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Innesti ossei di idrossiapatite prodotti tramite CAD/CAM in difetti ossei intraorali. Revisione sistematica della letteratura

Innesto osseo di idrossiapatite costruito mediante sistema CAD/CAM.
U. Garagiola, G. Bassi, R. Roncucci, M. Bacchini, R. Soldo, S. De Nardi

U. Garagiola, G. Bassi, R. Roncucci, M. Bacchini, R. Soldo, S. De Nardi

mer. 14 gennaio 2015

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Gli innesti ossei sono una procedura chirurgica che permette di ristabilire un volume osseo adeguato prima di una terapia implantare, utilizzando materiali di riempimento provenienti dal paziente stesso, oppure sostituti artificiali, sintetici o naturali. L’osso è un tessuto metabolicamente attivo, capace di adattare la sua struttura agli stimoli meccanici e di riparare le strutture danneggiate attraverso il processo di rimodellamento.

Tuttavia, difetti ossei estesi o una scarsa guarigione ossea richiedono procedure di rigenerazione ossea. La neoformazione dell’osso attraverso gli innesti è caratterizzata da tre tipi di crescita ossea: osteogenesi, osteoinduzione e osteoconduzione. L’osteogenesi avviene quando gli osteoblasti vitali originano direttamente dal materiale da innesto e contribuiscono alla crescita di nuovo tessuto osseo. L’osteoinduzione induce la differenziazione di cellule staminali totipotenti in osteoblasti, per iniziare la formazione di nuovo osso. L’osteoconduzione si verifica invece quando il materiale da innesto funge da scaffold per guidare la crescita dei precursori degli osteoblasti dentro il difetto. Gli osteoblasti al margine del difetto osseo sfruttano il materiale da innesto come impalcatura per generare nuovo tessuto osseo. Un materiale da innesto è osteoconduttivo e osteoinduttivo poiché servirà non solo come impalcatura per gli osteoblasti preesistenti, ma anche per innescare la formazione di nuovi osteoblasti, dunque, teoricamente, promuove una più veloce integrazione dell'innesto. Vi sono numerose procedure utilizzate nella rigenerazione ossea guidata. Una delle metodiche più comuni implica il prelievo e l’impianto di materiale da innesto autogeno, prelevato dal paziente stesso. Tuttavia, questa è una procedura dispendiosa, che richiede l’ospedalizzazione per il potenziale rischio di morbilità del sito donatore. Altri tipi di innesto utilizzabili per il mascellare superiore e la mandibola sono quelli omologo, eterologo e alloplastico. I materiali da innesto autogeni sono gli unici ad avere caratteristiche osteoinduttive; sfortunatamente, però, presentano alcuni svantaggi, tra i quali il riassorbimento non calcolabile, la morbilità del sito donatore e la limitata disponibilità, che hanno indotto la ricerca a nuove e differenti soluzioni.

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