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Buffalo, NY, USA – Alla fine dello scorso anno, i ricercatori dell’Università della Buffalo School of Dental Medicine hanno annunciato di aver ricevuto un contributo di 239.000 dollari dal National Institute of Dental and Craniofacial Research per studiare i meccanismi dello Streptococcus gordonii. Il batterio fa normalmente parte del microbioma orale. Tuttavia, si sospetta che questo batterio, una volta entrato nel flusso sanguigno attraverso il sanguinamento delle gengive, possa causare coaguli di sangue e innescare l’endocardite, che è una grave malattia molto pericolosa.
La ricerca sarà condotta da un team di laboratorio guidato dal dott. Jason Kay, assistant professor presso il dipartimento di Biologia orale, specializzato nello studio dei fagociti, cellule in grado di ingerire, e a volte digerire, particelle estranee, quali ad esempio i batteri.
«I nostri globuli bianchi hanno a disposizione un certo numero di strategie per distruggere i microbi invasori, ma in qualche modo questo batterio riesce a sfuggire alle nostre difese e a volte sopravvive all’interno delle stesse cellule destinate a ucciderlo. Non siamo ancora riusciti a comprendere in che modo ciò si verifichi», ha dichiarato Kay. «Quando riusciremo a comprende il meccanismo che ne consente la sopravvivenza, riusciremo a sviluppare trattamenti che impediscono a batteri normalmente inoffensivi di divenire dannosi».
Il gruppo di lavoro del dott. Kay ipotizza che S. gordonii sopravvive all’interno dei fagociti, e resiste quindi ai meccanismi di uccisione di una cellula, in parte a causa di alcune predisposizioni genetiche. Pertanto, lo studio avrà lo scopo di identificare i geni che possono aumentare la sopravvivenza dei batteri all’interno dei globuli bianchi del sangue, e lo farà disattivando geni specifici all’interno dei microbi e monitorando le interazioni.
I ricercatori esamineranno, inoltre, se i fagociti vengono modificati o danneggiati durante il processo di uccisione e in che modo il processo di maturazione dei globuli bianchi influenza la capacità di distruggere i batteri.
Comprendere queste interazioni aiuterà i medici a prevenire meglio una delle cause dell’endocardite infettiva e porterà, infine, a nuovi trattamenti per la malattia.
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