Il trapianto di faccia è probabilmente uno dei più spettacolari risultati chirurgici del millennio, ma allo stesso tempo uno dei più dibattuti. Quali sono i casi che richiedono un intervento così difficile e potenzialmente rischioso? Quali altre tecniche sono disponibili in campo orale e maxillofacciale e come possono essere migliorati i risultati degli interventi alla luce delle nuove tecnologie mediche? Dental Tribune ha avuto l’opportunità di discutere questi argomenti con il Professor Gerd Gehrke, vice presidente della Deutsche Gesellschaft für Mund-, Kiefer- und Gesichtschirurgie (DGMKG), la società tedesca di chirurgia orale e maxillofacciale.
Gehrke, capo del dipartimento di chirurgia orale e maxillo-facciale presso l’ospedale Diakovere Henriettenstift di Hanover, ha molti anni di esperienza nella chirurgia ricostruttiva facciale e nelle microchirurgia. Ferite severe ed estese che necessitano procedure ricostruttive complesse sono rare nella sua routine medica. «Il numero di incidenti stradali, sul lavoro o casalinghi, in Germania, sono grandemente diminuiti negli scorsi decenni» ha spiegato.
Chirurgia facciale ricostruttiva dopo una rimozione tumorale
Tuttavia nel campo della chirurgia tumorale le procedure ricostruttive giocano un ruolo importante anche se la rimozione del tumore interessa di solito una sola parte del viso. «Un paziente con un tumore alla cavità orale presenta un problema limitato alla parte inferiore della bocca» ha detto Gehrke. Il danno locale può essere trattato in modo efficace con procedure di chirurgia orale e maxillo-facciale. «La parte della mandibola colpita può essere ricostruita con un trapianto autogeno del perone. Grazie alla tecnologia 3D è possibile stampare un modello tridimensionale e piastre di ricostruzione che facilitano la resezione del perone e l’immediata ricostruzione della mandibola» ha spiegato il professor Gehrke. «I difetti dei tessuti molli posso essere trattati con trapianti di tessuto, per esempio dall’avambraccio del paziente» ha aggiunto. «Queste tecniche sono ormai largamente usate e portano buoni risultati senza i potenziali rischi del trapianto facciale».
30 trapianti facciali dal 2015 a oggi
A oggi sono stati portati a termine più di 30 trapianti facciali in Francia, Turchia, Stai Uniti, Spagna, Polonia e Cina. Il primo trapianto parziale, che includeva anche la bocca, il naso e il mento, è stato condotto su un paziente francese ferito dal proprio cane dopo aver preso dei sonniferi nel 2005. Il primo trapianto completo, che includeva tutti i tessuti molli, gli zigomi, il naso, le mandibole e i denti del donatore, è stato condotto da un chirurgo spagnolo nel 2010 su un paziente che aveva subito serie ferite da arma da fuoco. La maggior parte dei trapianti citati hanno avuto successo, tuttavia tre pazienti sono deceduti tempo dopo l’intervento.
Rischi di immunosoppressione
Un trapianto facciale, come altri allotrapianti, porta con sé il rischio di rigetto. «I pazienti che hanno subito un trapianto devono prendere immunosoppressori per tutta la vita. Questo è uno dei più grandi svantaggi dei trapianti facciali: l’uso di immunosoppressori nel lungo periodo comporta rischi» ha detto Gehrke. «Può aumentare i rischi di cancro, infezioni e danni ai reni. Sono piuttosto critico riguardo a questi rischi se il paziente non è in una situazione in cui rischia la vita, a differenza di chi subisce trapianti di organi. La domanda è se questa posizione sia valida per tutti i casi».
Molti dei pazienti che hanno ricevuto un trapianto facciale avevano subito lesioni estese tanto da avere il volto sfigurato, come ferite da arma da fuoco, morsi o bruciature. Inoltre, molti casi di neurofibromatosi hanno richiesto un trapianto del volto dopo la rimozione del tumore. In generale, questi trapianti includono i tessuti molli della faccia, muscoli e nervi e, in rari casi, parti della struttura ossea.
Guarigione dell’espressione facciale e della percezione sensoriale
«La difficoltà maggiore è connettere i nervi della nuova faccia con quelli del paziente per raggiungere una funzione motoria e una percezione sensoriale soddisfacenti», ha affermato Gehrke. «In molti trapianti la muscolatura facciale può essere restaurata solo parzialmente». Un esempio è quello di Richard Lee Norris che ha ricevuto un trapianto completo del volto nel 2012 dopo una ferita da arma da fuoco subita quindici anni prima. Il paziente ha riacquistato l’80% della funzionalità motoria della parte destra del viso, ma soltanto il 40% di quella sinistra, secondo i resoconti scientifici. «Si tratta di una perdita sostanziale che significa asimmetria del volto e può complicare l’espressione verbale» ha aggiunto il professor Gehrke.
«Sappiamo dalla chirurgia ricostruttiva facciale che la percezione sensoriale che può essere riacquistata è nell’ordine del 70%, e comunque si lavora solo su una parte del viso alla volta. Ragionare sull’intero volto significa uno sforzo chirurgico enorme» ha spiegato il chirurgo. La maggior parte dei trapianti condotti fino a oggi hanno avuto una durata dalle 20 alle 30 ore occupando diverse équipe mediche. «Quando un intervento dura così tanto, il rischio aumenta. Già dopo quattro ore il rischio di trombosi è alto» ha affermato Gehrke.
Nuovi sviluppi e tecnologie
Il professor Gehrke e i colleghi al DGMKG sono convinti che il trapianto facciale è destinato a rimanere un’eccezione in futuro. Una ragione è che altre tecniche e tecnologia progrediscono costantemente: modelli tridimensionali, materiali bio-riassorbibili per le osteosintesi, impalcature di seta che facilitano la formazione dell’osso. Tutti questi nuovi sviluppi semplificano il lavoro del chirurgo e migliorano i risultati degli interventi.
Il DGMKG ha presentato i risultati delle ultime ricerche in questo campo all’annuale conferenza stampa del 2 giugno che si è tenuta ad Amburgo. Tra le novità più promettenti, gli impianti anti-corrosione in lega di magnesio biocompatibili. Questi impianti bioriassorbibili potranno essere utilizzati nella chirurgia orale e maxillo-facciale in futuro, ha spiegato Gehrke. Si deteriorano e sono gradualmente rimpiazzati dall’osso del paziente. «Una volta che queste innovazioni saranno all’ordine del giorno – cioè fra otto/dieci anni – sia le ricostruzioni che usano trapianti autogeni e gli interventi per rimuovere le piastre di ricostruzione diventeranno obsoleti», ha dichiarato.
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