È sempre più attuale e dibattuta dalla comunità scientifica la sostituzione di elementi in zona estetica con impianti post-estrattivi1,2, in particolar modo con carico immediato, a causa degli inestetismi che si possono creare soprattutto nella zona vestibolare. Dopo l’estrazione, infatti, si perde la componente vascolare del legamento parodontale che irrora le pareti ossee alveolari, con conseguente riassorbimento dell’alveolo stesso.
Lindhe e Araujo3 hanno dimostrato che i cambiamenti subiti dall’osso dopo un’estrazione sono per lo più a carico della corticale vestibolare; quest’ultima va dunque incontro a un maggior riassorbimento rispetto alla porzione palatina3. Per ottenere un risultato estetico ottimale e duraturo nel tempo è consigliabile l’utilizzo di monconi in zirconio con relativo posizionamento nella porzione più palatale dell’alveolo post-estrattivo. Rimane per altro fondamentale mantenere le corticali alveolari intatte dopo l’estrazione, in quanto la loro assenza, sopratutto della corticale vestibolare, è da considerarsi la principale responsabile degli inestetismi che si possono creare nel restauro definitivo (recessioni gengivali).
Caso clinico
Un paziente di anni 45, sano, non fumatore, si rivolge presso la nostra struttura per un problema di natura estetica (Figg. 1, 2). L’elemento 1.2 riabilitato in precedenza, appare clinicamente non recuperabile (Figg. 3a, 3b). Viene prescritta una CBCT (Figg. 4a, 4b) per valutare la situazione ossea e dopo averla visionata si opta per un impianto post-estrattivo con carico immediato, non funzionale3-5. Si prescrive terapia antibiotica (amoxicillina con acido clavulanico una compressa ogni 12 ore e fermenti lattici) da due giorni prima dell’intervento e disinfezioni del cavo orale con clorexidina diclugonato allo 0,12% due volte al giorno.
Dopo l’anestesia locale, si procede all’estrazione atraumatica dell’elemento, prestando particolare attenzione alla conservazione della corticale vestibolare (Fig. 5), condicio sine qua non per cui l’impianto non può essere inserito e deve essere rimandato. Si opta per un’estrazione con tecnica piezoelettrica (Surgybone, Silfradent, Italia), utilizzando un apposito inserto come sindesmotomo per lussare l’elemento dentale senza compromettere la corticale ossea.
Dopo avere verificato l’integrità della corticale vestibolare6, si procede con l’inserimento più palatale dell’impianto (SPI, Alpha-Bio Tec, Israele) (Fig. 6) e nella stessa seduta si rileva l’impronta con tecnica a cucchiaio chiuso per realizzare un provvisorio avvitato immediato (Figg. 7, 8, 9). Dopo circa due ore si procede alla consegna del manufatto, opportunamente scaricato dai contatti sia in centrica che in eccentrica (Figg. 10, 11) per evitare microtraumi che potrebbero inficiare l’osteointegrazione. Il paziente viene dimesso con la seguente terapia farmacologica: antiinfiammatorio al bisogno, antibiotico per ulteriori quattro giorni (una compressa ogni 12 ore in associazione ai fermenti lattici una volta al giorno) e disinfezioni del cavo orale con clorexidina diclugonato 0,12% due volte al giorno.
A guarigione e maturazione avvenuta (3 mesi dopo il posizionamento dell’impianto) (Figg. 12, 13) si procede alla realizzazione della corona definitiva utilizzando come tecnica di impronta quella del transfer personalizzato proposta da Tarnow7 (Figg. 14, 15), che permette un corretto trasferimento al tecnico dell’architettura gengivale creata dal provvisorio (Figg. 16, 17). In particolare, utilizzando il provvisorio, si crea un transfer personalizzato, che ricalca esattamente il profilo di emergenza creato in precedenza per condizionare la guarigione dei tessuti. Viene così realizzata l’impronta con porta impronte individuale, ribasato con polivinilsilossano di tipo light (Figg. 18-20). Vista la valenza estetica dell’elemento da sostituire, viene scelto un moncone in zirconio8 (Alpha-Bio Tec, Israele) (Fig. 21) e una corona in disilicato di litio (Figg. 22, 23), che garantiscono una miglior traslucenza, evitando fastidiosi inestetismi che potrebbero comprometterne il buon risultato (Fig. 24).
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Conclusioni
Le riabilitazioni in zona estetica rappresentano una sfida per il professionista. Un ruolo fondamentale per il raggiungimento di risultati ottimali è giocato dall’architettura dei tessuti molli adiacenti alle strutture protesiche, che è anche indice di salute delle strutture ossee residue. Alla luce di quanto esposto risulta fondamentale un protocollo operativo che aiuti il clinico a semplificare questo tipo di procedure.
In primis, occorre effettuare un’adeguata diagnosi: grazie alle tecnologie attuali, diventa intuitivo pianificare il caso tramite una CBCT, valutando correttamente le architetture ossee che potrebbero residuare dopo l’estrazione (questo permette di capire se il posizionamento dell’impianto deve essere differito o meno).
La tecnica estrattiva deve essere la più delicata possibile ai fini della preservazione dell’alveolo: a tale scopo il bisturi piezoelettrico è sicuramente di grande ausilio. Sfruttando quanto dimostrato da Lindhe e Arujo3, appare utile un posizionamento più palatale dell’impianto per preservare la corticale vestibolare e un posizionamento sottocrestale di circa 1 mm per prevenire il riassorbimento osseo dell’alveolo.
Diventa quindi fondamentale potere trasmettere al tecnico la corretta architettura dei tessuti molli: appare evidente come la tecnica proposta da Tarnow faciliti il compito dell’operatore, e quanto sia utile adottarla quando la riabilitazione interessa la zona estetica. Risulta altrettanto evidente come, in presenza di un biotipo gengivale sottile, l’utilizzo dei monconi in titanio aumenterebbe il rischio di fare trasparire il grigio dell’abutment compromettendo inevitabilmente il risultato estetico finale. In tali situazioni, e comunque nei casi dove il raggiungimento del risultato estetico è predominante, l’utilizzo di strutture metalfree semplifica indubbiamente il lavoro del professionista nel raggiungimento dell’obiettivo insito nelle aspettative del paziente.
Concludendo, possiamo quindi affermare che i monconi in zirconio, grazie alla loro totale biocompatibilità e alla struttura bianca con “alto valore” capace di rendere i fenomeni che coinvolgono la trasmissione della luce molto simili a quelli che coinvolgono il dente naturale, riescono a contenere ai massimi livelli gli inestetismi solitamente mal tollerati dai pazienti.
Bibliografia
1. Peñarrocha M, Uribe R, Balaguer J. Immediate implants after extraction. A review of the current situation. Med Oral. 2004 May-Jul;9(3):234-42. Review.
2. Tarnow DP, Chu SJ, et alii. Flapless postextraction socket implant placement in the esthetic zone: part 1. The effect of bone grafting and/or provisional restoration on facial-palatal ridge dimensional change-a retrospective cohort study. Int J Periodontics Restorative Dent. 2014 May-Jun;34(3):323-31.
3. Araújo MG, Lindhe J. Dimensional ridge alterations following tooth extraction. An experimental study in the dog. J Clin Periodontol. 2005 Feb;32(2):212-8.
4. Greenstein G, Cavallaro J, Tarnow D. When to save or extract a tooth in the esthetic zone: a commentary. Compend Contin Educ Dent. 2008 Apr;29(3):136-45; quiz 146, 158. Review.
5. Hämmerle CH. Success and failure of fixed bridgework. Periodontol 2000. 1994 Feb;4:41-51.
6. Elian N, Cho SC, Froum S, Smith RB, Tarnow DP. A simplified socket classification and repair technique.Pract Proced Aesthet Dent. 2007 Mar;19(2):99-104.
7. Elian N, Tabourian G, Jalbout ZN, Classi A, Cho SC, Froum S, Tarnow DP. Accurate transfer of peri-implant soft tissue emergence profile from the provisional crown to the final prosthesis using an emergence profile cast. J Esthet Restor Dent. 2007;19(6):306-1.
8. Gomes A, Montero. Zirconia implant abutments: a review. Med Oral Patol Chir Bucal 2011; 16(1): 50-55.
L'articolo è stato pubblicato su Implants Italian Edition, gennaio 2015.
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Introduzione
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