Birmingham (USA). Viene solitamente raccomandato di sottoporre i bambini a una visita odontoiatrica dai 6 mesi in poi ma non esiste prova sufficiente che ne conseguano risultati migliori o che i pediatri possano provarne l’utilità.
Una ricerca condotta dall’Università dell’Alabama presso la Birmingham School of Public Health ha analizzato, infatti, se una cura preventiva incida veramente sulle cure correlate alla carie e se sia importante la figura di chi vi provvede. Si è scoperto che i bambini sottoposti a visita preventiva dal dentista erano in realtà più soggetti a successive cure dei denti, compreso quelle per la carie e a spendere di più rispetto a quelli non sottoposti a trattamenti preventivi.
Lo studio ha esaminato 19.658 bambini tra gli 0 e i 3 anni, in famiglie a basso reddito, di cui quasi il 26 per cento ha ricevuto un trattamento preventivo, prima del compimento dei due anni da un dentista infantile o da un pediatra, mentre il resto non l’ha fatto. I dati sono stati registrati dall'Agenzia Alabama Medicaid e resi disponibili per utilizzo demografico e sanitario.
Dai risultati emerge che non c’è correlazione tra un trattamento preventivo precoce e la riduzione del rischio di carie. A confronto con i bambini non sottoposti alla prevenzione, quelli che avevano affrontato un trattamento preventivo da un dentista, sarebbero stati sottoposti più spesso alla cura contro la carie (20,6% vs 11,3%), a visite più frequenti e quindi a una maggior spesa.
L’essersi sottoposti a un trattamento preventivo da un odontoiatra è stato collegato infatti a un maggior numero di cure correlate alla carie e a spese. Tale correlazione non è stata dimostrata per le cure preventive effettuate da un pediatra. «La ricerca dimostra che occorre un’attenta valutazione della scientificità su cui si basano le raccomandazioni cliniche – dice Justin Blackburn, “assistant professor” presso la School of Public Health –».
«Al di là dei dati, per chiarire i veri effetti dei trattamenti preventivi possono essere necessarie ulteriori ricerche presso altre popolazioni» concludono gli autori della ricerca, la quale tuttavia non fornisce informazioni su comportamenti tipo lo spazzolamento o altri pratiche relative alla prevenzione dentale.
Intitolato “Outcomes associated with early preventive dental care among Medicaid-enrolled children in Alabama” lo studio è stato pubblicato online il 27 febbraio nel JAMA Pediatrics journal.
Proponiamo un commento del dott. Giuseppe Marzo
Ci vogliono specialisti esperti per programmi di prevenzione validi
Alle volte le analisi statistiche prive di una corretta interpretazione dei dati non forniscono le risposte giuste. Nell’articolo recentemente pubblicato su JAMA Pediatrics, gli Autori hanno analizzato la differenza tra numero di trattamenti e relativi costi annui in una popolazione di circa 19.000 bambini coperti da un’assicurazione medica, riscontrando che, se erano visitati da dentisti piuttosto che da pediatri, era più frequente la successiva necessità di ulteriori visite e cure nonostante l’incidenza di carie nei due gruppi fosse sovrapponibile.
La conclusione che se ne deve trarre in realtà è che, com’è logico, solo i bambini visitati da specialisti esperti possono essere seguiti correttamente in un programma di prevenzione di base e poi secondaria (cure intercettive). Se la visita di prevenzione viene fatta da personale non specialistico può servire solo a sensibilizzare i genitori ma certamente non a intercettare patologie in fase iniziale e di difficile diagnosi.
È evidente che la prevenzione e le necessarie cure intercettive hanno un costo non trascurabile ma è altrettanto chiaro che sono costi ampiamente ripagati dall’evitar di incorrere in maggiori oneri futuri per cure più complesse o per le complicazioni che si possono generare negli anni. Il costo economico di terapie di prevenzione primaria o secondaria è sempre minore, infatti, del costo biologico delle eventuali complicazioni.
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