggio parodontale che nella pratica odontoiatrica facilita e aumenta l’accuratezza del processo di diagnosi, la formulazione del piano di trattamento, la prognosi e il follow-up della malattia.

Esso si effettua grazie all’uso di una sonda calibrata, descritta da Orban come «l’occhio dell’operatore al di sotto del margine gengivale», la quale viene inserita nel solco parallelamente all’asse lungo del dente e spinta con una forza di circa 25-30 grammi fino a raggiungere il fondo del solco o tasca. Le sonde sono progettate con estremità smusse o con punte sferiche per evitare di perforare l’epitelio giunzionale alla base del solco. Le tasche parodontali, le recessioni, la perdita di attacco, il sanguinamento, le forcazioni sono alcuni dei parametri più comuni da valutare ed il sondaggio consente di identificare i siti attivi e/o quelli a rischio.

Usi delle sonde parodontali
La parola sonda deriva dalla parola latina Probo, che significa “testare, provare, esaminare, collaudare, ispezionare, sperimentare”. Le sonde parodontali sono utilizzate oltre che per rilevare e misurare le tasche, per calcolare la perdita di attacco clinico, misurare le recessione gengivali, le dimensioni di eventuali lesioni intraorali, identificare anomalie dei denti e dei tessuti molli, individuare e misurare i coinvolgimenti delle forcazioni, determinare le relazioni mucogengivali e le tendenze emorragiche.

La raccolta dati e la compilazione della cartella deve essere aggiornata ad ogni visita in modo da poter seguire i progressi del paziente nell’igiene domiciliare, monitorare la progressione della malattia e il progredire delle terapie. Tuttavia, la registrazione di tutte queste informazioni spesso impegna due operatori a cui oltre al tempo è richiesta esperienza e l’uso di moduli adeguatamente progettati che consentano la memorizzazione e la successiva consultazione dei dati clinici. Inoltre il sondaggio parodontale comporta delle difficoltà. Vari fattori, come la dimensione e la precisione della punta della sonda, l’angolo di inserimento, la pressione di sondaggio oltre che il grado di infiammazione nei tessuti parodontali sottostanti, influenzano la sensibilità e la riproducibilità delle misurazioni.

Gli errori di lettura possono inoltre derivare da:

  • Fattori naturali, come l’interferenza di qualcosa sulla superficie del dente o della radice, come la presenza di tartaro, restauri o corone debordanti in sede sub-gengivale;
  • Errori dell’operatore, come l’angolazione errata della sonda, la quantità di pressione applicata, la lettura o il calcolo errato della perdita di attacco o la registrazione imprecisa dei dati.

La tradizionale cartella cartacea presenta dei grossi limiti oggi ridotti dallo sviluppo di più rapide ed efficienti metodiche di acquisizione digitale. La transizione dai registri cartacei alle cartelle cliniche elettroniche implica però il superamento di numerose barriere tecnologiche, operative, ma soprattutto psicologiche che impediscono a molti dentisti di adottare le cartelle elettroniche. Registrare su carta è sempre stato un compito gravoso che richiede una seconda persona, una quantità eccessiva di tempo e molta attenzione e tutti questi sforzi, rendono disponibile un grafico di non facile consultazione, che ha un valore motivazionale molto limitato.

I progressi nel campo del sondaggio parodontale hanno portato allo sviluppo di sonde che possono aiutare a ridurre gli errori dell’operatore. Sono oggi disponibili sonde elettroniche che registrano automaticamente le profondità della tasca in modalità computerizzata oltre che metodiche di scrittura mediante dettatura vocale.

Circa quest’ultime, diverse software house hanno recentemente introdotto nei loro programmi gestionali specifici software a comando vocale che hanno notevolmente facilitato la raccolta dati. Questi software sono pienamente compatibili con i sistemi informatici attuali e generalmente non necessitano di upgrade hardware. Essi inoltre eliminano la necessità del coinvolgimento di un secondo operatore e consentono la registrazione dei dati senza alcun intervento manuale, garantendo così una drastica riduzione dei costi oltre che il pericolo di contaminazione crociata.

I programmi di riconoscimento vocale computerizzati consentono di inserire i dati nella cartella del paziente in modo molto efficiente. I dati informatizzati, possono essere visualizzati in diversi formati (numerico, istogramma, etc.) e sono fruibili in modo organizzato, chiaro, dettagliato e senza abbreviazioni; le informazioni possono essere visualizzate, colorate, sovrapposte alle precedenti, inoltrate e più efficacemente utilizzate a scopo educazionale.


Tutto ciò è reso possibile dall’uso di un microfono e dal feed-back audio che si riceve in cuffia. Il software consente infatti la ripetizione audio dei numeri che ha interpretato e che sta per scrivere rendendo possibile il controllo simultaneo dei dati che si sta per archiviare senza distogliere continuamente lo sguardo per guardare lo schermo.

La recente introduzione sul mercato di particolari schermi oled integrati in appositi occhiali, ovvero gli SVG Smart View Glasses di D.T.U. srl, capaci di riprodurre in modalità wireless il desktop in totale assenza di latenza, ne ottimizza ulteriormente l’uso e l’impatto mediatico.

Gli SVG, pensati ed ottimizzati inizialmente per l’impronta digitale, danno all’operatore un formidabile aiuto: consentono infatti la visualizzazione simultanea del campo operatorio e del desktop, garantendo così un’ulteriore riduzione dei tempi di esecuzione. In questo caso non è più necessario il feed-back audio, dato che in tempo reale l’operatore può controllare l’attendibilità del processo di trascrizione, rendendo finalmente rapida e fruibile la compilazione della cartella parodontale, la cui macchinosità ne ha spesso ostacolato la diffusione.

 

L’autore approfondirà l’argomento durante il II Congresso Management dello Studio e della professione odontoiatrica: L’IMMAGINE | L’ORGANIZZAZIONE | LA CLINICA EFFICACE nella relazione di sabato 22 settembre, ore 9.45-11. Scarica QUI la brochure provvisoria.

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